"È finita.. Abbiamo vinto!!!... Ma.... non proprio..."
La lunga odissea di Martina e della sua bella famiglia sembrerebbe finita ma la loro vita in quarantena è stata costellata dalla burocrazia sanitaria.
"Tutto comincia giovedì 8 ottobre, mio marito si sveglia lamentandosi di non sentire né più gusti né più odori. Chiudiamo subito l'attività e teniamo i due bimbi a casa da scuola", ci raccontava Martina il 24 ottobre .
Il marito di Martina aveva quindi prenotato un tampone presso una struttura privata effettuato il giorno stesso, ma il giorno seguente, dopo uno svenimento, Martina lo porta in pronto soccorso e racconta quanto successo. Viene nuovamente fatto il tampone che dà esito positivo e la famiglia viene presa in carico dal Sisp. Le scuole dei bambini rimangono fuori da questo "giro" perché vengono tracciati i contatti delle ultime 48 ore e i bimbi non sono andati a scuola dal giovedì.
Lunedì 12 il resto della famiglia fa il tampone, Martina e il bimbo più grande sono negativi, la piccola invece è positiva.
Le procedure nel frattempo vengono chiamate tre volte e la famiglia inizia a vivere in un limbo senza sapere bene come comportarsi. In un giorno Martina arriva a fare 270 telefonate al Sisp senza ricevere risposte.
Finalmente domenica 25 ottobre vengono chiamati tutti e quattro a fare il tampone di controllo. "Ci chiamano per fare finalmente il tampone il giorno successivo per essere liberi e, per grazia, tutti insieme".
Ma gli ostacoli continuano.
"Lunedì mattina mentre stavamo per salire il macchina - dice Martina - mi richiamano e mi comunicano la prenotazione per mia figlia il giorno dopo. Le rispondo gentilmente che il nostro appuntamento era oggi e tutti insieme. Lei 'ah mi scusi allora mi sono sbagliata'. Aggiacciante".
Comunque facciamo il tampone e mercoledì arrivano gli esiti. Tutti negativi!
Arriva anche una comunicazione che dice che per me si è chiusa la pratica di isolamento. Degli altri membri della famiglia neanche l'ombra.
Non basta l'esito del tampone, infatti, occorre anche una liberatoria da parte dell'ASL e passano altri giorni. Dice Martina: "Sono arrivati domenica sera. Purtoppo però, pur capendo la situazione, dato che non rispondevano al telefono, ho dovuto mandare una mail anche 'minacciosa', scrivendo che se non fossero arrivati in serata, il giorno dopo mi sarei presentata con i carabinieri. Non è stato bello dover scrivere questa cosa, però non sapevo più che altro fare".
Martina e il marito sono tornati a lavorare e i bimbi a scuola. Fine di un'odissea al tempo del Covid.