Attualità - 05 settembre 2020, 07:30

Viviamo in un posto bellissimo: differenze da raccontare

Puntata nuovamente dedicata al turismo, di cui si parla sempre troppo poco, con pochi a supportarne lo sviluppo e pochissimi a farlo come si dovrebbe

Agliano si racconta

Agliano si racconta

Grazie a ‘sto accidenti di virus, l’Italia è diventata tutto un borgo da far conoscere, tra riprese col drone e fiumi di retorica. Giusto le bellezze dell’Astigiano non sono continuamente online, salvo qualcosa a mia firma. Racconti basati su eccellenze ed unicità che generalmente negano ogni sguardo interno: il borgo con la chiesa più grande, il castello più affascinante, quello col prodotto tipico migliore, con le tradizioni più antiche, con l’artista più famoso, invece di spaziare, avvicinandosi al sistema di relazioni che lì esiste, ai genius loci di un posto, innamorandosi di un paesaggio dagli occhi delle persone che lo vivono e dal loro sentirsi diversi, come quel paesaggio.

L’astigiano non è astigiano, e così accade in tutti i borghi e luoghi italiani, è di Belveglio, è di Camerano, è di Nizza. Una grandissima serie d’identità, moltiplicata per un numero enorme di paesi, frazioni o anche quartieri nel caso di Asti, non per nulla chiamati Borghi nei momenti di Palio. Un mucchio di bellissime differenze che oggi, troppo spesso, si vorrebbe uniformare nel ragionare di sviluppo turistico locale. Ragionare, e lì si ci è per ora fermati, ma questo è un altro tema.

Negli ultimi anni si è parlato spesso, e a volte anche a sproposito, di turismo esperienziale, nuovo modo di intendere la destinazione, secondo cui il turista vuole vivere come la gente del posto, inseguendo esperienze autentiche. I visitatori sono quindi alla ricerca di storie vere e memorabili, che possano suscitare una reazione emotiva. Sono proprio questi gli elementi su cui dovrebbe fare perno lo storytelling turistico: una narrazione in cui l’elemento umano sia protagonista assoluto della storia. A conferma, le campagne di marketing turistico che hanno ottenuto più successo non si sono semplicemente limitate a promuovere destinazioni o esperienze, ma hanno creato attorno una storia in cui il potenziale visitatore potesse identificarsi e farne parte.

"La nostra specie ragiona per metafore e impara attraverso le storie", lo afferma Mary Catherine Bateson, antropologa americana figlia di due grandi figure della cultura contemporanea: Margaret Mead, antropologa anche lei e Gregory Bateson, ricercatore e pensatore di respiro sovradisciplinare. A tutti piacciono le storie. Una bella storia coinvolge, emoziona, fa stare bene e fa bene allo sviluppo turistico. In più, i turisti tendono ormai ad organizzarsi da soli, grazie alle informazioni che trovano online, influenzati da quell’incredibile sistema di comunicazione che sono i social media, il luogo nuovo dove investire sempre più energie per catturare l’attenzione degli utenti, dove raccontare per sorprendere ed emozionare, per convincere.

Due primi piacevoli esempi, di valore, sono online in queste settimane anche dalle nostre parti: Agliano Terme e Nizza Monferrato. Le facce e le storie di vignaioli, operatori turistici, commercianti ed artigiani aglianesi e nicesi presentano belle persone da conoscere, persone che raccontano se stesse e posti bellissimi. Molto ben orchestrato il primo, un po’ troppo commerciale il secondo, ma sono certo andrà a migliorarsi nel tempo. Così come mi auguro servano a stimolare lo spirito d’emulazione di tanti altri.

Davide Palazzetti

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