Storie di Orgoglio Astigiano - 12 luglio 2025, 12:25

Storie di Orgoglio Astigiano. Kelvin, dalla Nigeria ad Asti, con la poesia in tasca: "Sogno di vivere di scrittura. In Africa coi risparmi compravo libri per continuare a studiare da solo"

25 anni, vive ad Asti dal 2021. La sua raccolta di poesie, "Sguardo su un'insolita realtà", racconta la sofferenza da migrante. Dai morti nel deserto al Mediterraneo sul "lapa lapa", senz'acqua

Kelvin

Per accompagnarti nella lettura di questa intervista ti consiglio la canzone Mwenyewe, di Harmonize, contenuta nella playlist "Orgoglio Astigiano" su Spotify

Per scrivere di Kelvin Osunde ascolto le canzoni che cantavo mentre ero in Africa, qualche mese fa. 

Kelvin è un giovane ragazzo nigeriano accolto nel 2021 ad Asti attraverso il progetto SAI con il Piam. Lo incontro insieme a Samuele, educatore al Piam con cui, in questi anni, Kelvin ha avuto modo di instaurare un bel rapporto di amicizia, che continua ancora oggi, nonostante viva autonomamente. 

Introverso e sensibile, Kelvin si esprime un po' in italiano e un po' in inglese, ma soprattutto lo fa con gli occhi. 

Gli occhi di chi le atrocità non solo le ha viste, ma le ha anche vissute, senza protezioni. 

Gli occhi di chi ha saputo trasformare in oro quelle ferite sanguinanti, di chi ha saputo tradurre il dolore in fluida poesia. Nel novembre 2024 ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie bilingue, "A glimpse into an unusual reality" (Sguardo su un'insolita realtà), in cui dà libero sfogo a una sofferenza irrealmente reale. 

Kelvin, quali sono le tue origini?

Arrivo dalla Nigeria, in cui sono nato nel 2000. La mia è una famiglia poligamica: da parte di mamma ci sono otto figli e da parte di papà quattro. 

Hai avuto problemi quando vivevi in Nigeria?

Sono timido, riflessivo e insicuro e questo sicuramente non mi ha aiutato. E poi nel mio paese ci sono molti problemi in generale: non c’è elettricità continua, non ci sono strade e la scuola pubblica non è buona. Mancano persino le sedie. Molti miei connazionali non riescono a integrarsi nella società, proprio perché l'Africa fa fatica a dare gli strumenti educativi giusti per l'integrazione. Tante persone non sanno leggere e scrivere e arrivano da famiglie poverissime. Penso che questo renda la vita difficile: gente che si ammazza per strada senza motivo. Non c'è cultura sociale e non sai se arriverai senza graffi a fine giornata. 

Un altro grande problema in Nigeria è la sanità. Il Lunacy Act del 1958 che normava la questione psichiatrica sanciva persino la detenzione giudiziaria per una persona affetta da patologia psichiatrica. Ebbene, questo testo è stato abolito solo nel 2023. L'altro ieri, insomma. A Benin City c'è un ospedale psichiatrico, ma le cure dedicate sono a pagamento. In Nigeria le patologie psichiatriche vengono spesso trattate attraverso la mortificazione del corpo, in modo da renderlo inospitale per lo spirito che si pensa che se ne sia impossessato. E quindi, se hai qualche problematica in questo senso, ti mettono al buio in una casa senza finestre e gettano la chiave o, magari, ti incatenano a un palo sotto al sole cocente, o ancora ti tolgono cibo e acqua, per poi procurarti ferite con fruste o lame. 

Queste e altre circostanze spingono Kelvin a emigrare. 

Quando e come arrivi in Italia? 

Lascio la Nigeria a 20 anni. Era il 2020. Attraverso il Niger, con l'obiettivo di arrivare in Libia. Io e altri connazionali attraversiamo il deserto a bordo di un camion. La traversata nel deserto dura un mese e una settimana. 

Potresti non comprendere il valore di un luogo vivo, finché non entri nel deserto 

Cosa ricordi del deserto?

