I risultati dell'indagine congiunturale condotta dall'Unione Industriale della Provincia di Asti per il IV trimestre 2025 evidenziano un rallentamento generalizzato della fiducia tra le imprese locali. Rispetto alla rilevazione di luglio, peggiorano le aspettative su produzione, ordini - soprattutto dall'estero - e investimenti. Permane invece in territorio positivo il dato sull'occupazione: il 13,9% delle aziende prevede un aumento del personale, mentre il 72,2% si attende stabilità.
I dati principali
Il saldo relativo alle aspettative sulla produzione risulta negativo (-5,6%), in marcata flessione rispetto al +5,7% del trimestre precedente. Le previsioni sugli ordini totali segnano un -5,5%, mentre quelle sugli ordini esteri scendono a -20,7%. Sul fronte investimenti, solo il 23,5% delle imprese prevede interventi significativi, in calo di tre punti percentuali. Aumenta inoltre al 6,1% la quota di aziende che prevedono il ricorso alla cassa integrazione.
"I dati evidenziano un raffreddamento della fiducia - commenta il presidente dell'Unione Industriale Luigi Costa - che si traduce in minori aspettative su produzione, ordini e investimenti. Il contesto internazionale incerto e i costi ancora elevati spingono a maggiore prudenza. Non siamo di fronte a un allarme, ma serve grande attenzione per accompagnare le imprese in un percorso di stabilizzazione".
A livello regionale dalle imprese arrivano attese complessivamente positive per l’occupazione (saldo ottimisti/pessimisti al +6,1%) e per la produzione (+1,1%). Negativi i consuntivi per ordini (-1,4%), export (-6,0%) e redditività (-5,4%). Varia poco la propensione a investire, che interessa il 74% delle rispondenti, mentre il 23,5% delle imprese ha programmato l’acquisto di nuovi impianti, un dato in calo di 2,6 punti rispetto a giugno. L’indice di utilizzo di impianti e risorse resta stabile al 77%, mentre aumenta gradualmente il ricorso alla CIG, attivata dall’11,2% dei partecipanti all’indagine, percentuale che cresce nel manifatturiero, dove raggiunge il 15,3% (+1,2 punti percentuali rispetto alla rilevazione di giugno).
Tornando ai dati complessivi, si conferma ancora una volta che sono la sintesi di andamenti settoriali differenziati. Infatti, il manifatturiero, che rappresenta circa due terzi del campione, registra ancora saldi col segno meno per tutti i principali indicatori: produzione (-5,1%), nuovi ordini (-7,6%), redditività (-11,3%) ed export (-6,3%). A soffrire è soprattutto il comparto metalmeccanico (il saldo fra ottimisti/pessimisti per la produzione, negativo da 9 trimestri, è pari a -10,1%), soprattutto automotive e metallurgia; negative le attese anche per tessile - abbigliamento (-10,0%), gomma - plastica (-4,9%), manifatture varie (gioielli, giocattoli, ecc. -15,7%). Positive le attese per cartario-grafico (+24,1%) alimentare (+7,9%), edilizia e impiantisti (rispettivamente +1,3% e +18,2%).
Stabilmente espansivo il clima di fiducia nel terziario, grazie ad una minore esposizione alle oscillazioni dei mercati esteri di questo periodo storico. Tutti i comparti esprimono attese favorevoli, pur con diversa intensità. Particolarmente positive le attese per ICT (+20,8%) e trasporto di merci e persone (+25,0%). Com’è facilmente intuibile, dato il contesto internazionale, la positività delle attese è inversamente proporzionale alla quota di export sul fatturato: le aziende che esportano poco hanno attese sulla produzione più ottimistiche (+6,4% per le aziende che esportano una quota inferiore al 10% del fatturato). Negative le attese per tutte le altre classi: -1,3% per le imprese che inviano all’estero dal 10 e 30% del fatturato, -3,2% per quelle che esportano il 30-60% e -9,5% per quelle che esportano oltre il 60%. Infine, calano ulteriormente i timori sull’aumento dei prezzi di materie prime, energia e logistica (con saldi in diminuzione, rispettivamente di 3,9, 3,1 e 3,7 punti percentuali).
