Per accompagnarti nella lettura di questa intervista ti consiglio la canzone I had some help, di Post Malone, contenuta nella playlist "Orgoglio Astigiano" su Spotify
Un sabato sera di primavera, con gli amici del Magmax Massimo Tomalino e Francesca Busa, portiamo in scena a Villadeati lo spettacolo "I Curie. Una coppia brillante".
Faccio la voce narrante di uno spettacolo che, nella splendida cornice della chiesa di San Remigio, acquista un fascino che le parole non sono in grado di descrivere.
A fine serata torniamo all'auto e io inizio a pensare che sarebbe bello fare un esperimento. Parlare delle zone di confine e di come una comunità burocraticamente non astigiana, possa invece sentirsi tale.
Lo step successivo è incontrare Riccardo Sorisio, 44 anni, vicesindaco di Villadeati, davanti a un aperitivo. Gli chiedo di farsi portavoce di una terra che mi ha trasmesso tanto a prima vista e che ho bisogno non venga dimenticata.
Una zona di confine come la vostra come si sente? Alessandrina, astigiana, un mix?
Siamo in provincia di Alessandria, ma il nostro legame con Asti non si può negare. Io e tante altre persone abbiamo frequentato le scuole ad Asti, per esempio. Chi vive a Villadeati tende a frequentare Asti e/o Casale più che Alessandria, per una questione di vicinanza geografica. A parte alcuni giovani che frequentano oltre all’Università di Asti anche quella di Alessandria, ecco. La nostra anima parla anche astigiano. Siamo terra di mezzo, anche vicini alle province di Torino e Vercelli, ma non possiamo non sentirci un po' astigiani.
Anche perché, storicamente, astigiani avreste potuto esserlo...
Sì, esatto. Forse anche per questo sentiamo questo legame quasi viscerale con Asti. Poi, però, ai tempi avevamo molte cave di pietra e la provincia di Alessandria non ha voluto rinunciarvi. La collaborazione con Asti è rimasta viva negli anni. Attualmente, collaboriamo, tramite il progetto culturale "Germinale", anche con il territorio di Rinco, con cui abbiamo fatto la mostra d'arte contemporanea "9 km", ovvero la distanza che ci separa. E poi, la sinergia con la Provincia di Asti e i gli spettacoli con Chiara Buratti e l’amato Massimo Cotto, che non ha mai esitato ad aiutarci e a darci preziosi consigli. Ci ha insegnato a puntare sulla qualità dei nostri eventi, non preoccupandoci dei numeri.
Non avete mai pensato di chiedere di tornare a essere astigiani?
Negli anni questo argomento è stato oggetto di discussione, ma mai concretamente affrontato a livello amministrativo. Essere astigiani 'de facto', o non osserlo non cambia il legame con Asti, che va oltre questi aspetti. Di contro i rapporti e la vicinanza con la Provincia di Alessandria, seppur più amministrativa e di intenti che logistica, è sempre stata concreta. Asti, ovviamente, rappresenterebbe una comodità geografica oltre che la sentita coerenza rispetto al nostro comune sentire, ma a livello burocratico sarebbe un procedimento molto complesso.
Quanti abitanti conta Villadeati e com'è la fotografia dei giovani presenti in paese?
Contiamo 500 abitanti e abbiamo molti giovani sotto i 18 anni. Questo aspetto ci riempie di gioia, perché loro saranno il nostro futuro e un piccolo paese come Villadeati ha bisogno di questo. Il cortiletto della nostra chiesa (di San Remigio, ndr), per esempio, è completamente gestito da ragazzi, che arrivano anche da fuori per contribuire alla gestione di questo spazio. C'è un bel mix e ci piace ragionare con uno sguardo largo, con le lenti del Monferrato.
Mi fai l'assist del Monferrato. Come vedi questo territorio in termini di valorizzazione?
Il Monferrato è un posto bellissimo, con un paesaggio molto più selvatico e variegato, a differenza delle Langhe e dello spettacolo dei loro vigneti. Nelle Langhe, però, hanno fatto unione quando ai nostri occhi era ancora prematuro e questo ha permesso a quelle terre di andare avanti più velocemente. Il Monferrato è un po’ più lento, ma non è per forza una caratteristica negativa. Nei nostri paesi il turismo lento, quello dei piccoli numeri ma costanti, è il punto di forza, è ciò che fa apprezzare di più il territorio. Magari arrivano persone di Milano che si sono vissuto il paese, la realtà non caotica, il centro storico che è quello di sempre, con il contadino che torna a casa la sera alla stessa ora o con il cagnolino che passa per le strade. Tutto questo ci rende veri e unici. Il Monferrato ha grandi potenzialità e dovremmo smetterla di ragionare individualmente, ma lavorare a progetti culturali che inglobino i territori. Dovremmo imparare a pensare andando oltre le barriere, oltre i confini. Creare, ad esempio, un cartellone culturale unico. Nel nostro piccolo lo stiamo facendo con le associazioni del posto. Banalmente cerchiamo di rendere vivo un paese, con varie attività, senza però andarci a sovrapporre. Sarebbe bello ragionare così con tutti e con alcuni comuni, purtroppo, è ancora molto difficile. Cerchiamo di ragionare come Unione e il passo successivo sarebbe riuscire a farlo come Monferrato, facendo in modo che Asti e Alessandria si parlino. Sempre di più.
