Attualità - 20 marzo 2021, 07:30

Viviamo in un posto bellissimo: bici, treni, libertà e turismo

Puntata dedicata alla smania incomprensibile di cercare a tutti i costi turisti in bicicletta, già ce n’erano pochi prima del virus, figuriamoci prossimamente

Bicicletta su sterrato

Bicycle, bicycle, bicycle / I want to ride my bicycle /.../ I want to ride my bike /.../I want to ride it where I like /… Era il 1978 quando Freddy Mercury spara fuori Bicycle Race, pezzo spettacolare e di assoluto successo. Pare ispirato dal passaggio di una tappa del Tour de France. Tappa vista casualmente dalla finestra del suo hotel, in un momento di pausa d’incisione presso i Mountain Studios, a Montreux. Era la diciottesima frazione, Morzine-Losanna. Anche se la canzone in realtà non parla di ciclismo, ma di libere scelte, quel serpentone colorato stimolò così bene la fantasia di Mercury e soci tanto da fargli comporre l’ennesimo capolavoro immortale.

In questi stessi anni viene fondata la Federazione Italiana Amici della Bicicletta, la FIAB, per promuovere l’uso della bici quale mezzo di trasporto ecologico, a vantaggio di ambienti urbani ed extraurbani. Ci vuole però un po’ per iniziare a sentir parlare di cicloturismo, con investimenti importanti su ciclovie: del Sole, da Verona a Firenze; del Vento, da Venezia a Torino; dell’Acquedotto Pugliese e del Grande Raccordo Anulare. Dopo oltre quarant’anni dalla speranza di Freddy di andare dove mi pare, su gusti e libertà personali si è smosso di tutto e di più, non così sulle vacanze a due ruote.

E’ ben vero che in diverse Regioni, da qualche anno, si sono creati servizi e percorsi per i turisti a due ruote. Alcune, tipo Trentino, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana ci hanno anche speso molto, in infrastrutture e promozione. Ma, nonostante tutto, il cicloturismo non ha spiccato il volo: solo il 2,4% del totale dei flussi turistici nazionali è definibile cicloturistico, mentre chi usa occasionalmente una bicicletta, una volta arrivato a destinazione, si avvicina al 5%. I due terzi dei cicloturisti provenivano dall'estero, principalmente da Germania, Francia, Stati Uniti e Regno Unito; provenivano e non altra declinazione verbale perché pubblici che rivedremo non prima di due o tre anni.

Il mercato interno, quello degli italiani appassionati di bici non solo televisiva, dopo un pacato boom è stabile da tre anni. Tra l’altro, gran parte delle ricerche nazionali sulle future aspettative di vacanza vedono scendere in classifica lo sbattersi in bici. E sì che ci si è provato con tutti i mezzi: mountain bike, bike renting, pedalate assistite, bike sharing, ma niente da fare, calma piatta. Un ultimo pensiero, a supporto del dar fondo o no ad altre polveri, è la spesa media dei cicloturisti che si aggira sui 70 euro al giorno, un buon 30% inferiore degli altri.

Tornando a Freddy, più o meno mentre stava celebrando con metafora ciclistica il valore del libero arbitrio, un altro mezzo di trasporto locale, il treno, si iniziava a confrontare con dati e obiettivi di bilancio. Dalle nostre parti, già dal 1986, la centenaria linea Asti-Chivasso ne è buon esempio. Linea di collegamento tra decine di Comuni in prospettiva Torino e viceversa che, invece di essere potenziata e promossa per conquistare nuove fasce di utenza, venne inclusa in un elenco di rami secchi. Oggi fortunatamente si ragiona ed opera un po’ ovunque per rivedere simili scelte del passato, viste sotto la luce dei loro valori ecologici e delle loro valenze turistiche.

Detto questo, cosa ci studiamo ad Asti? Una bella pista ciclabile sulla Asti-Chivasso. E non solo. Ne spingiamo, anzi, ne spingono il progetto, definendola Motore turistico del territorio. Ma dai!

Davide Palazzetti

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