"Jack London ebbe sempre la convinzione che allo sviluppo della sua inclinazione letteraria avesse contribuito la vicenda con un'insegnante degli ultimi anni alla Cole School, tra la Dodicesima e Alice Street. Accadde durante una lezione di canto. Jack aveva il dono di una voce pura e musicale, mentre quella della maestra stonava in modo abominevole. Quando il bambino mostrò il suo coraggio nel rifiutarsi con fermezza di unirsi al coro, spiegandone le ragioni, la donna si infuriò e lo spedì dal direttore.
Il signor Garlick, invece di punire il ragazzo e rendersi colpevole della distruzione di quel suo notevole senso dell'armonia, ascoltò attentamente le sue ragioni, e discusse con lui la questione per un bel po'. Giusto e diplomatico qual era, e come dimostrò di essere durante i lunghi anni in cui insegnò a Oakland, il preside sondò invece le inclinazioni dell'alunno, si informò delle materie nelle quali eccelleva e lo rimandò alla maestra con una nota, la quale obbligò Jack a trascorrere le lezioni di canto scrivendo poesie. Così lui, che pure adorava la musica e cantare, fu privato di quei piaceri ma allo stesso tempo venne anche spinto a sviluppare un'altra attitudine, quella della scrittura".
Forse senza il signor Garlick non ci sarebbe stato Jack London, forse se non fosse intervenuta quella punizione scolastica che, a ben guardare, punizione non era, ma semplicemente il tentativo di gettare la semina in un terreno incolto ma fertile, la letteratura statunitense non avrebbe avuto uno dei suoi romanzieri più affascinanti. Chi può dirlo? Quello che è certo è che Jack London non fu soltanto un maestro della penna, l'autore immortale de Il richiamo della foresta, Il lupo di mare e Zanna bianca, libri sui quali si sono formati centinaia di ragazzi, ma fu soprattutto un individuo che nella sua pur breve esistenza (quando nel 1916 si spense in California aveva appena quarant'anni) sperimentò ogni forma di avventura, rendendo la sua vita un'esperienza formidabile, degna di essere cristallizzata in un libro. L'idea di raccontarsi sulla carta Jack London l'aveva avuta quando scrisse Martin Eden, romanzo a sfondo autobiografico lanciato nel 1909, ma, fuor di dubbio, il racconto più dettagliato, commosso e sentito riposa nelle parole della sua seconda moglie Charmian Kittredge London. Charmian fu scrittrice, cavallerizza ed esperta navigatrice. Visse fra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento con lo spirito di chi sapeva precorrere i tempi. Intelligente e moderna, fu compagna di viaggio del marito per moltissimi anni. Fu con lui in Giamaica, a Cuba, in Florida, a New York e in molte altre località ancora. Si spostò in calesse, ma soprattutto viaggiò per mare, dove, fra le onde e i soffi dal vento, il senso di libertà era più forte. Così in crociera sullo Snark e poi a bordo del Dirigo giù fino a Capo Horn. Condivise con Jack le gioie, ma provò anche qualche dolore, come l'esperienza del grande terremoto che il 18 aprile 1906 rase al suolo San Francisco, sconvolgendo la loro vita. Alla morte del marito decise di narrarne le imprese ne Il libro di Jack London, una poderosa biografia, ora a disposizione dei lettori, grazie a Castelvecchi Editore, in una veste rivisitata ed ampliata.
Nelle pagine di questo libro, che affascina, avvince e si legge in un soffio, palpita il cuore dell'autrice che, in una ricca selezione di aneddoti, curiosità e carteggi, rievoca con affetto l'epopea del marito, le mille esperienze, i viaggi avventurosi, gli incontri con amici, editori e scrittori, nonché le relazioni con le donne a cui fu legato. Come Anna Strunsky. «Anna era una studentessa dell'Università di Stanford: una bella ragazza, bruna, russa ed ebrea, più adulta delle giovinette a cui Jack era abituato, poiché aveva diciassette anni. Era una creatura splendida e ardente, intelligente, brillante, e profondamente leale con chiunque la incontrasse. Era diversa da tutte le altre che aveva avuto: non era pallida come un giglio né audace e appassionata, ma piena di buon cuore e di una deliziosa e ingenua sincerità. L'adoravano tutti. Nessuno sapeva resistere al suo fascino, ed era molto desiderata. Che i due si incontrassero fu una cosa naturale. Le loro anime si conobbero e sentirono da subito il bisogno l'una dell'altra. E subito furono legati da un'amicizia intellettuale e spirituale». E come Elisabeth Maddern, che sposò nel 1900. La loro unione fu breve, ma allietata dalla nascita di due figlie.
Il libro di Jack London ci rende partecipi dei momenti salienti dell'esistenza dello scrittore: la fanciullezza, il periodo a Livermore Valley, che Jack apprezzò sono dopo averlo terminato, gli studi, l'impegno sociale con l'adesione al socialismo. Ci mette a parte delle tante imprese, come la battuta di caccia alle foche nel mar del Giappone o l'infruttuosa corsa all'oro nel Klondike, nel Canada nord-occidentale, appena al di là del confine con l'Alaska o, ancora, la drammatica esperienza in Corea al tempo del conflitto russo-giapponese.
Ogni momento è a sé stante e vibra di notevoli emozioni. Nelle Operette morali Giacomo Leopardi afferma che soltanto chi vive avventurosamente non prova il taedium vitae. Pensava a Cristoforo Colombo e a Piero Gutierrez. Ma quel balzo nel buio e nell'ignoto, che è poi l'insopprimibile anelito alla felicità e alla pienezza dell'essere lo ritroviamo in pieno nel cammino di Jack London.
Editore: Castelvecchi
Collana: Storie
Anno edizione: 2019
Pagine: 600 p., Brossura