Attualità - 19 ottobre 2025, 07:30

La rivoluzione gentile di una signora alla finestra [VIDEO]

È bastato un cinque tra una signora e alcuni manifestanti per raccontare molto più di mille commenti sui social: che la distanza tra giovani e anziani, forse, è meno profonda di quanto sembri

Vittoria Bruno affacciata alla finestra della propria casa, immagine tratta da un reel Instagram

A volte basta un gesto semplice per raccontare un'epoca. È successo il 3 ottobre ad Asti, durante il corteo per la Palestina che ha attraversato il centro storico con migliaia di giovani. Tra cori, bandiere e cartelli, una signora si è affacciata alla finestra della propria casa insieme al proprio cagnolino. Ha guardato i ragazzi, ha sorriso, poi ha allungato la mano per battere il cinque a chi passava sotto. 

È stata Vittoria Bruno, 89 anni, a ricordare che basta poco per sentirsi vicini, uniti. Prima affacciandosi alla finestra, sorridente, con il suo cagnolino - una scena dolce, spontanea - poi sporgendosi un poco per battere il cinque ad alcuni manifestanti del numeroso corteo che stava passando proprio nella via sotto casa sua. Quel contatto fugace - un palmo contro un altro - è diventato in poche ore un simbolo, trasformandosi in un video virale condiviso in tutto il mondo. Oggi, a due settimane di distanza, quelle immagini hanno raggiunto milioni di persone: rilanciate da pagine social internazionali con oltre 10 milioni di follower, sono state commentate da influencer, attivisti e testate estere. Tutti colpiti dalla forza emotiva di una scena che unisce due generazioni e racconta, senza parole, la potenza di un ideale condiviso.  Allora può esistere un punto di contatto tra esseri umani. Un ponte invisibile che fa emozionare una donna anziana dalla propria finestra, mentre migliaia di ragazzi camminano sotto casa sua. Ma quale? 

Quel gesto ha saputo distogliere, magari anche solo per poco, l'attenzione dal solito circolo vizioso: "i giovani non rispettano gli anziani", "gli anziani per questo ne hanno scarsa considerazione", e l'immancabile "i giovani manifestano per saltare la scuola". Di certo le critiche alla Generazione Z non mancano comunque: il timore che non sia in grado di affrontare il futuro del Paese, pensiero all’ordine del giorno in molti commenti sui social. Ma la paura non può essere d'aiuto: si teme ciò che non si conosce, ciò che non si capisce. 

"Per la prima volta mi sono sentito parte di qualcosa". Una frase risuonata qua e là tra molti giovani nelle ultime settimane, quasi un boomerang che dall'individuo ha sorvolato la collettività, riportando ai singoli un animo collettivo. Questo è quanto gran parte della Gen-Z ha provato, unendosi nei cortei delle città italiane, manifestando a favore di una causa che sentiva vicina, contro un'atrocità che, a scapito delle critiche, sentiva vicine. Così, la generazione digitale ha alzato lo sguardo dagli schermi, o almeno, molti di loro lo hanno fatto, esplicitando una questione che non è più tra destra e sinistra, ma tra i pensieri, dove la forza di un'idea ha saputo unire loro e altre generazioni, giovani e non. 

Ma al di là dell'emozione, c'è un dato che emerge con forza: questa generazione non è immobile. Spesso descritta come apatica, distratta, prigioniera dello schermo di uno smartphone, ha dimostrato ad Asti di saper trasformare proprio quegli strumenti digitali in amplificatori di partecipazione. I social network, per molti di questi ragazzi, non sono più rifugi di disimpegno, ma megafoni di una consapevolezza politica che passa dal web alle strade. L'hashtag diventa parola d'ordine, il video virale diventa testimonianza, la piazza reale si intreccia con quella virtuale. Così, grazie alle numerose condivisioni sui social della scena da parte dei ragazzi, è passato qualcosa di molto più forte dei soliti pregiudizi: questa volta ciò che ha contato è stato il gesto di Vittoria, quanto sia stato apprezzato, ma soprattutto il piacere di sentirsi vicini, compresi, da chi ha vissuto in un'epoca molto diversa dalla nostra. 

La signora Vittoria - comprensibilmente per via della sua età - non ha fatto molto: non ha urlato, né innalzato bandiere o cartelloni. Eppure ha saputo risvegliare la sensibilità di molti. Una sensibilità che, assistendo all'orrore costante raccontato da giornali, telegiornali e social, rischia sempre più di perdere intensità. 

Da qui, si sarebbe potuto iniziare un testo con l'idea di elencare dati, opinioni, differenze politiche. Tuttavia, sarebbe un errore. Quanto di più lontano per parlare di questa generazione, che forse non si conosce troppo nemmeno da chi ne fa parte. Proprio questo punto è da tenere in considerazione, una questione che ha fatto il giro delle televisioni, dei giornali, dei social, molto spesso chiedendosi quanto sarebbe importante un confronto, capire questa nuova lingua che vuole essere pronunciata, con una sensibilità differente. 

Quel che si è visto, però, a prescindere dal proprio pensiero personale, è che si può creare un contatto. Guardare verso il basso e porgere la mano, costruendo quel ponte tra generazioni, che non potrà mai unire tutti, ma può avere un significato: ancora oggi il pensiero umano può pervadere tra le strade delle città

Riccardo Bracco Giulia Frontino Francesco Rosso