Un mese fa l’Italia festeggiava una ricorrenza annuale, che in generale arriva sempre prima: l’overshoot day italiano è denotato da un’impronta ecologica sempre più pesante. Infatti la ripresa dall’ultimo anno è stata anche quella dei consumi, e mentre la data di tale ricorrenza ricomincia per noi ad indietreggiare, si avvicina invece un domani più affaticato.
Gli articoli si fanno più brevi ed i messaggi si riducono sempre di più all’essenziale; il ventaglio di alternative si chiude a poche scelte, da farsi attentamente ed in modo deciso, senza tergiversare o badare a dubbi, interessi oppure a “dubbi interessi”. Le scelte non sono però da attribuirsi semplicemente al singolo: se è necessario prendere coscienza dell’etica di sfruttamento ambientale, che si pietrifica fossilizzando la nostra libertà di avere un futuro.
Il minimo sforzo, che abbiamo un disperato bisogno di compiere, è quello di renderci conto personalmente del danno ormai apportato. Questo tuttavia non basta: l’azione collettiva non può essere che quella di agire per tentare di limitare un danno ulteriore.
Se rimanere ancorati ad obiettivi obsoleti necessita una revisione improntata su soluzioni sostenibili a lungo termine, le risorse terrestri non possono essere consumate all’infinito a ritmo sfiancante per il pianeta ed i suoi abitanti.
Dopo l’overshoot day viviamo già nel futuro, e non è sostenibile.