Da Asti la presenza in Douja di molti grandi vini e produttori del territorio è, ahimé, venuta meno. Anche nell’ultima edizione nemmeno l’ombra di Malvasia, sia di Casorzo che di Castelnuovo Don Bosco, di dolce Loazzolo, di Albugnano e addirittura selezionato ben un Nizza DOCG, tesoro del sud astigiano.
Si potrebbe pensare che i giudici fossero usciti a prendere un caffè e invece non si sono trovati produttori da selezionare. Produttori assenti anche tra i più quotati dell’astigiano, brutti segnali.
È indubbio che negli ultimi tempi la splendida visione di Giovanni Borello, agli albori della manifestazione, si sia evoluta fino a perdere buona parte del suo spirito di vettore di immagine territoriale.
Anche per questo apprezzo la posizione del presidente Goria. Occasione unica per ritrovare energie e risorse e rinnovare, se non proprio tutto, quasi.
Per questo, di contro, non posso che non comprendere la posizione regionale, ancor più se la valorizzazione turistica di città e dintorni dovesse veramente basarsi su una sagra vinicola.
Asti è altro, tantissimo altro, con profumi e sapori del territorio, parti di un puzzle ricchissimo ed unico.
Un posto bellissimo. Sempre.