Le persone morivano di sete, perché non avevano abbastanza soldi per comprarsi una bottiglietta d'acqua. Oppure perché non riuscivano a risalire in tempo sul camion dopo aver fatto una pausa. O magari perché cadevano durante il viaggio. Potresti non comprendere il valore di un luogo vivo, finché non entri nel deserto. Questa è stata la mia esperienza. 

Una volta arrivato in Libia, cosa fai per vivere?

Con alcuni connazionali riusciamo a trovarci un lavoro in un autolavaggio, come fanno un po' tutti i migranti che arrivano in Libia. 

Gli autolavaggi in Libia sono così tanto diffusi?

Sì, in Libia gli arricchiti della guerra e della speculazione del petrolio si muovono con grossi suv e auto di lusso. Le vogliono perfettamente lavate e in ordine. 

Cosa ricordi della tua esperienza in Libia? 

Dormivo per terra, dentro il garage. E mangiavo scatolette. Non mi allontanavo mai da lì, se non per andare al supermercato a comprare le provviste. Ricordo che una notte era arrivato un camion con barili di benzina. Questi uomini ci avevano svegliati per obbligarci a scaricare le taniche. Al nostro primo rifiuto - perché sapevamo che fosse tutto illegale e rubato - hanno tirato fuori i kalashnikov e incominciato a sparare in aria, puntandoci poi le armi addosso. Avevamo dovuto accettare. 

Come riesci a scappare dalla Libia?

Grazie ad alcuni amici, che mi hanno dato i loro risparmi, riesco a imbarcarmi in direzione Italia. Salgo sul lapa lapa (il nome con il quale i migranti indicano il gommone, ndr), un piccolo gommone con a bordo 80 persone. 

Come va la traversata in mare verso Lampedusa? 

Dopo quattro giorni di viaggio il motore si rompe. E siamo alla deriva nel Mediterraneo. Per affrontare quel viaggio avevamo una bottiglietta da mezzo litro di acqua a testa e una brioche. Bevevamo l'acqua del mare dal secondo giorno di navigazione. Era l'unico modo per riuscire a sopravvivere. Poi, per fortuna, abbiamo incontrato una nave che batteva bandiera Maltese, che ci ha dato un motore nuovo, permettendoci di arrivare sulla spiaggia di Lampedusa dopo un giorno. In realtà ci aveva dato anche dell'acqua, ma eravamo così tanti su quel gommone, tutti assetati, che abbiamo iniziato ad agitarci, rischiando di ribaltarci. Così hanno smesso di distribuire l'acqua. Siamo arrivati a Lampedusa senza vittime. 

Come pacchi Amazon 

In Italia in quel periodo c'è l'epidemia del Covid. Cosa succede dopo il tuo arrivo a Lampedusa?

A Lampedusa mi fermo per il periodo di quarantena. E poi mi mandano in Toscana, a Bagni di Lucca. Resto lì per cinque mesi, poi vengo trasferito ad Asti, insieme a un altro ragazzo africano. 

Chiedo a Samuele se lo smistamento abbia un criterio o se queste persone vengono trasferite casualmente. 

Mi risponde: "Tutto casuale. Come pacchi Amazon". 

Come pacchi Amazon. Pacchi Amazon. Parole che mi richeggiano in loop. 

Kelvin, da quanto tempo vivi ad Asti e come vedi questa città? Ti piace? 

Asti è una città bellissima, che mi ha accolto dal 2021. La cosa che più mi piace è che non è un posto troppo affollato. Salgo sul bus e non c’è la folla. Le strade sono vivibili. Anche le persone mi piacciono. Non ho mai avuto brutte esperienze con gli astigiani, mi trovo benissimo qui. 

Come e quando è nata la tua passione per la scrittura, in particolare per la poesia? E cosa significa per te?

La scrittura è un modo per esprimere meglio me stesso. Anzi, è il modo migliore. In Nigeria abbiamo le scuole pubbliche, che però non danno la preparazione che possono fornire, per esempio, quelle private, in cui però solo i ricchi possono entrare. Io ho frequentato la scuola pubblica, perché la mia famiglia non poteva permettersi altro e i pochi docenti che c'erano non erano così preparati. A parte la mia insegnante di letteratura inglese, una donna appassionata di poesia, in particolare di Shakespeare. Avevo 14 anni quando mi sono avvicinato per la prima volta alla poesia ed è stato grazie a lei. 

