- 24 aprile 2020, 15:43

Coronavirus: da Raviolo a Vineis, due mesi di Unità di crisi e di falle nella gestione dell’emergenza

Da quando è stata istituita con il compito di combattere, mediante un pool di esperti, l’emergenza epidemiologica, l’Unità è passata alla ribalta invece più per i numerosi avvicendamenti e sostituzioni interne

Coronavirus: da Raviolo a Vineis, due mesi di Unità di crisi e di falle nella gestione dell’emergenza

L’Unità di crisi della Regione Piemonte sembra un “porto di mare”.

Da quando è stata istituita, con il compito di combattere, attraverso un pool di esperti, l’emergenza epidemiologica del Covid-19, è passata alla ribalta invece più per i numerosi avvicendamenti e sostituzioni interne che per altro.

Tutti ricorderanno quando, nei primi tempi, il presidente della Regione Alberto Cirio l’aveva affidata al direttore dell’emergenza sanitaria e della Maxiemergenza sanitaria regionale, il saviglianese Mario Raviolo.

Nel giro di pochi giorni, Raviolo era diventato l’ombra di Cirio e Icardi. Sempre presente alle conferenze stampa, anche insieme al sindaco metropolitano Chiara Appendino e al prefetto di Torino Claudio Palomba, Raviolo ha guidato l’Unità di crisi fino a metà marzo. Già allora, il clima nei suoi confronti si era notevolmente appesantito.

Nel mirino delle “denunce” dei sindacati, inizialmente, il sopralluogo che Raviolo aveva fatto a Tortona, all’interno dell'Istituto delle suore missionarie, dove si erano avute diverse religiose colte da sintomi riconducibili al Coronavirus nel giro di una notte.

L’uso di una maschera filtrante facciale, in dotazione alla Maxiemergenza sanitaria regionale, aveva scatenato le ira dei sindacati, dal momento che – in quei giorni – la carenza di DPI, tra cui proprio le mascherine, la stava facendo da padrone in Piemonte (ma non solo).

Da allora, la strada di Raviolo in Unità di crisi sarà sempre più in salita.

Cirio, che nei primi giorni parlava di lui come professionista esperto al quale la Regione aveva deciso di affidarsi, col passare del tempo, inizia a vedere sempre meno di buon occhio il condottiero dell’Unità di crisi.

In uno degli ultimi video che lo ritraggono Raviolo lancia un appello: “Non uscite di casa. A fare la spesa ci vada soltanto uno per famiglia”. Poi, di colpo, la sua figura inizia a non più comparire nel corso delle conferenze stampa.

Sino all’ufficialità della nomina di Vincenzo Coccolo al vertice dell’Unità di crisi di corso Marche. Nessuno parlerà mai di “sostituzione”. “Mario Raviolo – ha detto a più riprese la Regione – continuerà a farne parte, gestendo l’emergenza sanitaria territoriale”.

Ma la situazione è abbastanza chiara e delineata. Il direttore regionale dell’emergenza sanitaria è stato “silurato”. Non solo, perché dopo averlo messo sul piedistallo del leader dell’Unità di crisi, la Regione Piemonte, dopo forti e sempre più insistenti polemiche sull’operato di Raviolo, sembra quasi voltargli le spalle, per non dire gettarlo nel tritacarne, mediatico ma ancor più politico.

Nei corridoi torinesi si vocifera che Cirio, sin da prima dell’emergenza Coronavirus, non nutrisse forte simpatia per il numero uno dell’emergenza sanitaria. Non lo stesso si può dire per Luigi Genesio Icardi, assessore alla Sanità piemontese, che – il 13 febbraio scorso – quando iniziavano ad esserci le prime avvisaglie dell’emergenza Covid in regione, da Saluzzo (in occasione della presentazione della chiamata in videochat per l’emergenza sanitaria) tesseva le lodi di Raviolo: “Sono orgoglioso di avervi dato fiducia: aggiungiamo un primato a quello che abbiamo già, con un ospedale da campo tra i nove al mondo certificati di secondo livello. Spesso leggiamo impropriamente cose non troppo edificanti per la sanità. Questo ultimo tassello per il Piemonte è un fiore all’occhiello”.

Chi, però, in Regione si aspettava un drastico “cambio di velocità” con l’arrivo di Coccolo, pare però sia rimasto deluso. Fonti attendibili ci dicono che l’ex direttore della Protezione civile sembra non aver dato quel “colpo di coda” tanto atteso.

Nel frattempo, l’emergenza continua. I numeri salgono ed il Piemonte, per numero di contagiati, è la seconda regione più colpita d’Italia, dopo la Lombardia.

L’emergenza mette in mostra la fragilità della sanità territoriale. Scoppia il “caso” delle RSA. La Giunta regionale pensa quindi, pur lasciando Coccolo al vertice dell’Unità di crisi, di giocarsi la “carta” di Ferruccio Fazio, ex ministro della Sanità, con l’esperienza della gestione dell’H1N1, che aveva interessato l’Italia in forma totalmente diversa rispetto al Covid-19.

