È notizia di ieri che il Consiglio di Amministrazione della Cassa di Risparmio di Asti (“Banca di Asti”), ha approvato l'otto agosto le situazioni patrimoniali ed economiche individuali e consolidate al 30 giugno 2019, con l’utile netto consolidato pari a 12,7 mln di euro, in linea con gli obiettivi di periodo. L'utile netto della sola Banca d'Asti è di 17,6 milioni di euro.
Da una serie di dati decisamente tecnici e poco”masticabili” emerge che sicuramente, nonostante i periodi di ombra e nonostante i tempi siano decisamente cambiati e di conseguenza l’economia e i rapporti bancari, la banca del territorio sia in salute e pronta ad affrontare nuove sfide, anche con l’apporto di capitali a favore di aziende e imprenditori.
Abbiamo voluto fare il punto della situazione con Carlo Demartini Amministratore delegato di Cassa di Risparmio di Asti Spa che ci ha confermato lo stato di salute.
È in corso un piano di rafforzamento ulteriore, il programma strategico fino al 2021 è quello di proseguire una strategia sulla diverse componenti di competitività: reddività, patrimonio, liquidità e l’efficienza di produzione. Stiamo ancora rafforzandoci su tutti i componenti fondamentali di una azienda di credito anche con l’operazione di Biver Banca e altre operazioni che abbiamo in corso. La capitalizzazione primaria a 13.20 e oltre il 16% di capitalizzazione totale ci collocano nella fascia migliore delle aziende bancarie. Come indicatore di liquidità siamo nella fascia molto buona.
L’utile della sola Banca di Asti risulta superiore al consolidato (la somma delle società del Gruppo) significa che avete società del gruppo in perdita?
Assolutamente no! Le tecniche di contabilizzazione del bilancio consolidato fanno si che una parte degli utili specialmente quelli di Pitagora vengano ripartiti anche sugli esercizi futuri, a livello consolidato abbiamo un aiuto non adeguato perché ci sono anche da compensare i dividendi e poi ci sono altre voci di divisione contabile. E poi c’è la distribuzione della capacità economica di Pitagora su più esercizi. Questo dipende anche da una scelta interna di finanziamenti della società controllata, che nel secondo semestre dovrebbe dare più reddività. Mi aspetto un miglioramento relativo del consolidato rispetto all’utile della capogruppo nel secondo semestre.
Dai dati risulta anche che nonostante le molte assunzioni, sono state ridotte le spese sul personale è dovuto agli esodi? Gli altri costi sono anch’essi oggetto di riduzione?
Sì, Sono oggetto di forte negoziazione con la controparte. Siamo coscienti che ridurre i costi per noi vuol dire ridurre i ricavi di qualcun altro, non può che essere così. Abbiamo un’azione molto potente sui costi tuttavia oltre a un certo livello di compressione, di servizi abbiamo bisogno, sarà difficile andare stiamo lavorando intensamente e penso che per i prossimi anni ci sarà un non aumento dei costi che è già un successo, perché se la banca cresce e non aumentano i costi vuol dire che aumenta la sua produttività.
A proposito di crescita. I tempi sono decisamente cambiati anche dal punto di vista degli stipendi. Oggi una banca genera reddito con più difficoltà rispetto al passato?
Eh sì. C’è stata una devoluzione mondiale. Da dieci anni ormai è in corso un cambiamento radicale nel mondo bancario, tante banche non ce l’hanno fatta. Tutti sulla parte commerciale facciamo fatica, bisogna dematerializzare il più possibile ed essere su internet senza snaturare i rapporti con i nostri clienti.
La sfida è complicata e il mestiere è cambiato.
12,5 milioni di euro di perdite a causa delle cessioni di crediti deteriorati, durerà ancora molto questa generazione di perdite a fronte di attività che in origine avrebbero dovuto essere redditizie?
Questo è figlio della crisi. Noi siamo cresciuti nel tempo anche sugli impieghi. Il gruppo si è moltiplicato per tre negli ultimi 10 – 12 anni, gli anni della crisi e questo è un fatto oggettivo, siamo cresciuti anche sugli impieghi la crisi c’è stata a livello mondiale e ha dato i suoi frutti in parte avvelenati.
Pur essendo cresciuti nei prestiti abbiamo generato crediti deteriorati in linea con la media del sistema bancario. Poco per volta li stiamo eliminando, purtroppo lo scarico avviene in un mercato molto affollato ma con pochi compratori, chi deve vendere non è nelle migliori condizioni ma è necessario. Proseguiremo nel 2020/20121 con una riduzione dei deteriorati che fa parte del rafforzamento strategico.
Cosa bolle in pentola per il futuro? Avete previsto degli investimenti sul territorio?
Noi investiamo continuamente sul territorio, non apriremo in provincia nuove filiali al momento. Siamo a disposizione del territorio per fare buoni affari e sostegno all’economia , ben vengano imprese e investitori, altrimenti li serviremo nelle aree dove si presenteranno.
Come vanno le azioni, è sempre un buon investimento comprarle?
Rispondo con una battuta il prezzo delle nostre azioni parla da solo è uno dei pochi mercati che tiene, non ha avuto criticità particolari. Siamo contenti perché dall’investitore c’è fiducia e sostegno all’azienda che continua ad essere competitiva. Sul fatto che sia un buon investimento sono clamorosamente in conflitto di interesse però posso citare i fatti: è un investimento a medio e lungo termine che nel tempo ha preso valore dalla cedola sul capitale ed è evidente la tenuta del valore.