Dal ‘600 all’800. Tre secoli, tre grandi artisti astigiani. Opere come quelle dell'orafo Giovanni Tommaso Groppa, del miniaturista Giuseppe Maria Bonzanigo o del ritrattista Michelangelo Pittatore sono importanti esempi della ricchezza del patrimonio artistico e culturale di Asti, non sempre da tutti conosciuto.
I Groppa erano nel seicento una dinastia di argentieri operanti in Asti, tra cui il più noto Giovanni Tommaso Groppa, nato nel 1654. Maestro argentiere con un'avviata bottega orafa in piazza San Secondo, sotto i portici degli orefici, Giovanni Tommaso fu raffinato esecutore di numerose argenterie sacre che spiccano per il notevole livello qualitativo. Calici, ostensori e reliquiari, pregevoli prodotti di oreficeria, ornati con pietre preziose e dorature, pezzi eccezionali per maestosità e virtuosismo realizzativo quali l’ostensorio di Abramo e Melchisedec, facente parte del Tesoro della Cattedrale di Asti, e l’ostensorio di San Secondo proveniente dalla Collegiata. Vere opere d’arte di un grande orefice astigiano.
Nato nel 1745, Giuseppe Maria Bonzanigo fu scultore, ebanista ed intarsiatore di altissimo livello. Figlio d'arte (il padre Giorgio fu stipettaio e modesto scultore a sua volta), proveniva da una famiglia di ebanisti, presenti ad Asti a partire dalla metà del XVII secolo con bottega ubicata presso la Collegiata di San Secondo. Giuseppe Maria scolpì la tribuna, l'organo ed il tabernacolo della Chiesa di San Rocco e confezionò l'arredo della sinagoga astigiana, vero capolavoro di ebanisteria. Fu però la produzione di microsculture l’attività che gli procurò maggior fama. Una ricca collezione della sua produzione, comprendente ritratti, allegorie, soggetti sacri in legni pregiati, tartaruga ed avorio è in mostra permanente al piano nobile di Palazzo Mazzetti.
Infine Michelangelo Pittatore, nato nel 1825, pittore, fu sicuramente il maggiore artista astigiano dell’Ottocento. Protagonista della committenza locale dipingendo una considerevole serie di ritratti, assieme a diverse opere di soggetto religioso per le chiese del circondario astigiano. In Palazzo Mazzetti vi sono due le sale dedicate al Pittatore con un importante nucleo di ritratti, che rappresentano un vero documento della borghesia astigiana di fine ‘800, come quelli di Sebastiano Porcelli, del 1864, ultimo proprietario del teatro di San Bernardino, un tempo in piazza Roma, o di Filippo Brambilla, del 1860, titolare dell’agenzia astigiana della compagnia di assicurazione North British and Mercantile o ancora quello di Stefano Boschiero, del 1873, proprietario della fabbrica di “zolfanelli fosforici” in via Solari.
Speriamo che, se ancora non avete avuto occasione di conoscere questi nostri grandi autori e di ammirarne le splendide opere, questo breve articolo vi offra lo spunto per farlo.
A riprova della considerazione che viviamo in un posto bellissimo.