Il Piemonte si conferma tra le eccellenze sanitarie italiane secondo l'ottavo rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale presentato oggi dalla Fondazione Gimbe nella Sala della Regina della Camera dei Deputati. La regione figura tra le 13 regioni adempienti ai Livelli Essenziali di Assistenza nel 2023 e si posiziona nella top 10 della classifica nazionale, con performance elevate in tutte le aree assistenziali.
L'assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi ha commentato con soddisfazione i dati: "Il Piemonte mantiene l'adempienza piena ai LEA, confermando un posizionamento tra le prime in Italia per adempienza in tutte le aree: prevenzione, assistenza distrettuale e ospedaliera. Un riconoscimento che premia il lavoro di operatori, strutture e sistema regionale nel suo insieme". La regione si colloca nel primo quartile della classifica Gimbe, dominato da sei regioni del Nord, tre del Centro e solo una del Sud.
QUI il rapporto completo Gimbe.
Le sfide ancora aperte
Nonostante i risultati positivi, l'assessore ha evidenziato le problematiche che richiedono interventi urgenti: "Il rapporto fotografa anche le criticità che dobbiamo affrontare con urgenza: le liste d'attesa restano la prima causa di rinuncia alle cure, e la carenza di nuovi laureati in medicina e infermieristica rischia di compromettere la tenuta dei servizi, in particolare nelle aree interne. Su questo puntiamo con decisione per migliorare la sanità pubblica piemontese".
A livello nazionale, il rapporto Gimbe delinea una situazione critica per il Servizio Sanitario Nazionale, con 13,1 miliardi di euro in meno negli ultimi tre anni e 41,3 miliardi a carico delle famiglie. Il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta ha parlato di una "lenta ma inesorabile smantellamento" del sistema sanitario pubblico che favorisce gli interessi privati.
Il tema dell'ospedalizzazione evitabile e delle disuguaglianze territoriali sarà centrale nella stesura finale del Piano Socio Sanitario Regionale 2025-2030, già in fase avanzata. "La nostra azione sarà chiara – conclude Riboldi – consolidare ciò che funziona, riformare ciò che rallenta, garantire la salute come diritto effettivo su tutto il territorio regionale".