Un Occhio sul Mondo - 23 agosto 2025, 09:00

La sicurezza dell'Europa non passa dall'Ucraina

Il punto di vista di Marcello Bellacicco

Il karma che ormai viene somministrato, pressoché quotidianamente, ai Cittadini europei dai loro leaders, sia nazionali che comunitari, ormai in evidentissima difficoltà nella gestione della questione ucraina, è quello che la sicurezza di Kiev è fondamentale per la sicurezza del Vecchio Continente.

Gli argomenti che vengono addotti per sostenere tale tesi sono vari e diversi e si può provare ad esaminarli in termini sostanziali e non ideologici, rimanendo avulsi dalle roboanti dichiarazioni dei politici europei che, in un modo o nell'altro, hanno legato la loro sopravvivenza a quella di Zelensky e dell'attuale Ucraina, soprattutto in considerazione dei sacrifici economici a cui hanno costretto i loro popoli.

Uno dei punti di forza che i Leaders Europei attribuiscono a Kiev nell'implementazione della sicurezza continentale è la dimensione delle Forze Armate ucraine che, secondo quanto dichiarato unilateralmente dallo stesso Zelensky all'inizio del 2025, ammonterebbe a circa 930.000 uomini, ponendolo come la maggiore forza militare in Europa (4 volte quella francese). In merito a tale dato, che non è ovviamente riscontrabile, si deve evidenziare che per prenderlo per buono bisogna fare un atto di fede verso un Capo di governo che, negli ultimi 2 anni, in piena guerra, ha cambiato 3 Capi di Stato Maggiore, rei unicamente di aver avuto l'ardire di contraddirlo nelle valutazioni dell'andamento delle operazioni. L'ultimo ci ha lasciato le penne per essersi opposto all'attacco al territorio russo della scorsa primavera, fortemente voluto da Zelensky in persona e conclusosi in un disastro militare, con la perdita di alcune tra le migliori unità dell'Esercito.

Tornando ai presunti 930.000 soldati, anche qualora fosse vero, c'è da chiedersi il motivo per cui le operazioni difensive di Kiev non stiano attraversando un buon momento, visto che, da che mondo è mondo, in tutte le scuole di guerra insegnano che, per avere buone probabilità di successo, il rapporto di forze tra attacco e difesa deve essere di 3 a 1 e non risulta che Mosca stia impiegando una forza di attacco tripla di quella ucraina,

Tuttavia, nonostante le sorti militari non sembrano essere al meglio, l'Unione Europea ritiene che l'Esercito di Zelensky stia uscendo (quando sarà) da questa guerra non profondamente provato, ma addirittura temprato, tanto da costituire per l'Europa “una componente essenziale” per implementare l'approccio deciso dalla UE di perseguire “la pace attraverso la guerra”.

Inoltre, negli ultimi tre anni, l'Ucraina sarebbe passata da essere un semplice usufruitore degli aiuti militari occidentali a partner fondamentale per l'industria europea della difesa, attraverso le sue nuove piccole aziende le quali, con il loro approccio dinamico e moderno, costituirebbero perfino un modello per l'industria europea ed un'occasione di investimento.

L'idea di metter soldi nell'industria bellica ucraina è stata promossa fortemente dalla Danimarca, durante il suo semestre di Presidenza europea e poco importa che il Paese della sirenetta, oltre a non aver mai furbescamente adottato l'Euro, praticamente non ha una propria produzione militare e ha sempre usufruito a piene mani della copertura della NATO, perchè è stata accolta anche da quelle Nazioni che, invece, una propria realtà produttiva ce l'hanno. Infatti, la possente Rheinmetal tedesca e la Bae System inglese hanno già aperto siti produttivi in Ucraina, sfidando apertamente i seri e notevoli rischi di subire gli attacchi russi, dimostrando che questo inarrestabile innamoramento verso l'estremo est dell'Europa va contro anche l'utilitaristico buon senso delle Multinazionali.

