Stando alla prima rilevazione dei saldi, iniziati lo scorso 4 gennaio, mentre a livello nazionale si registra un incremento medio di vendite pari al 2%, l’astigiano va in controtendenza, con una riduzione rilevata pari a -5%, che arriva a toccare il -10% nel settore tecnologico.
“I saldi stanno diventando sempre meno riconducibili alla loro origine – spiega il direttore di Confcommercio Claudio Bruno –, non sono più le vendite di fine stagione. Le cause sono molteplici: vendite speciali, cessate attività, rinnovo locali, temporary shop. Inoltre il black friday, che all’inizio durava un solo giorno, adesso dura un’intera settimana, ma va anche oltre ed ha penalizzato i negozi obbligandoli ad adeguarsi alla scontistica applicata dalle grandi catene, che usufruiscono anche di una diversa tassazione che finisce col creare una sperequazione di carattere anche fiscale a favore sempre dei grandi gruppi e delle stesse grandi catene”.
“E una questione di sostenibilità - sostiene Dino Penna, presidente provinciale di FederModa Italia - sempre più spesso vengono meno anche le regole e mancano i controlli. Ad esempio, nei trenta giorni che precedono il periodo dei saldi, non si dovrebbero fare sconti se non giustificati da rinnovo locali o chiusura attività, ma così non è”.
Federazione Moda Italia Asti, per andare incontro ai commercianti, lo scorso anno ha indetto un referendum nazionale tra i suoi associati per valutare se sia il caso di spostare in avanti le date dei saldi invernali e di quelli estivi. Il risultato è stato che oltre il 60% dei commercianti è vorrebbe questo rinvio.
“Abbiamo sottoposto un documento con la proposta a livello regionale in tutta Italia, ora la partita passa alla Conferenza delle Regioni e qualora le nuove date fossero accettate a livello nazionale – ribadisce Dino Penna – si potrebbe partire con questa novità già dal 2021. Nel frattempo confidiamo che, almeno a livello locale, il nuovo piano urbano permetta la ricrescita di una città che, altrimenti, è destinata a… soffrire”