Attualità - 29 gennaio 2021, 07:30

Covid, tra limiti e restrizioni le nuove generazioni si sentono 'in gabbia'

Mancanza di relazioni sociali, stop ai percorsi di studio, rinuncia ai viaggi e allo sport acuiscono il senso di solitudine tra i giovani nel 70% dei casi

ragazzo pensieroso guarda l'immagine del Covid

Immagine generica di archivio

Speranza, attesa, smarrimento e frustrazione sono solo alcune delle sensazioni che accomunano le nuove generazioni, private della loro libertà da quando il Covid-19 ha fatto irruzione nel mondo intero.
Sono passati 10 lunghi mesi dal primo lockdown imposto dall’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per contenere il virus, ma l’incubo sembra non voler finire.

Fasce di rischio, coprifuoco, limiti agli spostamenti, chiusura dei musei, bar e ristoranti semi chiusi e didattica a distanza fanno ormai parte di una routine che, con fatica, il Paese ha dovuto accettare. Il Dpcm firmato dall’esecutivo lo scorso 3 novembre, sebbene abbia fronteggiato in parte l’emergenza sanitaria in autunno e inverno, ha messo a dura prova l’aspetto emotivo di anziani, adulti e soprattutto giovani, ingabbiati tra “restrizioni” e “limitazioni” che hanno alimentato il senso di isolamento.

La ricerca "Gli italiani e la solitudine" de Il Sole 24 Ore

Secondo la ricerca “Gli italiani e la solitudine” condotta nel mese di novembre da Il Sole 24 Ore sul territorio nazionale, il 70% dei ragazzi di età compresa tra i 18 e i 34 anni sente il peso della solitudine. Le cause trovano radici nelle mancate relazioni sociali con amici e parenti, nello stop dei percorsi di studio, nella rinuncia ai viaggi e allo sport. Il 63% dei rispondenti al sondaggio si definisce incompreso e frustrato, mentre il 58% emarginato.
La mancanza di relazioni affettive colpisce il 55% dei giovani, mentre il 35% soffre i problemi familiari.

A far suonare il campanello d’allarme è senza dubbio anche l’aspetto lavorativo. Il 45% avverte la mancanza di un impiego e di conseguenza patisce i problemi economici con un numero che raggiunge il 53%.
In un’era guidata dal digitale, sembra incredibile, quanto vero, che il 53% di chi soffre la solitudine, avverta il disagio nell’utilizzo dei social e del web come mezzo di contatto con l’esterno. Solo il 26% infatti li considera un canale utile per non rinunciare alle relazioni.
A chiudere il cerchio è l’assenza di prospettive per il futuro. Il 33% degli intervistati è convinto che la situazione non migliorerà, mentre il 48% ripone fiducia nei prossimi mesi.

Ad Asti i giovani si reinventano per non mollare

Una fotografia nitida quella delle nuove leve ai tempi del Covid, dove ottimismo e speranza lasciano spazio a scetticismo e angoscia per quello che dovrebbe essere un ritorno alla normalità.
È cambiato completamente il nostro modo di vivere e lavorare. Ci manca il quotidiano, non poter accogliere i clienti mi ha spezzato il cuore”, racconta Vittorio Raviola, direttore di sala della Big Family il “Vicolo Battisti” di Asti. Il locale, inaugurato il 6 dicembre 2017, si è reinventato come pizzeria delivery e ristorante, per continuare a portare sorrisi sui volti della gente. “Oggi mi sento molto positivo – continua il giovane 28enne – credo che andrà tutto bene come si è sempre detto e mi auguro che piano piano si possa tornare a vivere la vita che abbiamo sempre vissuto. Già solo all’idea sono al settimo cielo”.  

Il bollettino Covid regala un respiro di sollievo con il calo dei ricoveri

Intanto continua senza sosta il monitoraggio dell’indice Rt per le 14 regioni in zona arancione, che attendono con ansia di “cambiare colore”. In Piemonte il bollettino Covid regala un sospiro di sollievo con il calo dei ricoveri a 2194. Dopo più di cento giorni il numero è sceso sotto la soglia di allerta, ma bisognerà avere pazienza per il verdetto finale. Il Presidente della regione Alberto Cirio rivela “un miglioramento della situazione”, ma tutto dipenderà da noi.

Beatrice Foresti

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