Al Direttore - 11 gennaio 2020, 14:49

Caro Beppe, la democrazia non è il mondo che sognavi tu

Riceviamo e pubblichiamo una lettera del consigliere Mario Malandrone a commento delle dimissioni del collega Beppe Passarino

Malandrone e Passarino ritratti durante una conferenza stampa del dicembre scorso

Malandrone e Passarino ritratti durante una conferenza stampa del dicembre scorso

Ho letto con attenzione la lettera di Beppe Passarino, che lascia il Consiglio comunale.

Beppe ne fa un ricorso storico, in alcuni articoli di giornale cita l'esperienza di 14 anni fa e quella attuale. Io 14 anni fa ero consulente a titolo gratuito di Beppe all'assessorato alle politiche giovanili, ricordo bene il travaglio di quella decisione. Beppe è un fratello maggiore, con lui (avevo 25 anni) costruimmo la prima e credo unica inchiesta insieme alla GIOC di come i giovani vivessero il tempo libero e gli spazi, poi l'esperienza dell'assessorato, altra Giunta e altre dinamiche. Era un periodo bellissimo, Beppe è vulcanico, è una persona con ideali. A volte va per la sua strada, ma chi è sognatore e ha idee lo fa!

All'epoca io ricordo che abbandonai molto prima di Beppe la nave, ero radicale e oppositore. Oggi capisco molto di più cosa vuol dire Beppe: "Mi dispiace ma non sono più disposto a perdere il mio tempo nel continuare a dire delle cose senza essere ascoltato. Quando scelsi di candidarmi e successivamente, visti i risultati, partecipare al Consiglio Comunale come Consigliere avevo nei miei obiettivi, quello di cercare di creare non solo un rispetto tra realtà opposte, ma cercare, attraverso il dialogo, una volontà di presentare un modo nuovo di vivere il Consiglio, ispirandomi anche ad un Ordine del Giorno sulla fraternità approvato nella precedente consiglia tura, ma è stato un muro di gomma". Non siamo solo oppositori, siamo minoranza ma se sediamo in consiglio siamo consiglieri. Il ruolo di consiglieri non è solo quello di fare opposizione se si è in minoranza, e silenzio assenso se si è in maggioranza.

Il problema caro Beppe è che la democrazia da 14 anni fa è ancora più cambiata, oggi i consigli comunali sono molto più deboli e figuriamoci la minoranza. Purtroppo Beppe il mondo che immagini tu è molto lontano: sui posti di lavoro, nelle associazioni, in politica quelli che possono affermare frammenti di idee (quando le hanno) sono spesso i mediocri, gli yes man, quelli che fanno parti della corte: cortigiani del terzo millennio. In politica purtroppo è sempre stato così, ma so che tu sogni un altro modo di fare politica e ne hai non solo diritto, ma ne abbiamo tutti il dovere.

Il mondo, ahimè, ha ereditato in più ambienti questo atteggiamento e la tua provocazione è sale, lievito e serve a tutti noi per una riflessione che non deve limitarsi ad oggi. Contan poco le competenze, le analisi e i dati, il giudizio si basa su una sintonia di fiducia basata su altro. Lo vivo quotidianamente ovunque, la assenza  di ascolto, l'incapacità di notare idee di altri brillanti, le competenze altrui sono marginalizzate. Io non credo sia solo un problema di un consiglio comunale, ha invaso tutti gli ambienti questa pratica. Ho vissuto spesso questa esperienza ed è frustrante.

Caro Beppe il silenzio però è più assordante e tu da persona coerente e che pratica il confronto sincero hai esternato le motivazioni. Forse non servirà per cambiare questo mondo, ma ci obbliga tutti a una riflessione. La riflessione è sul modo di confronto che si è ormai insediato ovunque e che certo in un ambiente politico, che storicamente è polarizzato trova ancora più esempi lampanti.

So bene che non smetterai di fare politica, perché la politica si fa in strada. Peccato solo per gli ambienti che si lasciano scivolare addosso consigli, idee e modi rivoluzionari di fare politica.

Ti risponderanno che la politica non è partecipazione, non è fraternità, non è ascolto, ti diranno che è fare. Fare male che importa! Al massimo la politica ti potranno dire si gioca sui numeri, sulle contrapposizioni, su un teatro di opposizioni, per non ammettere che in fondo fa paura costruire una visione collettivamente o non si è capaci. Quante cose fatte male, non hanno recepito nessun consiglio e son state ghigliottinate perché di minoranza.

Purtroppo è spesso il futuro che dice chi aveva ragione, una magra consolazione.
So che chi ti sostituirà è bravo e so che continuerai nel tuo impegno sociale, se non si è ascoltati ci si scuote la sabbia dai sandali e si va altrove. E' una riflessione che, ahimè, tocca pure noi, io rimango ancora un po' ma mi terrò la tua lettera come stimolo e ne cercherò utopie da raggiungere passo a passo.

 

Mario Malandrone

Al direttore


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