Attualità - 24 marzo 2020, 11:51

La "cerca del tartufo" candida Langhe, Roero e Monferrato a un nuovo riconoscimento Unesco

La secolare pratica farà parte della rosa italiana che verrà presentata al Segretariato Unesco in vista della scelta finale di Parigi 2021. Primo passo verso l’inserimento nel Patrimonio Culturale Immateriale tutelato dall’ente internazionale

La cerca del tartufo (ph. Tino Gerbaldo)

La cerca del tartufo (ph. Tino Gerbaldo)

"Finalmente una buona notizia, che ci sarebbe parsa grande ieri, dopo anni di impegno e di tentativi, e che ci pare piccola oggi, rispetto ai tanti guai che stiamo vivendo. E tuttavia una novità che può apparire come una lucina che compare nello spesso del buio".

Con queste parole, certamente adeguate al momento, il presidente del Centro Nazionale Studi Tartufo di Alba Antonio Degiacomi commenta la notizia appena appresa dal Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco circa la scelta delle candidature al Patrimonio Culturale Immateriale per il ciclo 2021.

Svolto a maggioranza nella giornata di ieri, lunedì 23 marzo, con procedimento telematico, l’esame tenuto dalla Commissione Italiana Unesco ha portato alla definizione delle tre candidature, che entro il prossimo 31 marzo saranno presentate al Segretariato Unesco in vista del pronunciamento finale, atteso per il novembre 2021 a Parigi.

La prima delle tre proposte scelta dalla Commissione riguarda proprio il prodotto principe di quello stesso territorio – quello di Langhe, Monferrato e Roero – che, dal 2014, dal riconoscimento di Doha, coi suoi paesaggi vitivinicoli fa già parte della "heritage list" Unesco.     

“Cerca e cavatura del Tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali" si legge nelle motivazioni del Comitato Italiano – valorizza un patrimonio che da secoli caratterizza la vita rurale di ampie porzioni del territorio italiano. La pratica riunisce conoscenze vaste, incentrate sulla profonda conoscenza dell’ambiente naturale e dell’ecosistema, ed enfatizza inoltre il rapporto tra uomo e animale, riunendo le abilità del tartufaio e quelle del suo cane. Si tratta di una tradizione secolare, tramandata attraverso storie, aneddoti, pratiche e proverbi che raccontano di un sapere che riunisce vita rurale, tutela del territorio e alta cucina".

Nella rosa approvata figura poi “Tocati, a shared programme for the safeguarding of traditional games and sports”, candidatura transnazionale relativa al Registro delle Buone Pratiche della Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale con capofila l’Italia e comprendente Belgio, Cipro, Croazia e Francia, che intende tutelare i giochi antichi, radicati nella vita quotidiana delle comunità e rientranti a pieno titolo in quelle pratiche sociali in grado di diventare espressioni della vita quotidiana, di riti e contesti festivi comuni ad ampie aree di Europa.

Infine, “Lipizzan horse breeding traditions”, candidatura transnazionale con capofila la Slovenia e comprendente, oltre all’Italia, Austria, Bosnia, Croazia, Ungheria, Romania e Slovacchia. L’allevamento del cavallo Lipizzano rappresenta un complesso patrimonio di conoscenze e pratiche tramandatesi nel corso dei secoli nelle aree politicamente e geograficamente assoggettate all’influenza asburgica. Dalla creazione della razza nel 1580 presso la città di Lipica, nell’odierna Slovenia, il cavallo Lipizzano si è diffuso in tutti i paesi dell’impero austro-ungarico, implementando infrastrutture, architetture e saperi che continuano ancora oggi.

Il presidente della Commissione Nazionale Italiana Unesco, Franco Bernabè, nell’esprimere "apprezzamento per il fattivo contributo dato dalle amministrazioni partecipanti alla Cniu alla definizione delle candidature, ha sottolineato "l’importanza che in questo difficile momento riveste la difesa e la valorizzazione del nostro patrimonio culturale immateriale e ha espresso l’impegno della Cniu perché il percorso avviato con questa decisione arrivi a compimento con successo".

"La selezione avvenuta a Roma rappresenta un primo fondamentale passo in vista di Parigi 2021 – commenta ancora Antonio Degiacomi –. Speriamo che per allora ci siano le condizioni per festeggiare in grande".

E.M.

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