Mi scuso. Mi scuso della limitata varietà d’argomenti, temi e posti trattati recentemente. Sono il primo ad ammetterlo, ma lo scopo e il momento spero giustifichino: ad Asti e nell’Astigiano si prova a guardare avanti, a pensare al futuro. Per ora sono più le risorse, incredibile, che la visione, le strategie e la comune consapevolezza, e allora…
Alla base di tutto la certezza che ce la faremo. Ce l’abbiamo sempre fatta: italiani, astigiani. Il supporto storico deve aiutarci ad avere quella certezza dell’essere, fondamentale per cambiare, per trovare la strada. Meglio se nuova. Impossibile allora non ricordare una frase attribuita al comandante cartaginese Annibale, pronunciata quando i suoi generali gli riportarono che era impossibile attraversare le Alpi con gli elefanti: Aut inveniam viam aut faciam, ossia Troverò una strada o ne farò una.
Che bella espressione. Che potenza in una frase. Più di tutto, il fascino del cuore impavido. Proprio quello che a noi è mancato troppe volte. E nel noi non parlo solo di chi ha amministrato le cose pubbliche o del mondo economico, che di cuore impavido ne è stato e ne è tuttora esempio, ma di tutti. Il diventare condottieri di noi stessi non può che essere un obiettivo comune.
La ricerca suggerita da Annibale fa parte della natura umana che non si rassegna agli ostacoli, li rimuove, li aggira, fino a trovare la soluzione. Natura che ci ha sempre portato ad aprire nuove vie, a diventare pionieri che si avventurano e crescono nella novità.
Pensate un attimo alla storia di Asti e dell’Astigiano: tra i primi in Italia ad essere Comune dall’ampio territorio, tra i primi a battere moneta, tra i primi a farne benessere diffuso, tra i primi a creare cultura commerciale, agricola e del vino, tra i primi nei secoli a contrastare smanie di sottomissione e controllo da parte dei tanti passati da qui, tra i primi a sviluppare economia vinicola. E’ vero, recentemente ci siamo assopiti, a ruota di tutto e tutti, e i risultati si toccano.
Altrettanto vero che i tempi siano cambiati. Tutto si è allargato, globale. Motivo in più per non accontentarsi. A tal proposito, in settimana, mi ha colpito uno dei progetti da finanziare con i fondi europei del Next Generation. Un progetto della Danimarca da 28 miliardi per costruire una mega centrale eolica in mezzo al mare. A regime, capace di soddisfare le esigenze energetiche di tutto il Paese e creare un surplus in buona parte da rivendere in Europa, con l’obiettivo di ridurre la tassazione dei danesi grazie ai ricavi conseguenti. La restante parte destinata alla produzione di idrogeno per locomozione, con sviluppo su tutto il territorio nazionale di imprese, economia e posti di lavoro collegati. Una signora nuova via. Interessante anche sapere che l’idea di base sia arrivata coinvolgendo la popolazione nel pensare al futuro del loro Paese.
Ecco allora a cosa mi piacerebbe mirassero i nostri amministratori locali: coinvolgere e uscire dall’ordinario. Creare una nuova via.