C’era anche Asti tra i centri nevralgici di un’organizzazione criminale cinese dedita allo sfruttamento della prostituzione, smantellata da un’operazione della polizia di Stato. Il sodalizio gestiva un collaudato sistema di case di appuntamento sparse tra Vercelli, Casale Monferrato, Alessandria e, appunto, il capoluogo astigiano.
L’indagine, coordinata dalla Squadra mobile di Vercelli con il supporto dei colleghi di Asti, è partita dalla segnalazione di movimenti sospetti in un appartamento. Da lì, gli investigatori hanno ricostruito la struttura di un gruppo capace di gestire immobili e flussi di denaro importanti, garantendo l'anonimato e il controllo costante sulle donne coinvolte.
Il controllo hi-tech e i sequestri
A rendere ancora più inquietante il quadro emerso dalle indagini è il sistema di controllo capillare messo in atto dai gestori. Negli appartamenti utilizzati per l'attività, inclusi quelli individuati ad Asti, erano state installate telecamere per monitorare da remoto ogni movimento e garantire che i proventi delle prestazioni finissero nelle mani dell'organizzazione.
Il bilancio del blitz parla di sei misure cautelari in carcere eseguite nei confronti di soggetti residenti tra il Torinese e l'Alessandrino. Durante le perquisizioni, gli agenti hanno sequestrato circa 20 mila euro in contanti trovati negli immobili, a cui si aggiungono altri 20 mila euro in possesso del principale indagato e oltre 60 mila euro bloccati su un conto bancario. In totale, il tesoretto sottratto alla banda supera i 100 mila euro.
All'interno delle "case chiuse" sono state rintracciate esclusivamente donne di nazionalità cinese. Per cinque di loro, risultate irregolari sul territorio nazionale, è scattato immediatamente il provvedimento di espulsione.
Le operazioni hanno visto un massiccio dispiegamento di forze, con l'impiego delle unità cinofile e di personale specializzato che ha setacciato gli appartamenti astigiani alla ricerca di prove e documenti contabili. L'inchiesta prosegue ora per accertare se la rete godesse di ulteriori appoggi logistici in provincia e per identificare eventuali complici nel fitto sistema di annunci pubblicati su riviste e portali web.