“Io non mi candido. Nemmeno se me lo chiedesse in ginocchio Mattarella”.
Guido Crosetto ama parlare chiaro e quando si tratta di farsi capire non lesina il ricorso all’iperbole.
“Che qualcuno accarezzi quest’ipotesi – afferma - mi lascia indifferente, così come mi ha lasciato indifferente l’offerta di fare il ministro. Ho già detto sì ad un candidato, Alberto Cirio, ed ho una sola parola”.
Crosetto, numero due di Fratelli d’Italia, non accetta di farsi tirare nel risiko del toto-presidente per la Regione Piemonte e liquida come insinuazione destituita di qualsiasi fondatezza le voci che lo indicano come l’anti-Chiamparino se dovesse consumarsi una rottura, ormai sempre più vicina, tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi.
Mercoledì 27 febbraio le sue dimissioni torneranno, per la terza volta, all’esame dell’aula di Montecitorio: l’esito non è affatto scontato. Già per due volte, infatti, sono state respinte.
La prima per ragioni riconducibili alla prassi del galateo istituzionale della Camera, la seconda con motivazioni più squisitamente politiche, visto che anche dagli avversari sono arrivati attestati di stima nei suoi confronti.
Che Fratelli d’Italia e Lega abbiano in corso una manovra a tenaglia, tesa a “spolpare” Forza Italia è un conto. Guido Crosetto il messaggio al Cavaliere l’ha mandato chiaro e netto, ma ciò non significa che voglia farsi strumentalizzare nella partita piemontese.
Ecco perché, dopo quello al leader di Forza Italia, di messaggi ne manda un altro, altrettanto netto, alla Lega dicendogli che non si farà tirare per la giacca in una questione che per di più non gli interessa.
Del resto, dopo averle cantate a Berlusconi, non può certo dare a vedere di essere disposto a togliere le castagne dal fuoco a Salvini, facendogli da valletto. Con il leader della Lega, Crosetto tratterà a tempo debito, ma sul terreno nazionale, non su quello regionale.
Se Salvini ha in animo di scaricare Cirio, dovrà vedersela da solo, senza poter contare sulla complicità del “gigante di Marene” e dunque nemmeno di Fratelli d’Italia.