Attualità - 15 marzo 2020, 08:40

"Io, piemontese in Olanda ai tempi del Coronavirus: qui per ora si raccontano la realtà che preferiscono"

Elena è un'esperta di immunologia e salute pubblica internazionale che lavora all'Università di Maastricht. "Stanno cominciando a sospendere lezioni ed eventi, ma noi italiani siamo visti come allarmisti, quasi apocalittici"

"Io, piemontese in Olanda ai tempi del Coronavirus: qui per ora si raccontano la realtà che preferiscono"

Elena vive a Maastricht con la sua famiglia: ha 42 anni, un marito olandese e due piccole per casa. Ma quel che vede intorno a lei, torinese e dunque in contatto con tante persone ancora nel nostro Paese, crea più di qualche preoccupazione alla luce della crescente emergenza Coronavirus.

"Qui la sensazione è che, nonostante qualche provvedimento già adottato vietando gli eventi con più di cento persone, chiudendo cinema, musei e impianti sportivi, la gente e le istituzioni vogliano credere alla realtà che più li rassicura. Si sente dire spesso che in fondo andrà tutto bene, lo stesso viene comunicato dalle fonti ufficiali. E la gente vuole crederci. Basti pensare che per ora le suole sono ancora aperte".

Come procede il lavoro in Università?

"Fino a venerdì le lezioni si sono svolte normalmente, adesso aspettiamo di capire se dalla prossima settimana cambierà qualcosa: molte lezioni saranno via Internet, ma sono ancora programmate altre attività in gruppi più ristretti, sulle quali si attendono decisioni. Di certo, è da giorni che tre studenti italiani che sono in ateneo stanno raccogliendo firme per far chiudere la struttura".

Ma come siete visti, voi italiani, in questo senso?

"Io sono di Torino e quindi ho notizie aggiornate sul fronte del contagio, specialmente per il Nord Italia. Altri italiani, magari di altre aree, ne sanno di meno. Ma la preoccupazione c'è, siamo giustamente allarmati, ma piuttosto chi vive qua ci percepisce come allarmisti, quasi apocalittici. Presto, però, cominceranno le lezioni online".

Come mai questa resistenza verso le difficoltà che stanno interessando gli altri Paesi?

"Secondo me vogliono convincersi che andrà tutto bene, questo li rassicura. E forse sperano nell'immunità di gregge. Ma ci sono anche convinzioni errate che vengono fatte circolare, come quella secondo cui gli asintomatici non sarebbero per nulla infettivi. Io sono ricercatrice nel campo dell'immunologia e della salute pubblica internazionale e a sentire certe cose mi cadono le braccia. Ma per ora non c'è modo di convincerli: è scoraggiante".

Ma non c'è nessun segnale di tensione?

"Secondo me quella sta aumentando. Siamo andati ieri al supermercato e abbiamo visto molta gente che svuotava gli scaffali e riempiva i carrelli. Evidentemente un minimo di consapevolezza si sta diffondendo. Soprattutto in quelle aree come Eindhoven, dove i contagi sono più numerosi e alcune aziende stanno già spingendo sullo smart working. Sono soprattutto le grandi aziende a farlo. Mi aspetto che con la prossima settimana la situazione però possa modificarsi in maniera maggiore. Vedremo".

Massimiliano Sciullo

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