Dopo la nuova stretta dell'ultimo DPCM e alcune norme non proprio chiarissime, molte aziende e fabbriche hanno sospeso il lavoro.
Ieri, come avevamo preannunciato è iniziato anche nell'Astigiano uno sciopero nel comparto metalmeccanico e, seguendo l'invito di Fiom, Uilm e Fim, i lavoratori non sono entrati. Le tre sigle unite chiedevano di "Fermare subito le attività che non costituiscono servizi essenziali, senza se e senza ma, spiegando che " le aziende che non appartengono strettamente a quei settori debbano prepararsi ad interrompere immediatamente la loro attività fino al 5 aprile e utilizzare la cassa integrazione prevista per l'emergenza “Covid-19”.
Ieri Mamadou Seck Segretario FIom Cgil di Asti ha spiegato che il sindacato "in questa fase difficile, ha rappresentato sempre la necessità dimettere al primo posto,rispetto a qualunque altra valutazione,la salute e la sicurezza dei lavoratorie delle lavoratrici".
E aggiunge che il "DPCM sta creando dappertutto confusione, alterando gli animi dei lavoratori già provati dalle tensioni di questi giorni.La situazione è diventata ingestibile con aziende ormai chiuse da giorni ed altre senza una reale necessità continuano a lavorare mettendo a rischio la salute delle maestranze".
Ad oggi ci sono 32 aziende chiuse con utilizzo della cassa integrazione con causale Covid-19, 7 aziende che chiuderanno dal 25 marzo ed altre 11 che hanno deciso di continuare l’attività produttiva.
"Occorre quindi - conclude Seck - un’azione conseguente e tempestiva e per queste ragioni, sollecitiamo alla Regione, il Prefetto, la Provincia, il Comune, le associazioni datoriali, in attesa dei necessari chiarimenti sul nuovo DPCM del 22 marzo 2020 a fermare le aziende che non appartengono strettamente a quei settori dall’allegato 1 ed interrompere immediatamente la loro attività fino al 3 aprile, rispondendo così alla necessità di contenimento del contagio".