Attualità - 27 novembre 2019, 12:58

Un concorso per le scuole superiori ricorderà il carabiniere astigiano che salvò 10.000 prigionieri di guerra

Il generale Cosma Manera li riportò a casa, nel 1920, dopo un’odissea durata quattro anni

Manera (secondo da destra nella fila centrale) ritratto con comandanti e ufficiali della missione alleata in Siberia. Foto tratta da Wikipedia

Per quanto, nonostante abbia cambiato denominazione nel 2013, tutti gli astigiani continuino a chiamarla piazza d’Armi, l’ampio piazzale in cui moltissimi di noi hanno preso le prime lezioni di guida è in realtà intitolato al Generale di Divisione Marco Cosma Manera (Asti, 15 giugno 1876 – Torino, 25 febbraio 1958), cui deve il nome anche l’area di Valmanera (valle Manera, appunto, poiché la sua famiglia vi possedeva dei terreni)

Misconosciuto protagonista di una impresa che non è eccessivo definire eroica, cui l’Arma dei Carabinieri e l’Ufficio Scolastico Territoriale hanno deciso di rendere giusto omaggio mediante il progetto, rivolto alle classi VI e V delle scuole Superiori di Asti e provincia, “Uno sguardo curioso su Cosma Manera”.

Ma, prima di illustrare nel dettaglio i contenuti dell’iniziativa, è opportuno raccontare la figura di questo straordinario astigiano, ufficiale dell’Arma che parlava ben otto lingue, che dal 1916 al 1920 fu artefice e protagonista del rimpatrio di circa 10.000 militari italiani delle terre irredente (ovvero quelle terre di confine rimaste all’Austria dopo il 1866) fatti prigionieri in Russia. Militari che, per evitare il rischio di porli in conflitto con parenti o amici “nemici” perché residenti qualche chilometro più in qua rispetto al confine, erano stati mandati a combattere su altri fronti e poi fatti prigionieri.

Nel 1916, l’allora maggiore Cosma Manera fu incaricato di riportarli a casa. Una missione sulla carta (e nonostante le comunque considerevoli difficoltà negli spostamenti all’epoca) piuttosto lineare, che si complicò enormemente quando in Russia scoppiò la Rivoluzione d’Ottobre (1917)

Privo di riferimenti politici e logistici, solo insieme a 10.000 soldati in un enorme Paese allo sbando, Cosma Manera tentò di rimpatriarli via mare, ma le proibitive condizioni meteorologiche fecero sfumare il progetto, con tanto di fuga dell’armatore che si rifiutò di far uscire le navi in mare aperto con il rischio di restare incagliati.

Così Cosma Manera e un primo blocco di prigionieri recuperati in vari campi di prigionia furono costretto a compiere una rischiosissima traversata, di oltre 6.000 chilometri, in condizioni proibitive, tentato di giungere in Cina. Dove il governo in un primo momento impedì l’accesso, ritenendo troppo rischioso far transitare oltre 2.000 uomini armati. Sbloccata la situazione, l’ufficiale tornò indietro per recuperare gli altri prigionieri.

Finché, nel febbraio 1920, Cosma Manera e i militari sopravvissuti alle durissime condizioni di vita si imbarcarono a bordo di tre navi mercantili americane e fecero ritorno in Italia, sbarcando a Trieste il 10 aprile del 1920. Un impresa epica, che però non venne celebrata come dovuto perché, nel frattempo, era esplosa la “questione fiumana” e il governo dell’epoca ritenne poco opportuno dare troppa enfasi al rientro dei militari.

Nei decenni successivi l’ufficiale, promosso tenente colonnello, fu protagonista di una luminosa carriera in seno all’Arma, conclusa con il massimo grado ottenibile all’epoca, e morì a Torino, a 83 anni, confortato dall’affetto della moglie Amelia Maria Pozzolo e delle due figlie.

Focus sul concorso

“E’ stato una persona straordinaria, un vero eroe che merita di venire degnamente celebrato”. Così si è espresso, in corso di conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, il ten. col. Pier Antonio Breda, comandante provinciale dell’Arma, sottolineando i passaggi fondamentali della sua epica impresa e spiegando come, in occasione di un incontro con il dirigente UST Leonardo Filippone, sia nata l’idea di celebrare l’ormai prossimo centenario del rientro in Italia di Cosma Manera e dei prigionieri a lui affidati.

“Il generale – ha aggiunto Filippone – è un orgoglio astigiano e siamo felici di farlo conoscere ai ragazzi attraverso questo concorso, che proporrà la realizzazione di un progetto a scelta tra tre sezioni disciplinari (documentale, artistico-espressiva e social)". I tre progetti premiati nell’ambito di ciascuna sezione, riceveranno dei “manufatti istituzionali” che faranno riferimento all’Arma e alla figura di Cosma Manera.

Al quale verrà altresì dedicato un incontro didattico, in programma il 5 febbraio prossimo presso l’aula magna dell’Università di Asti, finalizzato a illustrare il contesto storico, la figura e la modernità del generale Cosma Manera. Vi interverranno lo stesso Leonardo Filippone (interverrà sul tema “Il profilo educativo e valoriale del progetto”), il ten. col. Breda (“La modernità della figura del gen. Manera e il ruolo dell’Arma in Italia e nella scena globale”), il prof. Roberto Guarasci (Ordinario presso l’Università della Calabria, “Il contesto storico e l’impresa del gen. Manera”) e il prof. Marco Pavese (Ordinario presso l’Università di Genova, “Il profilo giuridico e il contesto internazionale della missione”)

Il gen. Cosma Manera

Il prof. Filippone e il comandante Breda ritratti a margine della conferenza stampa

Gabriele Massaro