Obiettivo? “Formulare delle proposte per il miglioramento dell’assistenza territoriale e costruire una strategia per la futura programmazione sanitaria con particolare attenzione alla medicina di territorio e al corretto rapporto assistenza ospedaliera e territoriale”.

Fazio si è insediato martedì. Di lui, in questi giorni, si è parlato poco. Si apprende che ha già svolto in Regione i primi incontri interlocutori.

Ma le “sorprese”, in corso Marche, non finiscono qui. Perché è di ieri la notizia di un nuovo “superconsulente” al quale la Regione cerca di appellarsi.

Si tratta di Paolo Vineis, 69 anni, originario di Alba, epidemiologo di fama internazionale e attualmente professore al Centre for Environment and Health School of Public Health dell’Imperial College di Londra.

Nell’organigramma dell’Unità di crisi sarà il responsabile della nuova Area di supporto alla Pianificazione strategica dell’Unità di crisi della Regione Piemonte.

Coccolo e Icardi “hanno condiviso la scelta di allargare il novero delle competenze necessarie a gestire la nuova fase dell’emergenza coronavirus in Piemonte”.

Occorre – spiega Icardi – ordinare l’esperienza epidemiologica di questi mesi in funzione delle scelte che andranno compiute per l’immediato futuro ed anche in vista del ritorno di possibili focolai di infezione, potenziando gli strumenti della pianificazione strategica”.

Dopo Fazio, quindi, l’Unità di crisi “ha inteso arricchirsi di nuove, qualificatissime competenze professionali che faranno squadra con il Comitato tecnico scientifico nella gestione strategica dell’emergenza sanitaria”.

Sull’Unità di corso Marche, la Regione ha disposto anche l’invio – a 61 giorni dalla sua apertura – di ulteriori rinforzi: oltre all’Area di programmazione epidemiologica, vi saranno inoltre il Coordinamento regionale dell’Area di psichiatria, rappresentato dal direttore di psichiatria dell’Asl To4 Massimo Rosa e il Coordinamento regionale dell’Area di psicologia, affidato al presidente dell’Ordine degli psicologici del Piemonte Giancarlo MarencoElide Azzan, direttore sanitario dell’Asl di Novara, ha assunto l’incarico di vicario del coordinatore sanitario dell’Unità di crisi Flavio Boraso, nonché quello di coordinatore della nuova Area di collegamento con il Dipartimento di emergenza sanitaria.

Già, perché le critiche nei confronti di Mario Raviolo, in questo ultimo periodo, non si sono mai fermate. Nel mirino, l’evacuazione, in piena notte, della casa di riposo di Villanova Mondovì. E poi ancora, una mail nella quale il medico saviglianese ha “rifiutato” l’invio dei medici del contingente di Protezione civile in Piemonte e i voli in elisoccorso che hanno trasportato Raviolo da Torino-Corso Marche, a Tortona, per il sopralluogo alla struttura delle suore missionarie.

Giova ricordare che, lo stesso mezzo aereo, il 29 febbraio, è stato utilizzato dall’assessore Icardi per un volo in Ligura, destinazione Alassio, per poi – in auto – raggiungere Albenga, dove in un hotel v’erano 32 anziani astigiani, in parte positivi al primo test sul Coronavirus.

Se le accuse siano lecite, esagerate, strumentalizzate o meno non tocca a noi dirlo.

Ciò che non passa inosservato è come, una volta “destituito” da coordinatore dell’Unità di crisi regionale, Raviolo sia passato dall’essere professionista esperto al servizio della Regione ad essere abbandonato a sé stesso, senza più un appoggio (politico) alle spalle.

Lui sostiene di aver sempre agito con l’appoggio dell’Unità di crisi, sempre informata su tutto. Sulla sua “cacciata” dalla sala operativa di Corso Marche, la Regione però si limiterà a dire, annunciando la nomina di Elide Azzan, che “il responsabile dell’emergenza sanitaria, Mario Raviolo, non farà quindi più parte dell’Unità di crisi”.

L’Unità di crisi, quindi, perde il responsabile dell’emergenza sanitaria territoriale. Nel corso della gestione di un’epidemia che vede operatori e mezzi del “118” in primissima linea nell’intervento e nel trasferimento di pazienti sospetti – o conclamati positivi – al Covid-19. Al suo posto, una figura che fungerà da “collegamento” con il Dipartimento guidato dallo stesso Raviolo.

Un pasticcio, nonostante il sostantivo non sia gradito all’Amministrazione regionale.

Che lascia una serie di interrogativi: la questione avrà ripercussioni anche sull’incarico di Raviolo alla guida del Dipartimento regionale emergenza sanitaria? Cirio sta già pensando ad un cambio al vertice del “118” piemontese?

C’è chi sostiene che un'epidemia del genere avrebbe colto impreparato chiunque.

Ma anche chi si fa promotore della filosofia del “chi sbaglia paga”. Giusto? Anche qui non spetta a noi dirlo. Di certo, però, se questo è il modus operandi, non gridiamo allo scandalo contro chi chiede anche le dimissioni dei vertici (politici) della nostra Regione.

Perché è ormai lampante che anche qui ci siano stati intoppi.

Nicolò Bertola

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