Sarebbe nascondere la realtà non ammettere di aver avuto perplessità all'idea di intervistare un personaggio poliedrico come Cerot, conosciutissimo artista astigiano che, il 28 febbraio appena trascorso, ha varcato la soglia del 71esimo anno. Le paure, però, sono scomparse immediatamente non appena ci siamo conosciuti e la sua gentilezza si è rivelata proprio come molti mi avevano fatto capire.
La prima domanda è scontata: gli chiedo cosa significa il traguardo raggiunto
"La vita, come ha scritto e cantato Jan Anderson, mitico leader dei Jethro Tull, è come una lunga canzone, con le sue pause, i suoi acuti, gli arrangiamenti, i cori e anche le stecche. Una serie di circostanze che portano gioie e sofferenze in maniera diseguale ma dove sono importanti anche la fede unita alle proprie riserve e la capacità di ciascuno. È certo che il mio mondo è cambiato troppo velocemente e molti non sono stati in grado di stopparlo al momento giusto".
Il tamburello: cosa è stato per te?
"È stato un valore aggiunto alla mia esistenza, una fortuna della quale ho approfittato per crearmi una personalità che mai avrei potuto immaginare. È chiaro che tanti personaggi hanno contribuito alla realizzazione del mio cammino e fra questi cito Angelo Boschiero, mancato da poco, Carlo Campia, ma soprattutto Sandro Vigna, mio testimone di nozze, che mi ha lanciato nel mondo del tamburello e i giocatori di quel lontano 1969 che mi hanno consigliato e aiutato a vincere tutto nella mia carriera: Uva Angelo, Luigi Casalone, Giuseppe Caldera, Armando Pentore e poi Mario Riva, Tommasi, Policante e altri che non cito solo per mancanza di spazio e tempo".
La musica: scoperta tardi o eredità di famiglia?
"Un po' di tutto: in casa cantavamo tutti e di tutto ma il faro dei primi anni è stato il dottor Adriano Damiano che nei momenti liberi del suo servizio (le persone di allora erano quasi tutte contadini e avevano poco tempo da dedicare alle malattie, n.d.r.) passava da casa nostra: intonava già motivi strani che lui chiamava jazz. Una volta mi cavò un dente senza anestesia mentre ascoltavo Somebody stole my gale, che usciva da uno strampalato giradischi. Poi scoppiarono gli anni Sessanta e io per fortuna e inconsciamente mi ci trovai in mezzo e da lì iniziò il tutto".
Mi hanno detto che in proposito hai molti miti: vorresti parlarmene?
"Volentieri, anche se molto spaiati in vari stili: al numero uno Otis Redding e Bob Dylan, poi come single Janis Joplin, Donovan e i grandi del blues, in primis Robert Jonhson e Mississipi John Hurt, ma potrei continuare all'infinito come per il Rock and Roll ma fra tutti Chuck Berry. I gruppi hanno una storia diversa e molti li ricordo in quanto immersi in un determinato contesto: cito a caso gli Who, i Jefferson Airplane e alcuni legati al mitico Woodstock con Jimi Hendrix su tutti e anche i Jethro Tull che ascoltavo (Benefit) mentre fotocopiavo curricula presso il sito militare di Alessandria, al tempo della legge per i 7 anni.
Poi arrivò la Cerot Band
"Già... e nacque per caso da un mancato incontro di tamburello. Preferii chiamare tanti amici sparsi per una raccolta fondi a favore del Gruppo Pegaso di recente fondazione: la band esordì a marzo di 30 anni fa al Politeama. La band di una sola serata proseguì tra alti e bassi pronta ancora a ricominciare il 5 aprile prossimo al Teatro Alfieri sempre con incasso in beneficenza".
Grandi soddisfazioni queste. E quali altre?
"Ho scritto 5 libri, tra questi uno per bambini e un altro scritto a quattro mani con Aldo Giordanino, "Gli anni in tasca", presente anche al Salone del libro di Torino. Ho conosciuto i grandi miti della pallapugno da Berruti, Bertola, Gioetti, Galliano, Corino sino ai recenti Voglino, Campagno, i Vacchetto, padri e figli, senza dimenticare Franco Piccinelli, ma soprattutto Pino Morino, capace di inserirmi in questo nuovo mondo entrando dalla porta principale. Ho inciso due dischi, "Luna in crisi" e "Blu Gardenia"; ho recitato in un film tratto dalla mia canzone "Tre donne sole", ho scritto "Notte di collina", portata al successo da Piero Montanaro, che molti ritengono la più bella canzone del nuovo folk piemontese. Ma ho amato la musica perché mi ha fatto conoscere musicisti favolosi: per non scordarne qualcuno mi limito a citare Pippo Colucci, Johnny Capriolo e il sempre rimpianto Gianni Bogliano: ho tante altre cose da dire ma per ora mi fermo qui in attesa di un prossimo incontro".
Sarebbero necessarie intere giornate per entrare davvero nel mondo di Cerot, così vasto, così variegato e pieno di sorprese: ha detto bene circa il fiume della vita che ha un suo corso sempre difficile da percorrere se non si possiede accortezza e fermezza di idee cucite a una fede che non ammette repliche.
E concludendo questo nostro incontro...
"E nel frattempo suono qualche sera con i Rubin Red (band rock blues astigiana, n.d.r.)".
Grazie Cerot per la tua squisita ospitalità.
Memoria fotografica
- Foto 1: a Vignale, Finale Muro 2006 Campioni d'Italia - Cerot con un grandissimo (forse il più grande) a Muro, Emilio Medesani
- Foto 2: Castell'Alfero con in alto a sinistra Cerot - Vigna Sandro - Pentore Armando - sotto: Mario Riva - Angelo Uva - Luigi Casalone
- Foto 3: Viarigi 1974 Campioni d'Italia con Cerot - Attilio Basso - Luciano Policante - acc: Guido "Moreto" massaggiatore - Renzo Tommasi - Mimmo Basso
- Foto 4: Voda 1979 Campione d'Italia: Cerot - Capusso - Bonanate - sotto: Chiesa - Scattolini - "Chicco" Arata
- Foto 5: Viarigi Campione d'Italia (a colori) Fantino - Tommasi - Mimmo Basso - Cerot- Attilio Basso - Luciano Policante
- Foto 6: 1983, la formazione dell'Edilconsat di Asti FIPT - GIRONE NAZIONALE - Capusso Franco - Cerot - Candido Sibona - Mogliotti Osvaldo - Malpetti - Pastrone. Foto sul campo del Lungotanaro. Spareggio a Capriano del colle (BS) vs Rallo (TN). L'edilconsat rimane in serie A
- Foto 7: Edilconsat di Asti nel 1981
- Foto 8: 1970 sul mitico campo dei Salvi di San Massimo di Verona: vincemmo contro i veneti capeggiati da uno dei forti giocatori di ogni tempo, Salvatore Biasi detto "Tore". Racconta Cerot: "Il campo era l'aia della fattoria ed esiste ancora oggi e sarò presente il 2 giugno per una "rentrée" con vecchi compagni d'un tempo per ricordare Flavio Bertagnoli detto "Bomba" deceduto per il male sottile alcuni anni fa. La squadra era composta da Mario Riva, mezzovolo, Sandro Vigna il mitico "patron" del Castell'Alfero di allora Luigi Casalone terzino Sotto Angelo Uva, rimettitore, io al centro e Armando Pentore, battitore"
- Foto 9: Cerot Band nel marzo 1989