La memoria, da sola, non basta più. Lo sanno bene i volontari, i dirigenti e le famiglie dell’Anmil, che oggi – 14 ottobre – celebrano in tutta Italia la 75ª giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro.
Una giornata che cade - per un beffardo scherzo del destino - proprio a poche ore fal tragico bilancio della tragedia di Castel d'Azzano, dove tre carabinieri, durante il loro servizio, hanno perso la vita per l' esplosione durante lo sgombero di una casa
Asti al centro della commemorazione
Anche Asti ha risposto con partecipazione all’appuntamento, ospitando la cerimonia civile presso la sala congressi dell’Inail. Presenti le autorità civili e militari, i rappresentanti delle istituzioni, i soci e i familiari delle vittime. Un momento carico di emozione e consapevolezza, durante il quale sono stati consegnati i brevetti e i distintivi d’onore agli invalidi del lavoro da parte della direzione regionale Inail.
I riconoscimenti sono andati a Enzo Fiore Laiolo, Giuseppe Parcesepe (deceduto), Paolo Gallina (deceduto) e Aldo Caporrimo, testimoni di un impegno e di una sofferenza che raccontano, meglio di ogni numero, la fragilità del lavoro quando viene meno la sicurezza. I due lavoratori non erano presenti per motivi di salute, quindi il riconoscimento è stato consegnato ai familiari.
La giornata astigiana si inserisce in un calendario nazionale che vede come evento principale la celebrazione di Parma, organizzata con il patrocinio della tegione Emilia-Romagna e del comune, alla presenza di autorità statali, rappresentanti del Terzo Settore, associazioni e vertici nazionali di Anmil.
“Un morto sul lavoro ogni otto ore”
“Viviamo in una nazione che conta, solo nelle statistiche ufficiali, un morto sul lavoro ogni otto ore”, ha ricordato la presidente territoriale Anmik di Asti, Tiziana Rossella Biamino, nel suo intervento, aprendo una riflessione che non si ferma ai numeri.
“In questa giornata – ha proseguito – ci siamo ripromessi di non limitarci a questa atroce statistica giornaliera, bensì di estenderla a quanti non ottengono neanche il diritto di rientrarvi a pieno titolo: i non assicurati Inail, gli invisibili del lavoro sommerso, i lavoratori autonomi, le forze dell’ordine, i vigili del fuoco, i volontari. E ancora le vittime di malattie professionali dimenticate, i tumori perduti, i morti per amianto, per inquinamento, per l’inalazione di sostanze nocive. Morti che arrivano dopo anni di silenziosa incubazione, e che dobbiamo finalmente riconoscere come tali.”
La giornata, dunque, non è soltanto un momento di commemorazione, ma un grido civile e politico. “Non vanificheremo il dovere intrinseco di questa paradossale ricorrenza – ha aggiunto Biamino – riducendola a un rituale di promesse vane. La giornata deve essere un grido unanime verso il cambiamento, un passo verso la costruzione di un reale Stato sociale che metta fine a una strage continua.”
"Continueremo a lavorare per un paese dove nessuno deve rimanere invalido solo perché al mattino si è svegliato per andare a lavorare - spiega il vicepresidente Roberto Sardo - il lavoro è vita, è dignità. Il lavoro non è morte" .
" Di diritto assoluto alla sicurezza" ha parlato il vicepresidente della Provincia Simone Nosenzo, mentre l' assessore Luigi Giacomini ricorda "la necessità di investire sempre più nella prevenzione".
I numeri di un’emergenza
L’intervento della presidente ha posto l’accento anche sui dati che riguardano il Piemonte e la provincia di Asti.
“Dall’inizio dell’anno in corso fino ad agosto – ha spiegato – le denunce di infortunio totali presentate all’Inail nella nostra Regione sono 28.101, delle quali 53 con esito mortale. Nella sola provincia di Asti contiamo 1.156 denunce, di cui 2 mortali.”
I dati del 2025: meno infortuni, ma aumentano le malattie professionali
Secondo l’elaborazione Anmil sui dati Inail, il quadro aggiornato al periodo gennaio-agosto 2025 mostra un’Italia che registra 384.007 denunce di infortunio, con un leggero calo dello 0,7% rispetto allo stesso periodo del 2024 (386.554). Una flessione minima, che però non cancella l’allarme: gli infortuni mortali restano pressoché stabili, passando da 680 a 681 casi, con una variazione dello 0,1%. In Piemonte, le denunce totali sono 28.101 (-0,8%) e i decessi 53, in crescita rispetto ai 46 dell’anno precedente.
Nel dettaglio provinciale, Asti registra 1.156 denunce di infortunio (-2% rispetto al 2024) e due morti sul lavoro. Anche se recentemente si è aggiunta una terza denuncia per un incidente stradale, ha spiegato la direttrice Inail Sara Rivetti.
Torino segna un aumento di casi totali (da 14.302 a 14.572, +1,9%) e di decessi, passati da 19 a 24. Crescono anche le vittime nel Verbano-Cusio-Ossola (da 2 a 4) e a Cuneo (da 8 a 11), mentre calano ad Alessandria (da 6 a 8), Biella (da 1 a 0) e Vercelli (da 2 a 1).
Ancora più preoccupante è il quadro delle malattie professionali, che a livello nazionale aumentano dell’8,9%, passando da 58.857 a 64.118 denunce. In Piemonte, invece, si osserva un lieve calo complessivo (-3%), ma con forti differenze territoriali: Asti segna un’impennata del 29,6% (da 81 a 105 casi), mentre Alessandria cresce addirittura del 44,3%. In controtendenza le province di Cuneo (-10%), Torino (-23,1%) e Biella (-21,6%).
Numeri che disegnano una realtà ancora drammatica e che spingono Anmil a chiedere con forza l’istituzione di una Procura nazionale del lavoro, in grado di coordinare indagini e accertamenti con maggiore tempestività ed efficacia.
“Ogni volta che un lavoratore muore – ha ribadito Biamino – è l’integrità stessa della Nazione a subire una ferita profonda. Viene meno, ogni volta, la fiducia nella forza e nella tutela dei principi sanciti dalla Costituzione. Con la morte di un lavoratore si incrina il legame tra Stato e società: restiamo soli in una comunità che, troppo spesso, tollera regole e consuetudini distorte, lontane dal diritto e dalla giustizia.”
Una memoria che deve diventare impegno
Il senso più profondo della giornata, nel pensiero dell’Anmil, è quello di trasformare la memoria in responsabilità. La memoria delle vittime non può limitarsi al ricordo, ma deve farsi coscienza collettiva, deve ispirare una politica di sicurezza che non sia soltanto repressione o prevenzione normativa, ma cultura, educazione, attenzione quotidiana.
Dietro ogni infortunio, ricordano dall’associazione, non ci sono soltanto cifre ma vite spezzate, destini familiari, comunità ferite.
L’Italia del lavoro, quella che ogni giorno regge l’economia e costruisce il futuro, ha ancora bisogno di essere protetta. Le parole dell’ANMIL, oggi più che mai, ricordano che la sicurezza non è un privilegio, ma un diritto costituzionale. E che dietro ogni caschetto, ogni tuta, ogni turno, c’è la dignità stessa di un Paese che deve imparare a difendere la vita di chi lavora.