Per quanto riguarda l’occupazione, il 13,9% delle imprese associate che hanno partecipato all’indagine prevede un aumento nel IV trimestre del 2025, mentre l’80,6% stima una situazione stabile. Solo il 5,6% prevede una diminuzione. Il saldo tra ottimisti e pessimisti si attesta così a +8,3%, in calo rispetto al +14,3% registrato nella rilevazione di luglio. Il saldo relativo alle aspettative sulla produzione risulta negativo, pari a -5,6%, in marcata flessione rispetto al +5,7% della precedente indagine. Anche le previsioni sugli ordini totali peggiorano: il 16,7% delle imprese prevede un aumento, mentre il 22,2% una diminuzione, con un saldo negativo di -5,5% (contro +11,6% a luglio). Sul fronte degli investimenti, il 23,5% delle imprese prevede investimenti significativi per il IV trimestre del 2025, in calo di circa tre punti percentuali rispetto alla rilevazione precedente. Il 47,1% dichiara investimenti marginali (ad esempio, per la sostituzione di macchinari), mentre il 29,4% non prevede alcun tipo di investimento. Le previsioni sugli ordini esteri si deteriorano ulteriormente: il saldo tra ottimisti e pessimisti scende a -20,7%, rispetto al già negativo -11,6% della precedente rilevazione. Tuttavia, il 65,5% delle imprese prevede una stabilità degli ordini export. Aumenta il numero di aziende che prevedono il ricorso alla cassa integrazione, passando dal 2,9% del III trimestre 2025 al 6,1% dell’attuale indagine. L’utilizzo medio degli impianti si attesta al 76,31%, in leggero calo rispetto al 78% registrato nella rilevazione di luglio. Si riduce leggermente la percentuale di imprese che segnalano ritardi negli incassi, passata dal 47,1% al 45,7%. Infine, le aspettative sui costi evidenziano ancora timore di rincari: il 26,5% delle imprese prevede un aumento dei prezzi delle materie prime, il 28,6% un incremento dei costi energetici e il 38,2% un rialzo dei prezzi relativi alla logistica sebbene le percentuali risultino in diminuzione rispetto a quanto indicato nella rilevazione precedente (rispettivamente 43,8%, 51,6% e 45,5%)
A livello regionale è stabile il clima di fiducia delle aziende piemontesi, nonostante il perdurare dell’incertezza dello scenario economico e non solo. Dopo il rallentamento registrato a giugno, in autunno le nostre imprese esprimono attese in linea con quelle della scorsa rilevazione, dimostrando una buona solidità e capacità di tenuta, nonostante il perdurare della crisi in alcuni settori chiave come il tessile e il metalmeccanico, e un rallentamento delle esportazioni verso i mercati tradizionali. È quanto emerge dall’indagine congiunturale realizzata a settembre su un campione di oltre 1.200 aziende del sistema confindustriale piemontese.
“Il quadro geopolitico influenza indiscutibilmente le previsioni delle nostre imprese, che comunque non rallentano la presa e prevedono un indice di utilizzo impianti elevato, grazie a nuovi investimenti e occupazione stabile. Si tratta di uno sforzo che in vista della scadenza a fine anno dei piani Industria 4.0 e Industria 5.0, deve trovare un accompagnamento concreto. Il cammino della Legge di Bilancio è avviato, e come ha detto il presidente Orsini il Governo deve credere nell’impresa e nell’industria. Da parte nostra continueremo a cercare nuovi mercati alternativi a quelli storici, ben sapendo però che Europa e Stati Uniti sono i partner con cui progetteremo crescita e sviluppo mettendo innovazione, tecnologia e sostenibilità al centro” commenta Andrea Amalberto, presidente di Confindustria Piemonte.