Un confronto franco, numeri alla mano, per guardare oltre le luci delle feste e osservare le criticità del tessuto sociale cittadino. Nei giorni scorsi si è tenuto un vertice in piazza Catena, sede del municipio, tra l'amministrazione comunale, l'Atc (Agenzia Territoriale per la Casa), il Sunia e il Coordinamento Asti Est. È proprio quest'ultimo gruppo, promotore dell'incontro, a diffondere una nota che analizza lo stato dell'arte dell'emergenza abitativa ad Asti.
“Sì siamo rompiscatole. Chiunque turbi l’atmosfera natalizia con notizie poco allegre, è considerato molesto”, esordiscono dal Coordinamento, con un tono provocatorio ma necessario per spostare l'attenzione “dalle scintillanti casette alle meno scintillanti case popolari”.
I numeri dell'emergenza
Il cuore del confronto ha riguardato i dati forniti dal Comune relativi all'ultimo quinquennio. Una fotografia che mostra un'evoluzione preoccupante, in particolare sul fronte del sostegno economico. Se nel 2020 gli sfratti convalidati erano 91 (con 13 esecuzioni) e i nuclei sostenuti economicamente 168, il quadro cambia drasticamente nel 2024.
Nell'anno corrente, a fronte di 82 sfratti convalidati e 60 eseguiti, si registra un'impennata verticale delle famiglie aiutate: ben 863 nuclei sostenuti economicamente dal Comune, un numero più che raddoppiato rispetto all'anno precedente (erano 387 nel 2023). “L’aumento di famiglie in difficoltà economica si deve al rincaro dell’energia degli ultimi anni”, spiegano dal Coordinamento.
Il peso del caro energia e la proposta sui distacchi
Proprio il tema delle utenze è stato centrale. Il gruppo ha riproposto una richiesta specifica per tutelare le fasce più fragili dai distacchi di luce e gas. “Riteniamo che i guadagni stratosferici degli enti gestori possano giustificare la pretesa di un minimo di sensibilità sociale”, si legge nella nota.
La proposta operativa è chiara: istituire un protocollo affinché, prima di tagliare un’utenza, “si verifichi se la persona o famiglia non sia in carico ai Servizi sociali, non sia assegnataria di casa popolare o comunque con difficoltà di reddito”.
Sul fronte della manutenzione degli immobili Atc (crepe, umidità, problemi igienici), l'agenzia ha evidenziato la cronica mancanza di fondi, lamentando la scomparsa della tassa Gescal dal 1994, che garantiva entrate costanti. Oggi si vive di bandi e fondi vincolati (come il Pnrr), che spesso creano paradossi: si trovano soldi per il cappotto termico ma non per derattizzazioni o riparazioni urgenti ma strutturalmente minori. Fredda, invece, l'accoglienza della proposta di dismettere gli amministratori condominiali privati in favore di una gestione diretta Atc, che secondo il Coordinamento abbatterebbe i costi per gli inquilini.
Le aperture verso la Regione e il nodo Isee
Qualche spiraglio sembra aprirsi sul fronte istituzionale. Il Comune avrebbe accolto l'invito a farsi portavoce presso la Regione Piemonte di due istanze cruciali. La prima riguarda l'innalzamento del limite Isee per l'accesso al Fondo sociale (attualmente fermo a 7.448 euro annui, circa 620 euro al mese per intero nucleo), una soglia che oggi esclude troppe famiglie trasformandole in "morosi colpevoli".
La seconda istanza è quella che il Coordinamento definisce “il condono dei poveri”, ovvero una presa d'atto dell'impossibilità oggettiva per alcuni inquilini di rientrare dai debiti pregressi con l'ente case popolari.
“Le risposte che abbiamo ricevuto non ci lasciano certo molto soddisfatti”, concludono dal Coordinamento Asti Est, pur apprezzando che le istituzioni non abbiano negato le criticità. “Comprendiamo le loro difficoltà ma chiediamo più coraggio. Chiediamo che Atc e Comune facciano sentire ‘in alto loco’ tutto il loro scontento e pretendano delle soluzioni strutturali. Oggi, stanno mettendo una pezza qua e una là, non basta più”.