I motivi per visitare Canelli e dintorni sono tanti: Capitale dello Spumante con una via per gli innamorati all’ombra di gioielli barocchi e un dedalo di tunnel e gallerie scavate nel tufo calcareo delle colline cittadine tra il XVI e il XIX secolo, le Cattedrali Sotterranee, patrimonio mondiale dell'umanità Unesco, dal 2014.
Un ottimo motivo in più lo stanno mettendo in piedi gli amici del Club per l'Unesco di Canelli, patrocinati dal Comune di Canelli, con il progetto "Canelli ipogea": censimento di cantine storiche, incluse quelle abbandonate, con l'obiettivo di preservare e valorizzare un patrimonio ipogeo ed enologico unico al mondo. Censimento che si propone di documentare dettagliatamente tante, ma proprio tante cantine, promuovendo la loro storia e incentivando il recupero delle strutture attraverso il coinvolgimento di esperti e della comunità locale. Tra le iniziative previste, il progetto mira a trasformare alcune cantine in musei del vino, spazi per eventi e luoghi di produzione per piccoli produttori locali, o semplicemente documentare la memoria storica mantenendo viva la tradizione canellese e dei territori limitrofi rientranti nelle aree del 50° sito Unesco italiano, i nostri grandiosi paesaggi vitivinicoli.
Il progetto è iniziato a dicembre dell’anno scorso. Diverse le cantine già censite e raccontate, come la Cantina di Gabriele Scaglione, bella e articolata, che si snoda sotto il centro storico di Canelli. Qualche documento storico ricorda che lì, già nel 1889, si lasciavano riposare vini. O anche la grande cantina, che si snoda sotto la collina di Villanuova, sempre a Canelli, con ingresso da piazza Gioberti, Cantina Gilardino, attiva anch’essa dagli ultimi decenni dell’Ottocento. O ancora, la porzione più antica della sede della Contratto, dove si produceva il vermouth, in Via Giuliani.
Di recente, ricerca e analisi si sono allargate ad altre aree dell’Astigiano, come per le Cantine Chiappori di Montegrosso d'Asti. Un vero tesoro, costruito nel 1885 dalla ditta vinicola Bigliani e Rabezzana. In seguito, Romolo Bigliani, nonno materno del famoso avvocato e gastronomo Giovanni Goria, restò l’unico titolare dell’azienda. Nel 1898 furono acquisite dalla ditta Francesco Chiappori, che aveva la sede precedente a Incisa Scapaccino. Le cantine sono scavate nella collina a una profondità di circa 20 metri e hanno una lunghezza media di 30 metri, per uno sviluppo totale di oltre mille metri quadri. Erano collegate direttamente alla vicina stazione ferroviaria mediante un binario privato.
Dai, proprio un bel progetto, in continua crescita grazie alle numerose risposte di saggi proprietari di grandi cantine ormai non più utilizzate, ma anche di più piccole, fino ad infernot e crutin. Risposte all’invito, sempre valido, di contribuire, segnalando il proprio ipogeo a ipogeacanelli@gmail.com.