Il Consiglio comunale di ieri sera – apertosi con la surroga del consigliere Mauro Bosia che è subentrato al dimissionario Giuseppe Passarino, cui l’aula ha tributato unanimi elogi per il lavoro svolto – si è svolto in maniera piuttosto tranquilla finché non si è giunti a trattare l’interpellanza della consigliera Angela Quaglia inerente la gestione della Fondazione Asti Musei, in merito alla quale la consigliera di minoranza ha chiesto numerosi ragguagli.
Alle numerose domande poste dalla consigliera, il sindaco Rasero ha risposto sviluppando un intervento durato circa un’ora e venti minuti nell’ambito del quale il primo cittadino non ha mancato di fare un elenco di tutti gli interventi (compresi quelli di minor entità relativi la manutenzione ordinaria) effettuati dall’inizio della gestione delle strutture museali da parte della Fondazione.
Una risposta, che non ha soddisfatto la consigliera Quaglia, cui ha fatto seguito l’analisi della pratica, approvata nel corso del pomeriggio in Commissione Cultura, inerente il passaggio di gestione della Fondazione Eugenio Guglielminetti alla Fondazione Asti Musei. Anche in questo caso, la consigliera Quaglia, che aveva presenziato alla riunione della Commissione Cultura, ampliando l'analisi a tutto il sistema di gestione, ha espresso il proprio dissenso in merito a uno dei punti della convenzione, quello relativo la gestione degli “smart ticket” che consentono di visitare, nell’arco di validità di una settimana, tutti i musei facenti capo alla Fondazione.
“Ho l’impressione che il sindaco ci abbia letto, in modo inespressivo e infastidito, una lunga relazione, evidentemente scritta per lui da qualcun altro, senza averne neppure prima esaminato il contenuto e senza neppure farci avere una copia della relazione da poter riesaminare – ci ha detto Angela Quaglia – In ogni caso ha fornito una risposta burocratica, del tutto inadeguata e non di indirizzo politico rispetto le prospettive culturali. Per cui trasformeremo l’interpellanza in mozione per aver modo di parlarne nuovamente”.
“Ho anche espresso – continua la consigliera – alcune proposte relative la gestione dei biglietti e in particolare degli ‘smart ticket’, sia per le scuole che per i visitatori adulti. Secondo me, una validità di 7 giorni per questi biglietti non è sensata, perché nessun turista si ferma ad Asti per un’intera settimana. Magari ci può venire per un week end, abbinando la visita a un paio di nostri musei a cene in ristoranti di Asti e al dormire nei nostri alberghi, ma difficilmente si fermerà più a lungo. Quindi ho proposto di estendere questa validità ad un mese, incentivando così il turista a tornare da noi per una seconda visita. Per i bambini, invece, il ticket è eccessivamente costoso: la politica culturale del Comune dovrebbe favorire l’avvicinamento ai musei e alle occasioni culturali da parte dei cittadini, a partire proprio dall’abituare i bambini al bello e alla cultura”.
“Il fatto che il ticket verrà applicato anche alla Fondazione Guglielminetti, finora ad ingresso gratuito, mi ha dato modo di domandare chi decide la politica culturale cittadina, perché la convenzione prevede sia la Fondazione a comunicare al Comune l’importo dei biglietti – argomenta ancora la consigliera di minoranza – Pertanto, visto che il sindaco è membro del CdA della Fondazione, faccia sentire la voce della Città, anche in considerazione che solo Palazzo Mazzetti è di proprietà della Fondazione. Tutto il resto è del Comune, che paga anche le utenze, per cui ‘mettere il naso’ nella gestione mi sembra davvero il minimo sindacale”.
“Relativamente al costo dei biglietti - ha aggiunto -, facendo parte del CdA di Asti Musei, ho chiesto di ridurre il costo agli studenti astigiani. E, per concludere, dico che non riporta neanche correttamente le cose. Non trasformeranno l’interpellanza in mozione perché la mia risposta è stata burocratica e priva di indirizzi, ma perché presentava più firme di consiglieri senza forse sapere che uno solo la poteva discutere in aula senza che gli altri potessero prendere la parola. Di conseguenza io stesso ho suggerito di trasformarla in mozione per allargare il dibattito”.
"Siedo nel consiglio dal '98 - controbatte Angela Quaglia - e ne conosco le dinamiche. Eravamo perfettamente consapevoli che, presentando una interpellanza (sia pure firmata da più consiglieri), avrebbe potuto parlare uno solo, ma lo abbiamo fatto perché le interpellanze vengono discusse molto prima delle mozioni. Se avessimo presentato direttamente una mozione, chissà quando sarebbe stata discussa"