Attualità - 15 luglio 2021, 08:25

Meteo ‘impazzito' in Piemonte il meteorologo Mercalli avverte: “Questo è solo l’antipasto, sarà sempre peggio”

Mercalli lancia l’allarme: “La gente inizierà a scappare se i fenomeni diventeranno più frequenti e violenti, diventando profughi climatici. Manca una legge nazionale"

Foto Dati Meteo Asti

Foto Dati Meteo Asti

Bombe d’acqua e grandine, vento e alberi sradicati. Il Piemonte e l'Astigiano fanno i conti con il maltempo e con fenomeni temporaleschi diventati sempre più violenti, oltre che frequenti. Se da una parte alcune manifestazioni si sono sempre verificate, altre appaiono “nuove” e per questo spaventano e incutono timore. 

A fare luce su quanto accade ogni giorno nel nostro territorio è Luca Mercalli meteorologo, climatologo, divulgatore scientifico, oltre che Ambasciatore di Torino nel mondo. Il quadro delineato da Mercalli, a causa del cambiamento climatico, è inquietante: il rischio è che nel 2050 la temperatura possa toccare i 50 gradi in città e che nel frattempo i fenomeni temporaleschi diventino sempre più frequenti e violenti. Tali da costringere le persone “ad andare via”.

L'intervista

Luca Mercalli, negli occhi dei piemontesi ci sono le immagini della grandine e dei forti temporali avvenuti in questo periodo, con bombe d’acqua e forte vento. È stupito da quanto sta accadendo?

Dipende, ogni caso è diverso. Alcuni fenomeni estremi li abbiamo sempre visti perché fanno parte del nostro territorio, altri invece sono una novità. Va detto che oggi il nostro territorio è più vulnerabile rispetto al passato, ci sono più cose da distruggere. Pensi alle macchine, un capitale enorme parcheggiato per strada. Poi ci sono le linee elettriche, telefoniche: una quantità di infrastrutture preziose che possono essere danneggiate. La società è più vulnerabile e questo ci fa effetto.

Se alcuni eventi fanno parte della normalità climatica e si ripropongono come in passato, pur facendo più danni, ce ne sono altri “nuovi” che vengono amplificati dal cambiamento climatico: l’aumento della temperatura, qualche caso di temporale violento più forte e più frequente come quello di fine giugno a Torino che ha buttato giù tanta acqua in poche ore. L’alluvione dello scorso ottobre nel Cuneese è stata un’alluvione fuori dalle medie storiche, non si era mai vista prima in 100 di dati di cui disponiamo. 

Dobbiamo quindi abituarci a fenomeni come questi e catalogarli come “normali”?

Lei si abituerebbe a un’alluvione al giorno a casa sua? Credo di no. Cosa farebbe? Quale sarebbe la sua reazione? Se ne andrebbe, scapperebbe. Non ci si abitua mai a un evento che ti arreca un danno concreto. Milioni di persone stanno scappando, perché capiscono che in certi luoghi non si può più vivere e diventano un profugo climatico. Chi scappa per fame, chi perché sta aumentando il livello del mare o perché ha avuto la casa devastata da un tornado. Non ci si può abituare a una cosa che arreca un danno importante nella tua vita.

La grandinata di San Damiano

Secondo lei potrebbero esserci dei peggioramenti e dei fenomeni ancora più violenti?

Certo, questo è un antipasto. Quello che deve arrivare è quello che arriverà tra 10, 20 e 50 anni. Il tempo passa e non si prendono provvedimenti mondiali. Tra dieci anni avremo temperature sempre più alte e temporali più cattivo, tra 50 anni avremo quello che ancora non vediamo e di inaudito. Mai successo prima. Oggi la temperatura più alta registrata a Torino è stata di 41 gradi, non escludo che nel 2050 si possa arrivare a 50 gradi, come successo in Canada qualche giorno fa. Nessuno se l’aspettava, nemmeno io da addetto ai lavori.

E’ ragionevole pensare che tra qualche decennio a Torino e in Piemonte vedremo eventi mai visti prima oppure saremo martellati da una maggior frequenza dei fenomeni atmosferici che conosciamo già. Un’alluvione un conto è averla ogni 50 anni, un conto è averla tutti gli anni. Stiamo percependo appena i primi sintomi.

La pandemia in un certo senso si è presa le prime pagine dei giornali e le attenzioni del mondo social: questo rischia di mettere in secondo piano l’allarme legato ai cambiamenti climatici?

Si, senza dubbio. Però anche prima non è che ci stessimo muovendo nella giusta direzione. Se ne parlava di più prima, ma l’attenzione mediatica non era stata seguita da azioni concrete anche prima del Covid. Quelle sono linee politiche ben precise, ci sono normative ben precise. Ormai la strada è tracciata, il problema è trasformarla dagli annunci alla realtà. Mancava prima del Covid, manca anche adesso: non c’è la volontà di agire perché non si vogliono ledere interessi economici e la comunità delle persone. Sono scelte impopolari e allora si continua a tergiversare. 

Lei è in prima fila per la tutela dell’ambiente, cosa si può fare per contribuire a invertire questo trend? Parlo di azioni come per esempio la piantumazione di alberi, la salvaguardia del suolo o la raccolta differenziata.

Ci sono tante città che hanno preso impegni per ridurre il loro impatto sull’ambiente: una buona gestione raccolta rifiuti, le agevolazioni per la ristrutturazione degli edifici in termini di efficientemento energetico, piantumazione e manutenzione delle aree verdi. Ma anche l’educazione dei cittadini, abbiamo bisogno di intervenire sull’aspetto culturale. Poi vi sono le agevolazioni di mezzi Green come le biciclette, i mezzi pubblici, le auto elettriche. Queste sono le cose che stanno facendo tutte le città. Il consumo del suolo è importante, ma c’è ancora molto da fare: manca una legge nazionale.

Andrea Parisotto

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