Cultura e tempo libero - 18 luglio 2020, 07:30

Viviamo in un posto bellissimo dove si parla ancora in dialetto

Puntata dedicata a sottolineare il grande valore, ancor oggi, dei dialetti, strumenti bellissimi per riannodare e rinsaldare i legami con il nostro passato

Antico dizionario piemontese

Antico dizionario piemontese

Da che pulpito celebrare il dialetto: genovese con un papà romano da genitori marchigiani, mamma di Genova con genitori cuneeesi...risultato, niente dialetto.  Da vent’anni vivo nell’Astigiano, prima a nord, Mombarone, giusto il tempo di iniziare a comprendere la locale parlata che mi trasferisco a Belveglio, 30 km, e devo ancora iniziare a capirci qualcosa.

Eppure il vivere fuori dalle città ha tra i tanti vantaggi anche quello di poter provare a riappropriarsi di una lingua, sinonimo di belle radici. Sì, lingua perché il piemontese, come la maggioranza degli altri dialetti del Paese, non è una deformazione dell’italiano ma è un idioma neolatino. Possiede una tradizione letteraria illustre sin dal XII secolo con originali sviluppi nel XVIII, nel XIX con Brofferio e Bersezio e anche recenti. Sin dal secolo XVIII possiede dizionari, grammatiche, antologie, persino traduzioni della Bibbia … Ha quindi tutte le carte in regola per essere riconosciuta come lingua degna di studio e di tutela, utile prima di tutto per essere. 

Appena trasferitomi tra le colline del nord Astigiano, mio figlio, nel finire le elementari nella piccola scuola di Serravalle, aveva un paio d’ore di Lingua piemontese nel piano studi; lo trovai motivo in più per fermarsi e spero ancora ci sia qualcosa del genere. Iniziativa più che avveduta il portare a scuola piccoli stimoli per continuare a parlare la lingua dei padri, orgogliosi di origini popolane e contadine.

Si difendono ambiente, monumenti e paesaggio, perché allora non comprendere anche la ricchezza della varietà linguistica italiana?

Da qualche decennio, qualche buon segnale ci fa confidare nella piacevole sopravvivenza, e convivenza, del dialetto, ce lo dice Istat: mentre il suo peso  diminuisce leggermente quanto al numero di parlanti, aumenta invece riguardo agli ambiti d’uso. Il dialetto comincia ad apparire anche in una serie di nuovi contesti comunicativi, molti dei quali a vocazione giovanile, affiorando in ambiti che tradizionalmente non sono appartenuti a questo codice: testi della comunicazione mediata, insegne di locali alla moda, frasi e slogan su muri o T-shirt,  testi pubblicitari e canzoni. Positive condizioni per un nuovo affioramento del dialetto, definibili risorgenze dialettali.
 
Bello allora ipotizzare un prossimo panorama caratterizzato da nuova dialettalità, ad attivare una sorta di meccanismo della nostalgia, ricco di considerazioni positive che lo rendano attraente ed utile in ambiti diversi rispetto a quello della comunicazione ordinaria o familiare, con la voglia di riappropriarsi di chiavi di lettura sulla nostra storia e sulla nostra identità culturale, su chi siamo e da dove veniamo. Nel frattempo io continuo a studiare...

Davide Palazzetti

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