Pensi che la fatica a fare rete sia un problema di bandiere?
Noi siamo una lista civica e se c’è una visione simile possiamo ragionare con tutti. Il problema politico non si pone neanche, secondo me. È proprio una mentalità da abbattere, non è politica. Vorrei portare le mie conoscenze acquisite in questi anni di attività culturali anche in altri paesi, lo farei volentieri, proprio in nome di questo sistema che vogliamo creare. Oggi i giovani leggono poco, non riescono a guardarsi un film dall'inizio alla fine, davanti a un quadro restano indifferenti, ma portarli a teatro penso sia un'idea di crescita, di libertà.
Siamo noi, quelli di sempre
Sono così contenta di aver fatto questo esperimento. Perché quello che mi sta dicendo Riccardo è un ragionamento chiave. I nostri territori sono unici proprio perché di verace bellezza: siamo quelli dal fascino rozzo, quelli che vengono dalla strada e spesso se lo ricordano. Quelli di sempre, insomma, ma anche quelli in grado di cambiare. Col tempo e nel tempo. Sono ormai tre anni che provo a capire, attraverso questa rubrica, cosa sia l'astigianità. E ho capito che astigiano ti ci devi sentire. Checché ne dica la tua carta d'identità. Non è che perché ci sei nato, qui, allora sei per forza astigiano. E le terre che si sentono astigiane sono proprio come il contadino di cui parla Riccardo, che torna sul far della sera dopo una lunga giornata di lavoro nei campi e che, a piedi nel paese, ne riassapora tutta la fatica. Comunque sia trascorso il giorno, sai che lo troverai lì. E Asti, per me, è proprio così.
Cos'è Villadearti?
È il nostro festival di eventi culturali, nato quattro anni fa. Il nome VILLADEArTI nasce da un'idea di Luigi Antinucci, grande musicista e speaker radiofonico, che durante uno dei nostri incontri ha preso carta e penna e ha scritto di getto il nome del nostro festival. Diciamo che, in fondo, non abbiamo inventato nulla di trascendentale, ma abbiamo avuto il pregio di restare costanti. Non ci siamo mai arresi. E ora arrivano persone da Milano, Modena, Vercelli, Torino, Asti, Alessandria, Novara, Genova...
Alla fine dell'arcobaleno c'è un tesoro
Se dovessi dirmi la peculiarità di Villadeati, ciò che rende questo paese così affascinante?
Il fatto di non essere un paese di passaggio. Se vieni a Villadeati, allora vuol dire che lo hai scelto, perché altrimenti non ci capiti. Molti non sanno dove sia, ma quando lo scoprono ci tornano. E poi, a Villadeati fino agli anni Ottanta si veniva a prendere l’acqua, perché dicevano che la nostra fosse speciale. C’era un viavai pazzesco, la nostra acqua era un toccasana, Le acque che scorrono nel sottosuolo di Villadeati sono ricche di elementi oligominerali e, anche per questo motivo, sono molte le fontane sparse per tutto il territorio del comune, dalle quali possono riaffiorare. E infatti siamo anche “il paese delle fontane”. Insomma, a Villadeati ci devi andare e quindi dai a questo paese tutte le attenzioni che merita. La nostra chiesa, poi, è un posto che ti mette a tuo agio: al suo interno le persone si raccontano. È un luogo calmo, di aggregazione, che abbraccia tutti. Alla fine dell’arcobaleno c’è un tesoro, e Villadeati sta lì, in un posto magico che ti devi andare a cercare. Sono innamorato di questa terra e a volte mi ci abbraccio un po’ troppo forte: la sento così mia. Ed è lo stesso sentimento che prova il sindaco, Angelo Ferro, con cui ho un rapporto vero e fraterno.
Un consiglio ai giovani?
Conoscere la storia del loro paese, capire dove vivono e cosa c’è stato prima di loro. Villadeati ha una storia importante: è sempre stata terra di confine tra il Ducato di Mantova e quello di Savoia, ha vissuto molti conflitti. Il peggiore è stato l’eccidio del 1944, quando il nostro parroco si è offerto per evitare la carneficina, ma i tedeschi hanno ucciso lui e tanti altri. A Villadeati abbiamo avuto persone che si sono offerte per il bene comune. In tempi più recenti, durante il Covid, abbiamo avuto tanti volontari che badavano telefonicamente ad anziani che sapevamo essere soli in casa. Abbiamo fatto delle mascherine artigianali per un intero paese, grazie a una famiglia residente qui che lavora i tessuti. Insomma, Villadeati nel momento difficile fa comunità e lo insegna la sua storia. Ci siamo sentiti orgogliosi di questo. È stato bello ed è bello vedere un paese unito. Per cui, tornando ai giovani, siate curiosi e leggete tanto, anche della storia del vostro paese. Quando si legge si parte dalle proprie corde, ma ogni libro ti porta a un altro e se inizi questo percorso leggerai poi cose che non pensavi di avere tra le mani. Conoscere la storia del proprio paese te ne farà innamorare. Quando hai tanti punti di vista, sei in cima, allora lì forse conoscerai davvero te stesso. Partite dalle origini e, da lì, saranno poi i libri a condurvi.
Alla fine dell'arcobaleno.