Un'operazione su vasta scala ha interessato questa mattina l'Astigiano e l'Alessandrino, accendendo i riflettori su un presunto sistema di traffico illecito di rifiuti nascosto dietro la facciata della "green economy". I Carabinieri del Gruppo per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica di Milano, coadiuvati dai reparti territoriali delle province di Asti e Alessandria, hanno dato esecuzione a un decreto di perquisizione e sequestro disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Torino.
L'inchiesta, ribattezzata "Operazione Riempimento", ipotizza un meccanismo fraudolento nella preparazione dei suoli destinati all'installazione di impianti fotovoltaici. Al centro delle indagini sono finite tre persone fisiche e quattro società, attive nei settori della gestione rifiuti, delle attività estrattive e delle analisi ambientali. Per tutti l'accusa, a vario titolo, è quella prevista dall'articolo 452-quaterdecies del codice penale: attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti.
Il meccanismo del "triplice profitto"
Tutto è nato dai controlli del Nucleo Operativo Ecologico (Noe) di Alessandria sui cantieri per le energie rinnovabili. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il sistema si basava su una finzione normativa e tecnica: trasformare sulla carta rifiuti come terre, rocce da scavo e fanghi industriali in "materie prime secondarie". Nella realtà, secondo l'accusa, questi materiali non subivano alcun reale processo di recupero, se non una banale vagliatura, per poi essere utilizzati per innalzare e livellare i terreni agricoli destinati ai pannelli solari.
Gli investigatori hanno evidenziato come questo modus operandi generasse un triplice guadagno illecito per gli indagati:
- Il profitto derivante dal conferimento dei rifiuti (farsi pagare per ritirarli).
- Il risparmio netto sui costi di trattamento (che non veniva eseguito).
- I ricavi futuri legati alla produzione di energia rinnovabile su quei terreni "drogati".
L'indagine e i sequestri
Le verifiche sono scattate in seguito alla Direttiva Mase del giugno 2023, che affida ai Carabinieri compiti specifici di vigilanza sulla legalità nello sviluppo delle fonti rinnovabili. Attraverso osservazioni a distanza, acquisizioni documentali e analisi di laboratorio, i militari hanno rilevato gravi anomalie nella movimentazione dei materiali.
Durante il blitz di questa mattina, che ha visto il supporto dei militari del Comando Provinciale di Asti, sono state perquisite abitazioni private, sedi aziendali e persino un laboratorio di analisi. Gli inquirenti hanno posto sotto sequestro una mole ingente di materiale: documentazione cartacea, computer, telefoni cellulari e campioni di terreno che saranno ora analizzati dagli esperti. Alle operazioni ha partecipato anche personale specializzato in informatica forense della Procura di Torino.
L'operazione conferma l'attenzione altissima della Dda e dell'Arma sulla tutela del territorio piemontese, specialmente in quelle aree, come l'Astigiano, dove la pressione per la realizzazione di nuovi impianti energetici rischia talvolta di intrecciarsi con fenomeni di criminalità ambientale.