Se fosse ancora vivo Gipo Farassino oggi compirebbe 85 anni, essendo nato a Torino l’ 11 marzo del 1934. Invece se n’è andato l’ 11 dicembre di 6 anni fa. Pochi, in questi giorni, hanno ricordato la ricorrenza, mica era Lucio Dalla per il quale lo scorso 4 marzo ci sono stati programmi televisivi e special su tutte le radio. Ma tutto è partito dal comune di Bologna che ha organizzato una grande serata evento nel Teatro Comunale. Lo stesso dicasi per Genova e per Fabrizio De Andrè, nel gennaio scorso.
Qui da noi, silenzio. Eppure Farassino è stato il cantore del Piemonte, lo chansonnier di questa terra. Non sto parlando del Farassino politico o assessore, mi riferisco unicamente all’ artista. Per tutta la sua carriera ha saputo regalare canzoni e poesie di innegabile bellezza, ha saputo interpretare quell’ essere piemontese tenace, barbutun, ironico, intraprendente. Si è esibito nei teatri e nelle piazze, nelle feste di paese e nei festival nazionali. Non si è mai tirato indietro. Eppure non è riuscito a superare i confini del Piemonte, a differenza di Jannacci o Lando Fiorini o Roberto Murolo, solo per citare alcuni cantanti dialettali che hanno assaporato la fama e le lodi in tutta Italia.
Farassino è stato l’ emblema di questo Piemonte che non sa valorizzare le proprie ricchezze. E non mi si dica che il problema è la lingua piemontese di difficile comprensione. Creuza de mà di Fabrizio De Andrè è un capolavoro certo, ma è incomprensibile. Eppure è diventato un cult musicale, ancora oggi trasmesso e ritrasmesso da radio e tv.
Ecco perché vogliamo ricordare Gipo almeno qui, sui nostri siti di informazione on-line, sperando che qualcuno colga la palla al balzo per tenere vivo il ricordo di questo straordinario chansonnier. Questo oblio lo collego a una sua canzone: “Girano, sapessi come mi girano…ma un giorno mi scoppiano e se mi scoppiano sono guai..tu che ridi non lo sai…”