Cultura e tempo libero - 26 dicembre 2020, 09:00

Viviamo in un posto bellissimo arricchito da nuove parole

Siamo vicini al termine di un anno da dimenticare. Cosa rimane sono una grande voglia di normalità e tante belle parole su cui costruire il domani

È ora di Comunità Sostenibile e Partecipazione

È ora di Comunità Sostenibile e Partecipazione

Ed è passato anche il Natale, che definirlo diverso è più che un eufemismo. E’ passato, assieme ad un anno che ci ha rubato tantissimo: persone, amici, lavoro, rapporti, serenità. Futuro. Nel passare e rubare ha comunque anche lasciato, secondo me, tanto. E non è certo per vedere a tutti i costi il bicchiere mezzo pieno. Ha lasciato molte bellissime parole a cui corrispondono cambiamenti positivi e da tempo necessari, a cui corrisponderanno, spero presto, fatti, frutto di mutata sensibilità comune.

Tra le tante ne scelgo tre. Tre come nel tormentone di Valeria Rossi, nell’estate 2001. Scelta fortemente strumentale, riportandole alla qualità di vita in questo piccolissimo pezzetto di Mondo che chiamiamo Astigiano. Parole che credo rappresentino gli ingredienti principali della ricetta vincente per stare tutti meglio, non solo di oggi, troppo facile, ma anche di ieri.

La prima è Comunità. La si inizia a sentire e leggere un po’ ovunque. L'importanza e la diffusione di questo termine sta vivendo un momento magico, non solo come contraltare al forzato isolamento causa virus, ma proprio come tendenza. Un esempio? La massiccia campagna pubblicitaria di un noto marchio della GDO, con la promessa: Sentirsi parte di una Comunità è un dono. Anche a Natale. Il senso di appartenenza ed i suoi valori sono giustamente presentati come elementi cardine per l'oggi e il domani, fino a far corrispondere la crescita del Paese a quella delle sue tante Comunità. La metto per prima perché ci ritrovo magnificamente l’esigenza di staccarsi dal crescente individualismo e la possibilità di ritrovarsi in altro che sia il solo produrre e consumare.

Poi direi sicuramente, Sostenibile. La necessità di creare nuova economia, post pandemica, e di dare prospettive di vita e lavoro alle generazioni future è tema da mettere trta i primi in lista. Il cercare di farlo finalmente consapevoli che risorse, investimenti e tecnologia esistono per far fronte ai bisogni e alle aspirazioni dell'uomo, di tutti gli uomini, odierni e futuri, è bene. Uno sviluppo volto a soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di far fronte ai propri bisogni, non può che essere auspicabile, tanto quanto la sua collegata attenzione ad ambiente ed ecosistemi. Tanta bella roba in una sola parola.

In ultimo, Partecipazione. Ci sono, secondo me, due modi per mandare avanti le cose: per rappresentanza e in prima persona. Con l’avvento in molte parti del mondo della democrazia, il primo ha funzionato molto bene per molto tempo; oggi forse avrebbe bisogno di un bel cambio d’olio: la macchina funziona, ma sicuramente potrebbe funzionare meglio, ancora troppo legata agli obiettivi di pochi. Il secondo si basa sul partecipare, sul prendersi responsabilità d’azione in stretto contatto e collaborazione con chi delegato con un voto o per l’attività che svolge. Fondamentale che proprio quest’ultimi si impegnino prima nello stimolare la partecipazione e poi a trasformarla in fatti. Un po’ come la Rivoluzione dal basso, auspicata da Ken Loach, grande narratore della fragile condizione umana e sostenitore, a buona ragione, del bisogno di un grande cambiamento per interrompere la routine lavora e consuma. E’ anni che ci batte, con scarsi risultati. Va a vedere che ci riesce un virus.

Davide Palazzetti

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