L'arrivo del Gruppo ospedaliero San Donato nella provincia di Asti con l'inaugurazione del nuovo centro di Montiglio Monferrato solleva interrogativi e preoccupazioni nei Comitati Art. 32 locali. I portavoce Roberto Gerbi per Asti e Maurizio Carcione per la Valle Belbo hanno diffuso un documento in cui analizzano criticamente l'operazione e chiedono chiarimenti alle istituzioni sanitarie.
Le contraddizioni della maggioranza regionale
"Non possiamo non notare le contraddizioni emerse dalle dichiarazioni di diversi esponenti della maggioranza che sostiene il presidente Cirio", sottolinea Roberto Gerbi. Il riferimento è alle affermazioni del professor Gherlone, responsabile del San Donato, che ha sostenuto come "le liste d'attesa aumentano e il futuro sarà l'integrazione tra pubblico e privato", concetti rafforzati dal presidente Cirio che ha dichiarato come "il privato viene in aiuto al servizio pubblico".
Al contrario, come evidenzia Maurizio Carcione, "il consigliere regionale di Fratelli d'Italia Ebarnabo ha sostenuto recentemente che, grazie all'assessore Riboldi, solo nella Asl Asti tra febbraio e maggio si sono effettuate 2.914 prestazioni extra orario tra visite specialistiche e servizi diagnostici, e che le liste d'attesa sarebbero monitorate e sotto controllo".
Dubbi sul modello di sviluppo sanitario
La struttura di Montiglio, come precisano i Comitati, "al momento opera in regime del tutto privato, autorizzata all'erogazione di prestazioni sanitarie ma non convenzionata con la Regione Piemonte, quindi i cittadini dovranno pagare le prestazioni fruite".
Roberto Gerbi evidenzia come "il Comitato Art. 32 si prefigge la difesa della sanità pubblica ma senza preconcetti verso la sanità privata", tuttavia solleva interrogativi sul futuro: "Sorge spontanea la domanda sul perché il Gruppo San Donato venga in provincia di Asti e se agirà in regime privato nel breve-medio periodo per poi essere convenzionato dalla Regione".
Particolare attenzione i Comitati riservano alle parole del sindaco di Montiglio Dimitri Tasso, che durante l'inaugurazione ha affermato testualmente che "nel Nord Astigiano la sanità pubblica non c'è".
"Pur riconoscendo le carenze del sistema pubblico nel nord della provincia, ci pare non veritiera l'affermazione di una totale inesistenza di servizi", replica Maurizio Carcione. "In ogni caso, Dimitri Tasso, nella sua lunga esperienza istituzionale, partecipa alla Conferenza dei Sindaci della Asl Asti. Non ricordiamo di aver mai letto suoi giudizi così netti sulla sanità pubblica né ci risultano voti contrari del sindaco in tale Conferenza motivati dalla mancanza dei servizi".
Un aspetto che preoccupa particolarmente i Comitati è "l'assenza della Asl Asti in questo nuovo scenario per la sanità astigiana". Roberto Gerbi pone interrogativi diretti: "Come si integrano e si integreranno questi nuovi servizi privati con i servizi pubblici erogati dalla Asl Asti? È uno dei tanti quesiti che vorremmo porre al direttore generale".
I portavoce rivelano di aver "incontrato il direttore generale a febbraio e lui stesso si era detto favorevole a continuare il confronto con i Comitati Art. 32". Tuttavia, come denuncia Maurizio Carcione, "da oltre un mese abbiamo richiesto un incontro e ancora attendiamo una risposta per poterci costruttivamente confrontare".
I Comitati sollevano anche dubbi di carattere programmatico: "Il nuovo Piano Sanitario contempla l'atterraggio ad Asti del Gruppo San Donato?", si chiede Roberto Gerbi. "L'assessore Riboldi non era a Montiglio, dove 'gioca in casa' Forza Italia?".
Sul tema della prevenzione, richiamando le dichiarazioni dell'onorevole Ronzulli che ha definito l'iniziativa "un investimento di prevenzione", Maurizio Carcione osserva criticamente: "Peccato che a pagamento molti cittadini non possano permettersela".
Nonostante le critiche e i dubbi sollevati, i Comitati mantengono un atteggiamento di apertura al dialogo. "Restiamo comunque fiduciosi sulla disponibilità del direttore generale a una proficua interlocuzione con i Comitati", conclude Roberto Gerbi.
La questione dell'integrazione tra pubblico e privato nella sanità astigiana rimane quindi aperta, con i cittadini e le loro rappresentanze in attesa di risposte concrete su come questo nuovo scenario modificherà l'offerta sanitaria territoriale e con quali garanzie di accessibilità ed equità per tutti i pazienti.