L'agricoltura non è solo una tradizione, ma la più grande e attuale vocazione della Langa Astigiana. Un primato che la posiziona al vertice non solo del Piemonte, ma di gran parte del nord Italia. I dati del Rapporto Montagne Italia 2025, recentemente presentati da Uncem a Roccaverano, tracciano il profilo di un territorio vivo e produttivo, con una densità di imprese agricole di 4,8 per chilometro quadrato, la più alta della regione e la seconda nel confronto con Lombardia, Veneto e Liguria.
Un quadro che ha fondamenta solide, come dimostra il Prodotto Interno Lordo di 22 milioni di euro generato ogni anno dal settore primario. In questa valle, l'agricoltura e l'allevamento rappresentano oltre il 50 per cento del Pil locale, con il Roccaverano DOP come simbolo di un lavoro costante, nonostante le numerose sfide. Durante l'incontro, al quale hanno partecipato i presidenti Uncem nazionale e piemontese, Marco Bussone e Roberto Colombero, insieme ai sindaci guidati dal presidente dell'Unione montana Marco Listello, sono emerse anche le criticità. Tra queste, l'eccessiva burocrazia e le recenti linee guida sugli Stec per il latte crudo, che, secondo Uncem, rischiano di "decapitare tutto il sistema primario nella montagna italiana".
Un'altra minaccia è l'invasione del bosco a discapito dei prati-pascolo. Tra il 2010 e il 2020, la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) nella Langa Astigiana è diminuita dell'8,7 per cento. Un dato allarmante, anche se la superficie forestale, al 50%, è inferiore a quella di altre aree appenniniche.
"Cresciamo nel noi, non perdiamoci nel rancore"
I numeri confermano l'importanza strategica di questo territorio, che chiede ora un nuovo patto con le aree urbane, a partire dal capoluogo. "Non perdiamoci nell'io o nel rancore. Questa è una montagna viva, i dati sull'agricoltura lo dimostrano", ha sottolineato Bussone. "Ma cresciamo nel noi, riorganizziamo con nuova capacità amministrativa manageriale i nostri Comuni. Asti guardi a questa valle come punto fermo per affrontare le crisi climatica e demografica".
Un appello all'unità ribadito anche da Colombero, che ha sollevato la questione dei "fondi ATO", la percentuale della tariffa idrica che il gestore del servizio dovrebbe versare ai comuni montani per la tutela delle fonti. "Non si perda tempo - ha dichiarato - le aziende paghino alla montagna quello che le spetta. I sindaci siano compatti nelle azioni".
Più italiani scelgono la montagna
Il rapporto Uncem evidenzia anche un'inversione di tendenza demografica. Dopo la pandemia, il saldo migratorio verso le montagne è tornato positivo, con un aumento significativo di italiani che lasciano le città. Un dato che si affianca a una notevole vitalità economica: la percentuale di imprese artigiane in montagna (27,4%) supera la media nazionale e, tra il 2011 e il 2023, l'incremento del Pil montano è stato di circa il 30%, contro una crescita quasi nulla nel resto del Paese.
Per i sindaci, questi dati sono la base per chiedere un cambio di passo politico. "Uncem fa un percorso per dire che questa Langa Astigiana a vocazione fortissima agricola fa la differenza. Va ascoltata quando parla di agricoltura", hanno evidenziato Bussone e Colombero. Non bastano fiere e feste: serve un'azione politica concreta che parta dall'ascolto di parlamentari e consiglieri regionali per affrontare temi cruciali come la salvaguardia delle scuole e il potenziamento della sanità, con medici di base e veterinari realmente presenti sul territorio.
"I sindaci uniti sono forti, da soli deboli. Azioniamoci e mettiamoci in prima linea nel cambiare, nell'innovare", hanno concluso.