Anche Confagricoltura Piemonte interviene con fermezza in merito all’individuazione delle otto aree aree per lo stoccaggio di scorie nucleari in Piemonte (Caluso-Mazzè-Rondissone nel Torinese e Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento, Fubine-Quargnento, Alessandria-Oviglio, Bosco Marengo-Frugarolo, Bosco Marengo-Novi Ligure, Castelnuovo Bormida-Sezzadio nell’Alessandrino).
“Occorre essere chiari: non possiamo pensare di tutelare l’agricoltura di qualità e la memoria del paesaggio trasformando il nostro territorio in area vocata allo smaltimento di scorie nucleari – ha affermato Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – Nelle zone parco o in quelle tutelate dall’Unesco, le imprese agricole da tempo sono giustamente soggette a una serie di vincoli rilevanti, che però impattano in modo sensibile sulla crescita economica: oggi, a pochi chilometri di distanza da queste aree, si individuano le campagne piemontesi quale luogo ideale per la costruzione di 8 depositi per rifiuti radioattivi”.
"Per questo – aggiunge Allasia – manifestiamo il nostro totale dissenso sulle aree individuate e chiediamo che il ministro dell’Ambiente e il ministro dello Sviluppo Economico riconsiderino l’opportunità delle scelte adottate, confrontandosi con le istituzioni locali”.
Confagricoltura ricorda poi che in Piemonte sono già presenti 3 siti dove hanno sede 4 impianti rappresentativi di tutto il ciclo del combustibile nucleare: impianto ex FN-SO.G.I.N. di Bosco Marengo (AL), impianto EUREX-SO.G.I.N. di Saluggia (VC), Deposito Avogadro di Saluggia (VC) e Centrale Nucleare “E. Fermi” - SO.G.I.N. di Trino (VC). A Saluggia, come precisa anche l’Arpa Piemonte, ha sede il complesso industriale Sorin, nel quale sono state svolte in passato attività di produzione di radiofarmaci, di ricerca in campo nucleare e di raccolta di rifiuti radioattivi.
Il Piemonte, inoltre, ha la maggior quantità di combustibile nucleare irraggiato a livello nazionale stoccato nel Deposito Avogadro di Saluggia, in una zona caratterizzata da un’alta vulnerabilità dell’acquifero superficiale e soggetta a un forte rischio di inondazione. “Anche per tutti questi motivi – conclude il presidente Allasia – è opportuno che per nuovi siti di stoccaggio di scorie nucleari si guardi altrove. Non si tratta di una chiusura pregiudiziale, ma oggettiva, per cui ci sentiamo pienamente legittimati a dire: non solo nel nostro giardino”.