Tutto questo deriva da quanto hanno sottoscritto 26 Paesi dell'Unione i quali, non potendo emanare un documento del Consiglio Europeo, per l'opposizione dell'Ungheria, che ha minato la necessaria unanimità, ne hanno pubblicato uno alternativo che contiene tutte queste interessanti indicazioni, che tendono a confermare l'Ucraina come partner ormai indispensabile per la sicurezza dell'Europa.

Ma c'è da chiedersi se sia proprio così, anche perché questa proclamazione di Kiev come “salvezza della Patria” ha un costo veramente elevato. Basti pensare che la Presidente della Commissione UE Von der Layen si è premurata di ricordare che gli Stati membri possono utilizzare i 150 miliardi di Euro (5 volte la manovra economica italiana 2025) previsti per il cosiddetto “SAFE - Strumento Azione per la Sicurezza dell'Europa, un provvedimento varato a maggio 2025 per sostenere la produzione industriale europea nel settore della Difesa. Quindi soldi che escono dalle tasche dei Cittadini europei e che potrebbero finire in Ucraina, una Nazione senza dubbio aggredita ma che, negli ultimi tempi, ha messo al bando tutti i Partiti di opposizione, ha emanato norme restrittive della libera informazione, ha imposto limitazioni religiose ed i cui progressi nel rispetto dei Diritti umani sono stati valutati come “limitati” da Amnesty International. Tutti aspetti poco allineati con le tradizioni di civiltà e democrazia del Vecchio Continente.

Tornando alla sicurezza dell'Europa, occorre rammentare che, sinora, è sempre stata sostanzialmente garantita dalla NATO, anche ai tempi in cui il temibile Orso russo, attraverso i suoi Alleati, arrivava a lambire i territori centrali del Continente. Unità russe o sovietiche che dir si voglia, erano stanziate e pronte al combattimento nell'allora DDR - Deutsche Demokratische Republik, la cui capitale era Berlino Est.

Eppure, nonostante questo schieramento di Mosca così profondamente incuneato, l'Alleanza Atlantica riuscì a prevalere sul Patto di Varsavia e a vincere la Guerra Fredda.

Ora la NATO è molto più forte, non solo perché ha inglobato molti Stati dell'est, ribaltando in tal modo la situazione “ante Muro di Berlino”, ma perché ha incredibilmente migliorato l'integrazione e l'interoperablità delle sue Forze e Comandi, ha affinato la propria dottrina e migliorate le proprie procedure, testandole anche in operazioni di pace e non ad alta intensità, in Teatri come Serbia, Iraq ed Afghanistan.

La NATO è la più potente Alleanza politico-militare del mondo che, al momento, deve solo risolvere un solo grande problema, che è quello di incrementare il contributo dei Paesi Membri europei, rispetto a quello enorme garantito dagli USA. Un problema che si risolve solo mediante un maggiore impegno finanziario dell'Europa ed un incremento del suo coinvolgimento, in termini di produzione industriale e di disponibilità di assetti, soprattutto strategici.

In termini territoriali e di teatri operativi nell'ipotesi di minaccia russa, inglobare l'Ucraina significa essere nuovamente a diretto contatto con il potenziale avversario, per cui si perde la possibilità di godere di opportuni ed utili tempi di approntamento di forze e mezzi e si rinuncia alla disponibilità di usufruire, sin dall'avvio delle operazioni, di quella preziosa profondità di manovra, garantita dal territorio ucraino.

Ma tutte queste considerazioni sembrano essere state inghiottite dall''”ucrainismo” che si è impadronito di ogni governante europeo, che sembra ormai essere convinto che la via da perseguire sia quella che l'apparato militare ucraino debba essere parte integrante di quello europeo, dando vita alla sua prima linea di difesa e la componente industriale di kiev costituisca il perno centrale del riarmo del Vecchio Continente.

Una visione militarmente folle, per cui c'è da chiedersi dove siano i Generali europei che, forse, qualcosa dovrebbero dire.

Marcello Bellacicco