Come ormai noto, il settantacinquesimo anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo verrà celebrato esclusivamente sul web, dove verranno diffuse storie di partigiani e partigiane per celebrare l’importante giornata senza cortei vietati dalle norme di contenimento dell’emergenza sanitaria in corso.
Non si scenderà in piazza, ma rimarrà alto il pensiero di “restare liberi” e il pensiero, come le idee, non lo si può fermare: la presenza collettiva ci sarà ugualmente nei cuori partigiani, antifascisti, perché nonostante la “separazione da virus”, resta la grande comunione di valori e di speranze.
I FESTEGGIAMENTI VIRTUALI DEI RIBELLI DELLE LANGHE
I “Ribelli delle Langhe” hanno deciso di celebrare la giornata tramite due video, che domani verranno pubblicati su YouTube e sulla pagina Facebook “25aprileiorestolibero” e che portano tutti e due lo stesso titolo, ossia “2020 I ribelli delle Langhe”.
Il primo è una raccolta di foto dal 1944 al 2019 e si avvale della consulenza storico scientifica di Renato Grimaldi dell'Università di Torino. Il secondo è un video che vede protagonista la canzone partigiana "Sul Ponte di Cossano". Con l’importante contributo di due astigiani, ovvero Alessio Bertoli che ne è voce narrante e ne cura la regia e la sceneggiatura di Silvia Giordanino, cui si deve anche l’idea sviluppata insieme a Lorenza Balbo. Contributo musicale di Paolo Serazzi.
IL PONTE DI COSSANO
La canzone sul ponte di Cossano è la canzone della Seconda Divisione Langhe. Il piccolo paese delle Langhe, Cossano Belbo (CN), è un paese costituito da giovani hanno scelto di ribellarsi alla costituente Repubblica Sociale diventando partigiani, la popolazione contadina, un mondo che non esiste più, gli ex prigionieri di guerra, gli sbandati della quarta armata, così come le donne e gli anziani. Tutti producono una resistenza del tutto particolare, fatta dapprima di una resistenza clandestina, una sorta di resilienza e poi di una resistenza politica ed armata.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre cambia anche nelle Langhe il modo di vedere le cose, di ragionare e si percepisce finalmente che è giunto il momento di contribuire per cambiare le cose. È giunto il momento di dire no alle scelleratezze del mondo fascista, è venuto il momento di dire no ad una guerra ingiusta e sbagliata, è giunto il momento di disobbedire alla costituente Repubblica di Salò. Nell’ottobre del 1943 si può datare la nascita della prima banda di ribelli di Langa poi diventata nell’agosto del ’44 la Seconda Divisione Langhe, una banda che nasce come una banda politica, costituita da persone di quelle terre, che conoscevano quelle terre e gli uomini di quelle terre.
Volevano orientare i comportamenti delle genti al fine di ridurre al minimo le sofferenze della popolazione inerme, facile obiettivo dei rastrellamenti di fascisti e tedeschi. In quella circostanza, in particolare nella fine del ’43, inizi del ’44, non serviva solo combattere, non serviva solo reperire le armi ma era essenziale essere in grado di condurre trattative con il nemico per lo scambio di prigionieri. Era essenziale, importantissimo fare accordi con i tedeschi ed i fascisti per difendere la popolazione da pesanti ritorsioni.
L’azione dei ribelli, come all’epoca si chiamavano i partigiani, nella zona della Langa e della valle Belbo impensierì non poco le formazioni tedesche e fasciste che controllavano la zona. Le lunghe e strette valle Belbo e valle Bormida erano infatti delle aree strategiche sia per gli alleati, che con un possibile sbarco in Liguria avrebbero potuto infiltrarsi all’interno e raggiungere le principali città del nord Italia, e allo stesso tempo evacuare rapidamente le forze militari verso il mare, sia per i fascisti e i tedeschi che cercavano di mantenere il controllo per poter ostacolare un’eventuale azione da parte dell’esercito francese.
Quindi quel tratto di territorio che è la Langa piemontese e ligure doveva essere tenuto libero, sotto controllo dai tedeschi e dai repubblichini. Ed è questo il motivo per il quale la banda dei Balbo, un gruppo iniziale di una ventina di uomini nel gennaio del ’44 e che poi poteva contare su oltre 200 partigiani armati, fu oggetto fin da subito di dure rappresaglie.