Ieri, martedì 2 dicembre, nella galleria don Andrea Gallo del CPIA 1 di Asti, l'ufficio diocesano Pastorale Migranti, insieme a Caritas Asti e al CPIA, ha presentato il XXXIV Rapporto Immigrazione 2025 di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. A illustrare il volume, composto da 392 pagine e frutto del lavoro di 48 curatori e collaboratori, è intervenuto Simone Varisco, storico, saggista e curatore del Rapporto per la Fondazione Migrantes.
L'edizione 2025, intitolata "Giovani, testimoni di speranza", ha posto al centro i giovani di origine straniera, nati o cresciuti in Italia, protagonisti spesso silenziosi della trasformazione del Paese. "È bello fare questa presentazione proprio al CPIA di Asti, quindi un luogo comunque di formazione, di educazione, perché il tema di quest'anno del 34esimo rapporto immigrazione è proprio legato ai giovani, anche ai giovani adulti", ha spiegato Varisco.
Piemonte e Asti: una fotografia aggiornata
Nel corso dell’incontro sono stati presentati anche i dati riferiti ai territori. In Piemonte gli stranieri residenti sono risultati 448.862, pari al 10,6% della popolazione, con una crescita del 4,7%. Le comunità più numerose restano quelle di Romania, Marocco e Albania.
Nelle scuole piemontesi gli studenti con cittadinanza non italiana hanno raggiunto quota 83.114, pari al 15,3%.
Nella provincia di Asti le persone di cittadinanza straniera sono 23.911, l’11,5% della popolazione, in aumento del 3,9%. In ambito scolastico sono stati registrati 5.037 studenti stranieri, pari al 20,1%, in lieve calo rispetto all’anno precedente.
"La novità non sta tanto nei numeri quanto piuttosto proprio nelle storie, nelle esperienze di vita e nel modo in cui c'è una partecipazione o un'esclusione da quella che è la comunità, da quello che è il vivere della città, il vivere quotidiano", ha sottolineato Varisco. Il Rapporto ha contenuto i dati aggiornati di Istat, del ministero dell'Interno, dell'Istruzione, del Lavoro e della Salute, oltre ai dati internazionali dello scenario globale ed europeo.
Seconde generazioni: tra marginalità e successo formativo
Uno dei focus principali dell'incontro è stato dedicato alle seconde generazioni e al loro percorso di integrazione nel sistema scolastico italiano. "Si sta facendo ancora non abbastanza, soprattutto a livello come dire ideale, ideologico, nel senso che spesso non si riesce a trasmettere quel senso di cittadinanza al di là del documento", ha osservato Varisco, ricordando che l'impianto legislativo sulla cittadinanza risale ancora alla legge del 1992 con piccole modifiche successive.
Il curatore ha poi evidenziato un aspetto spesso trascurato dal dibattito pubblico: "Analizzando per esempio i dati della scuola, i rapporti Invalsi più recenti che fanno riferimento allo scorso anno, vediamo come ad esempio ci siano delle difficoltà anche nelle prime generazioni, soprattutto, cioè dei giovani neo arrivati o minori stranieri non accompagnati o con ricongiungimento familiare, ma che vengono poi rapidamente superate". E ha aggiunto: "Le seconde generazioni hanno addirittura sul lungo periodo, ad esempio alla fine delle superiori, un vantaggio in termini formativi rispetto addirittura agli italiani, agli autoctoni, e questo è interessante perché non viene raccontato".
Lo sport e la valorizzazione umana
L'edizione 2025 del Rapporto ha dedicato un capitolo tradizionale alla cultura, concentrandosi quest'anno sullo sport, "proprio nell'ottica dei giovani e di quanto lo sport possa, di fronte a situazioni di devianza e di marginalità, rimettere la persona al centro e farla partecipare anche alla comunità", ha spiegato Varisco. Il focus principale del volume è stato legato alla scuola e al disagio giovanile, "un disagio soprattutto da marginalità".
Cittadinanza e demografia: oltre l'utilitarismo
Sul tema demografico, Varisco ha richiamato l'attenzione su un dato significativo: "Le famiglie di cittadinanza straniera fanno sempre meno figli. In una decina di anni, negli ultimi 10-12 anni, abbiamo perso più di 30.000 nuovi nati di cittadinanza straniera, cioè bambini nati da genitori, da famiglie entrambi con cittadinanza straniera". Un fenomeno che ha riguardato l'intero mondo occidentale e che ha dimostrato come la presenza straniera, pur rallentando il declino demografico, non lo compensi interamente.
"Non va però tutto ridotto ad una questione utilitaristica", ha ammonito il curatore. "Ci servono quindi vanno bene, svolgono le mansioni, i lavori che non vogliamo più fare, quindi vanno bene. Perché davvero si perde tanta ricchezza umana, tanta profondità anche che ci può venire dall'immigrazione". Varisco ha ricordato che negli ultimi dieci anni sono state acquisite più di un milione di cittadinanze italiane: "Se guardassimo a tutte le persone che in Italia hanno un background migratorio, superiamo ampiamente i 7 milioni da quei 5 milioni di cittadinanza straniera".
Una speranza concreta
"Abbiamo deciso di investire su questo da un lato puntando sulla speranza in concomitanza anche con l'anno giubilare, l'anno santo, e dall'altro lato proprio perché siamo convinti che davvero i giovani, come abbiamo scelto il tema di quest'anno, siano testimoni di speranza", ha concluso Varisco. "Non è una speranza così campata in aria, buonista, ma è davvero una speranza fatta di partecipazione, di valorizzazione dello studio, della formazione, delle ricchezze umane, spirituali, lavorative, economiche che i giovani adulti portano con sé".