Il mercato del lavoro piemontese si avvia verso la chiusura del 2025 con numeri che riflettono un evidente rallentamento, seppur mantenendo volumi significativi di reclutamento. Secondo quanto emerge dall'ultimo Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, sono 20.580 i contratti programmati dalle imprese regionali per il mese di dicembre. Un dato che, se proiettato sull'intero trimestre dicembre 2025-febbraio 2026, sale a quota 81.540 ingressi previsti.
Tuttavia, il confronto con l'anno precedente evidenzia una frenata non trascurabile. Il trend appare negativo sia a livello mensile, con una diminuzione di 3.780 entrate rispetto a dicembre 2024 (pari a una flessione del 15,5%), sia su base trimestrale, dove si registrano 11.600 assunzioni in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno passato. Questo scenario è frutto di cali diffusi che hanno interessato i principali comparti economici della regione.
Il paradosso del mismatch: lavoro c'è, mancano i candidati
Nonostante la contrazione della domanda, le imprese piemontesi si scontrano con un ostacolo sempre più arduo: il reperimento delle risorse umane. Il 49,3% delle figure professionali ricercate appare di difficile reperimento. Si tratta di un dato allarmante, superiore persino alla media nazionale che si attesta al 46%. Le cause principali di questo disallineamento sono da ricercare prevalentemente nella mancanza di candidati idonei (31,9%), seguita da un'inadeguata preparazione degli aspiranti lavoratori (13,2%).
Analizzando nel dettaglio i profili introvabili, emergono criticità estreme in settori specifici. Spiccano per difficoltà di reperimento gli specialisti nelle scienze della vita, con un picco del 96%, seguiti dagli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (84,6%) e dai tecnici della gestione dei processi produttivi (82,3%). Anche il comparto artigiano soffre: meccanici, montatori e riparatori risultano difficili da trovare in quasi l'80% dei casi.
I servizi trainano la domanda, frena l'industria
Osservando la distribuzione settoriale, si conferma la preponderanza del terziario. I servizi assorbiranno la fetta più consistente delle entrate, con 14.990 nuovi ingressi pari al 72,8% del totale, sebbene anche questo comparto registri un calo di oltre 2.000 unità rispetto all'anno precedente. Al suo interno, il ruolo da protagonista spetta al turismo (alloggio e ristorazione), che prevede 4.150 assunzioni, seguito dal commercio con 3.180 contratti e dai servizi alle persone con 2.860 entrate.
L'industria, dal canto suo, prevede 4.890 entrate, generando il 23,4% della domanda totale. Un risultato in discesa di circa 1.690 unità rispetto al dicembre 2024. All'interno del comparto manifatturiero e industriale, il settore delle costruzioni mantiene una quota rilevante, rappresentando il 7,5% delle richieste totali. Più marginale, ma in leggera controtendenza positiva (+50 unità), il contributo del settore primario (agricoltura, silvicoltura e pesca), che conta circa 700 assunzioni.
Identikit del lavoratore ricercato: esperienza e titoli di studio
Le aziende piemontesi hanno le idee chiare sulle caratteristiche richieste. Per il 62,7% delle entrate è considerata necessaria un'esperienza professionale specifica o maturata nello stesso settore. Inoltre, ai neoassunti verranno richieste competenze trasversali: nel 22,6% dei casi dovranno applicare soluzioni creative e innovative.
Sul fronte dell'istruzione, il titolo di studio gioca un ruolo chiave nel mismatch. Le difficoltà di reperimento sono superiori alla media per i profili con istruzione tecnica superiore (ITS, 58,9%) e universitaria (50,2%). Tra i laureati, "l'oro nero" del mercato del lavoro è rappresentato dagli indirizzi chimico-farmaceutico (88,9% di difficoltà) e medico-odontoiatrico (70%). Per chi possiede una qualifica professionale, le maggiori opportunità — e le maggiori difficoltà per le aziende nel trovarli — si riscontrano negli indirizzi benessere e termoidraulico.
Contratti e dimensioni aziendali
La tipologia contrattuale prevalente rimane quella a termine: nel 73% dei casi le entrate previste saranno a tempo determinato o con altri contratti di durata predefinita, mentre solo il 27% sarà stabile (tempo indeterminato o apprendistato). Interessante notare come la spina dorsale dell'occupazione regionale sia costituita dalle realtà minori: il 58% delle assunzioni programmate riguarda infatti imprese di micro e piccola dimensione (1-49 addetti), contro il 24,4% delle grandi aziende. Infine, lo sguardo al futuro prossimo include anche le nuove generazioni: poco meno di un'assunzione su tre interesserà giovani con meno di 30 anni.