La giustizia minorile oscilla tra comprensione e punizione, ma oggi il clima di paura spinge l'Italia verso il controllo e il diritto penale, allontanandosi dalla funzione rieducativa prevista dalla Costituzione. Questo è l'allarme emerso durante il secondo incontro del corso “Giovani e violenza. Ricerca di senso, educazione all’etica e ai diritti”, organizzato da Libera Asti con il sostegno di Acli Asti.
L'evento, tenutosi mercoledì 12 novembre alla Fondazione Goria, ha visto una forte partecipazione di insegnanti, studenti del servizio civile e operatori del settore, tutti riuniti per interrogarsi sulla direzione che sta prendendo la giustizia per i più giovani.
La svolta punitiva del Decreto Caivano
Il dibattito si è concentrato sull'impatto delle recenti normative. Michele Miravalle, coordinatore dell’Osservatorio nazionale sulle condizioni detentive dell’Associazione Antigone, ha sottolineato come le leggi risentano del clima culturale del momento. Se il codice di procedura penale minorile del 1988 puntava alla dignità del minore e al reinserimento sociale, oggi il contesto è dominato dalla paura. "Si è diffuso un clima di paura generalizzata", ha spiegato Miravalle, e alla paura si risponde con il controllo e la punizione.
La svolta punitiva è arrivata con il Decreto Caivano del 2023. Secondo l'esperto, questo ha portato a un "maggiore ricorso alla carcerazione tra i giovanissimi", creando un affollamento senza precedenti e aggravando le condizioni di vita negli istituti di pena minorili. Il rischio, ha avvertito Miravalle, è che "il reato diventa uno stigma, un punto di non ritorno", e si finisce per restituire alla società "giovani sempre più arrabbiati e aggressivi".
L'alternativa: le "scuole riparative"
Un modello alternativo esiste: la giustizia riparativa. Costanza Agnella, ricercatrice in Sociologia del diritto e della devianza presso l'Università di Parma, ha illustrato questo approccio che mira a "ricostruire le relazioni e il tessuto sociale" compromessi dal reato, attraverso la mediazione tra vittima, autore del reato e comunità.
Sebbene ancora poco praticata, la giustizia riparativa mostra un impatto positivo, specialmente sui minori, in termini di assunzione di responsabilità e di riconoscimento del danno per la vittima. Un'applicazione particolarmente interessante è quella delle "scuole riparative", 13 attualmente in Italia. Queste scuole affiancano alle sanzioni tradizionali lo strumento della mediazione, partendo dal presupposto che "non conta punire, ma ricostruire la relazione tra ragazzi coinvolti nel conflitto", offrendo loro uno spazio protetto di ascolto.
Il rischio di isolare il carcere
La seconda parte dell'incontro ha esplorato il fondamentale rapporto tra carcere e territorio. Deborah Chiarle, funzionario Giuridico Pedagogico in servizio presso la Casa di Reclusione di Asti, e Domenico Massano, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della città di Asti, hanno presentato le diverse attività realizzate.
Attraverso presentazioni di libri, incontri con le scuole, laboratori e spettacoli teatrali, la comunità è chiamata a partecipare all'azione rieducativa. Per i giovani, in particolare, l'interazione con la popolazione detenuta è "un’occasione di crescita personale e umana, di sensibilizzazione al dialogo, all’ascolto, all’impegno civile".
Tuttavia, queste preziose iniziative di inclusione sono ora messe a rischio. Una nuova circolare del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria (DAP) centralizza l'autorizzazione delle attività esterne, rendendone molto più difficile la realizzazione.
Una svolta restrittiva fortemente criticata anche dai familiari delle vittime di mafia e terrorismo, che in una nota hanno espresso "notevole perplessità e sofferenza personale" di fronte a norme che limitano queste "feconde attività di relazione tra detenuti e cittadini".
A chiudere idealmente l'incontro, la citazione di Don Luigi Ciotti che ha ispirato il corso: "Punire quasi mai funziona, educare molto spesso sì. E prevenire il disagio giovanile investendo nell’istruzione e nel benessere... rimane la strada maestra".