La cultura non serve, interessa a pochi, non rende… Non è così. Paola Dubini lo dimostra nelsaggio "Con la cultura non si mangia...falso!" edito da Laterza.Lo dimostra con cifre, fatti e argomenti, a proposito di libri e di musei, di teatro e di cinema, di musica, arte e patrimonio storico.
L'autrice è stata ospite di un affollato incontro allo Spazio Kor di Asti, venerdì scorso, organizzato da Associazione Craft e Ideazione, è stata occasione di confronto con l’autrice su tematiche praticamente misconosciute e dominate da sconfortanti luoghi comuni, ma particolarmente interessanti nell’ottica del rilancio della città, soprattutto nella prospettiva turistica (considerato che i turisti culturali spendono in media il 35 % in più).
La presentazione del libro di Paola Dubini ha permesso importanti riflessioni sulla Cultura e le realtà culturali in Italia, un intervento moderato da Sandra Aloia.
"Lo scopo di questo libro-ha spiegato- non è solo dimostrare che con la cultura si mangia, ma anche a quali condizioni e come si mangia. Così da suggerire che la qualità del nutrimento che ci offre la cultura è meglio della spirulina, dei broccoli, degli agrumi o del pesce azzurro: alimenti gustosi, nutrienti e notoriamente ricchissimi di antiossidanti, proteine, vitamine e minerali. Per farlo, intendo partire dall’insieme dei luoghi comuni sulle arti e la cultura ed esplorarli uno ad uno con dati e riflessioni, così da dare conto della necessità irrinunciabile di prendere sul serio la cultura e di comprendere a fondo i modi in cui crea valore economico e non economico. Risulterà evidente, spero, che con la cultura si mangia, ma è bene non ingozzarsi, perché al pari di altre risorse non nutre tutti allo stesso modo e spesso non nutre a sufficienza. So bene che anche in ambito culturale ci sono storture, inefficienze e privilegi iniqui, ma spero appaia altrettanto evidente che abbiamo bisogno della cultura come dell’aria: per esistere come individui e come persone che appartengono a società".
In compenso, scrive l’economista "la cultura è un diesel”: può operare processi di trasformazione sistematica quando da esercizio estetico diventa pratica, esercizio di benessere personale e collettivo, come camminare, lavarsi e salutarsi per strada: pratica etica e politica per tutti, secondo gusto, sensibilità, curiosità intellettuale e capacità di ascolto. Non è un investimento di per sé costoso, purché sia sostenuto con continuità.