Non hai mai abbandonato l'amore per la cultura, nemmeno quando hai dovuto lasciare la scuola...

Sì, quando è morto mio padre ho dovuto lasciare la scuola per andare a lavorare e mantenere la mia famiglia. Mi sono rimboccato le maniche e ho fatto il muratore in Nigeria. Con i risparmi mi compravo qualche libro ogni tanto. Per continuare ad alimentarmi di cultura, seppur da autodidatta. 

E il tuo autore preferito?

Lo scrittore nigeriano Chinua Achebe. Ho imparato molto leggendo i suoi scritti. 

Cosa sogni di fare da grande?

Vorrei avere la possibilità di scrivere altri libri. Esserne sempre nelle condizioni. Vorrei diventare uno scrittore e vivere di cultura. 

E stai lavorando a un altro libro? Cosa fai oltre a scrivere?

Sì, sto continuando a scrivere. Nel mio prossimo lavoro non ci saranno solo poesie, ma anche prose e brevi riflessioni. Scrivo solo quando sono ispirato. Durante la mia giornata ci sono momenti per la lettura e momenti per la scrittura. Vivo la cultura molto liberamente. Poi vado a scuola al Cpia per migliorare il mio italiano e frequentare i corsi di alfabetizzazione. Il prossimo anno inizierò il corso di terza media. Intanto cerco lavoro. Precedentemente ho lavorato come giardiniere ad Alessandria, poi ho fatto una stagione in vigna e un corso per magazzinieri.

Il ricordo più bello della tua vita?

Quando ho capito che la società non mi avrebbe aiutato. È stato quello il momento più bello della mia vita, perché lì mi sono rimboccato le maniche e ho agito da solo. Non sono più stato ad aspettare che arrivasse qualcosa dall’esterno. 

E quello più brutto?

Non me la sento di parlarne, ma riguarda il motivo che mi ha spinto ad andare via dalla Nigeria. 

Torneresti o tornerai in Africa?

Sì, ma non per restare. Vorrei tornare per rivedere i miei amici e la mia famiglia, ma poi ripartirei per l'Europa. 

Un consiglio a noi occidentali abituati ad avere tutto e, forse, a non saper più vedere il valore di niente?

Andate a fare dei viaggi in paesi sottosviluppati, in terre povere come l'Africa e osservate lo stile di vita delle persone che lì ci abitano per davvero. Tornerete nelle vostre case apprezzando più a fondo le opportunità che abbiamo in Europa.

Siate viaggiatori veraci e non turisti per sempre 

Con ordine. Kelvin, in una manciata di minuti, mi ha detto che il giorno più bello della sua vita è stato quello in cui ha capito che nessuno lo avrebbe aiutato e che avrebbe dovuto aiutarsi da solo. E poi che a noi occidentali farebbe bene viaggiare nei paesi sottosviluppati, per poi tornare nelle nostre case e capire davvero il valore di ciò che ci circonda. Sono affascinata dalla sua ruvida saggezza. Lo lascio finire e poi gli dico che ha ragione. Gli racconto che, tornata dall'Africa, non sono più la stessa. Meno male, forse? Viaggiare nelle terre estreme ti cambia mete e prospettive, ti modifica i pensieri, ti contamina l'emotività, fa ribollire il tuo sentire più profondo. Sta forse qui la differenza tra il turista per sempre e il viaggiatore verace. Bussate alle porte di altri mondi per entrare in punta di piedi, disposti a togliervi di dosso apparenti certezze per far spazio ad accogliere tutto ciò che è diverso. 

Hai altre passioni oltre la scrittura? 

Adoro cantare, rap, rock, un po' di tutto e... Mangiare le lasagne! 

Kelvin

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Orgoglio Astigiano è un progetto che vuole portare alla luce storie di vita e di talenti del territorio, che trova il suo spazio nella rubrica settimanale “Storie di Orgoglio Astigiano”, a cura della giornalista Elisabetta Testa.

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