Attualità - 19 novembre 2018, 21:00

Povertà e politiche di contrasto. Ad Asti un convegno organizzato da Caritas

Presentato il rapporto di Caritas Italiana "Povertà in attesa"

Francesco Marsico e Beppe Amico

Francesco Marsico e Beppe Amico

Ieri, domenica 18 novembre si è celebrata la Seconda Giornata mondiale dei Poveri  e, per l’occasione la Caritas Diocesana di Asti ha organizzato il 14 novembre scorso un convegno di riflessione sulle povertà e sulle politiche di contrasto in Italia.

Beppe Amico, direttore di Caritas Asti e Francesco Marsico, responsabile Area Nazionale Caritas Italiana  hanno condotto un focus sulla povertà in Italia, concentrandosi anche sull’astigiano, presentando  il rapporto 2018 di Caritas Italiana intitolato “Povertà in attesa”.

Prendendo spunto da Papa Francesco, Beppe Amico ha fatto riferimento a tre verbi: gridare (“l’urlo di donne che vivono situazioni di sofferenza, di chi perde la vita in mare o perde il lavoro), rispondere (“in che modo? Non bisogna usare la povertà per mettere in luce noi stessi”), liberare “(invito a conoscere la povertà per liberarcene”).

In Italia il numero dei poveri assoluti (cioè le persone che non riescono a raggiungere uno standard di vita dignitoso) continua ad aumentare, passando da 4 milioni 700mila del 2016 a 5 milioni 58mila del 2017, nonostante qualche  ripresa sul fronte economico e occupazionale.

Dagli anni pre-crisi ad oggi il numero di poveri è aumentato del 182%, un dato che dà il senso dello stravolgimento avvenuto per effetto della recessione economica

Spiega Marsico “la povertà più grave dal 2007 al 2017 è passata dal 3,1 % all’8,3, ma esplode nel 2011 perché le famiglie hanno resistito, ma ne nel 2013 hanno superato i 4 milioni. La precarietà è partita prima della crisi ed è arrivata anche al nord”.

Il 60 % dei poveri sono occupati e aumenta la povertà tra diplomati e laureati. Dati che spaventano, la richiesta forte non è solo economica ma di lavoro “Una povertà multidimensionale” - spiega Marsico che rimarca come le politiche in merito non devono cambiare continuamente ma proseguire su una linea.

“Il Reddito di Cittadinanza, spiega è uno spreco in termini di risorse e i Centri per l’impiego sono sottodemansionati, la riforma è tecnicamente sbagliata, il welfare rischia di essere discriminatorio, Caritas fa rete con le persone”.

Ad Asti i centri di ascolto sono 18, 11 in città, 7 in provincia, 1804 i nuclei familiari. L'anno prima erano 1229, nel 2015 1284. Quindi un incremento.

836 hanno cittadinanza italiana( 46,3%) e 726 hanno cittadinanza straniera (40,2 %), di 235 ( 13%) non esistono informazioni sulla cittadinanza.

Le etnie presenti sono: 301 (38,7%) Marocco 300 (38,6%) Albania 46 (5,9%) Romania22 (2,8%) Nigeria14 ( 1,8%) Tunisia9 ( 1,2%) Senegal 8 (1,0%) Moldavia8 (1,0%) Perù 8 (1,0%) Ucraina 61 (7,9%).

Un esame dei dati in base all'età, evidenzia che si rivolgono ai centri di ascolto in primo luogo le persone adulte, poi i giovani e una fascia piccolissima di anziani.

Il cambiamento è dunque possibile? “Sì, conclude Marsico, guardando i dati reali, il Rei, come prima esperienza, non va buttato via”.

Intanto per rendere attive le parole, ieri la Caritas ha organizzato diverse iniziative nelle parrocchie per il contrasto alla povertà.

Nelle foto Caritas, alcuni momenti dei pranzi organizzati al Don Bosco, Portacomaro Stazione e a Santa Caterina.  

 

Files:
 Poverta in Attesa Sintesi (209 kB)
 Report Asti (832 kB)

Betty Martinelli

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