Tra poche ore scatterà l’obbligo, per i responsabili di svariate attività commerciali che spaziano dai bar e ristoranti (al chiuso, non verrà invece richiesto per i dehor) ai parchi divertimento e ai cinema, di richiedere l’esibizione dei green pass ai fruitori dei loro servizi. Con sanzioni, in caso dell’accertamento di inadempienze, particolarmente severe sia per gli esercenti che per i clienti.
Ma come hanno accolto questa ennesima incombenza negozianti e piccoli imprenditori astigiani? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Visconti, presidente di Confesercenti Asti, e a Claudio Bruno, direttore di Ascom Confcommercio Asti.
VISCONTI: "VENIAMO DA UNA GUERRA E ORA CI CHIEDONO DI DIVENTARE CONTROLLORI DELLA SALUTE"
“E’ un disastro, stanno costringendo gli esercenti a trasformarsi in una sorta di sceriffi, di controllori… E’ una follia – ha affermato senza mezzi termini Visconti – C’è ovviamente molto malumore, perché questa situazione si va a sommare ai problemi che già ci sono da un anno e mezzo a questa parte. Veniamo da una guerra, non visibile ma pur sempre guerra, con le attività che avevano appena ripreso a lavorare ed ora si trovano a dover affrontare nuovamente una situazione di cui, ovviamente, non si ha controllo”.
“Invece ci toccherà essere controllori su una questione di salute, dove come sappiamo tutti la privacy la fa giustamente da padrona – ha aggiunto il presidente di Confesercenti – Probabilmente con il tempo la situazione verrà un po’ smussata e riusciremo a gestirla meglio, ma certamente in questa prima fase ci sono molte perplessità e tanti associati si chiedono perché si debba arrivare a questo”
“Di sicuro dobbiamo rimarcare che vaccinarsi è l’unica arma che abbiamo, però non dovrebbe spettare a noi esercenti verificare chi l’ha fatto e chi no e, soprattutto, impedire l’accesso a chi non ha il green pass”
“Inoltre in questo Paese non vi è mai certezza sulle norme: su come vengono applicate e se vi sono gli strumenti per farla applicare. E’ una giungla odiosa e incontrollata: posso capire i primi mesi dallo scoppio dell’epidemia, ma ormai siamo ‘in trincea’ da un anno e mezzo. Sono consapevole della gravità della situazione, ma non si può delegare queste responsabilità a soggetti cui non dovrebbero spettare”.
“A livello locale – ha concluso Visconti – al netto delle perplessità non ho colto particolari espressioni di dissenso, però parlando con colleghi di Torino e Alessandria in effetti c’è qualcuno con la testa un po’ più calda che paventa di manifestare dissenso in altri modi, che non sono giustificati o giustificabili, però purtroppo a volte l’esasperazione travalica il buonsenso”.
BRUNO: "RISPETTIAMO LE NORME, MA IL GOVERNO NON LASCI INDIETRO NESSUNO"
Pronti all’introduzione del green pass anche gli associati a Ascom-Confcommercio. “Abbiamo recepito che dobbiamo adeguarci, piaccia o non piaccia – ci ha detto il direttore Claudio Bruno –. Quindi abbiamo già dato disposizioni e fatto una cartellonistica specifica per le attività alle quali verrà richiesto il controllo dei green pass, oltre che predisposto uno specifico spazio sul sito istituzionale www.ascom.at.it con tutte le risposte ai dubbi più frequenti”.
“La parte che ci disturba un po’ – ha proseguito Bruno – è che non siamo pubblici ufficiali, ma ciò nonostante con questa questa norma ci troviamo nella condizione, oltre di aver adeguato da tempo tutti i locali per quanto riguarda le norme di contenimento della pandemia e dover fare il nostro lavoro, anche a dover verificare i green pass anche se il nostro compito non dovrebbe essere fare un servizio di vigilanza. Noi, da inizio pandemia, non volevamo e vogliamo far altro che lavorare potendo riaprire in piena sicurezza, quindi ci adatteremo, ma resta un compito che non ci spetterebbe”.
“Noi abbiamo sempre rispettato i protocolli e continuiamo a farlo – ha aggiunto – e nel contempo abbiamo avanzato le nostre proposte ribadendo che vanno tutelati tutti i soggetti, perché qui si rischia una forte penalizzazione di coloro che hanno solo spazi interni. Se consideriamo che circa nel 70% dei locali non c’è possibilità di avere spazi esterni, dove la verifica dei green pass non è richiesta, cogliamo la gravità del rischio. Per cui c’è sicuramente del malumore, che cerchiamo di contenere ricordando che questa è un’opportunità per poter lavorare e come tale non va sprecata. Però non vorremmo che ulteriori restringimenti comportino ulteriori perdite di fatturato per attività che hanno già subito pesanti penalizzazioni con le chiusure”.
“Ciò nonostante – rassicura Bruno – nessuno paventa proteste clamorose. Noi non siamo no vax, anzi siamo fermamente convinti che solo mediante una vaccinazione diffusa si possa venire a capo di questa situazione. Teniamo anche conto che le fonti di maggiori contagio sono le persone quelle persone non vaccinate e che, non essendosi sottoposte a tampone, sono magari ignare di avere contratto il virus. E in più si sta spostando il discorso sui giovani che, per quanto stando ai dati del nostro Ufficio Studi stiano rispondendo in maniera molto consapevole, sono la fascia che frequenta maggiormente determinate tipologie di locali”.
“Infine resta da considerare anche che le discoteche restano chiuse - ha concluso il direttore di Confcommercio Asti - e che purtroppo, ogni qualvolta ci sono delle restrizioni, si trova il modo per eluderle o bypassarle. Per cui, permanendo chiuse, si rischia anche di far venir meno il controllo che i locali da ballo avrebbero potuto garantire. Le discoteche avrebbero potuto lavorare contingentando, su prenotazione e con rigidi controlli, per quanto non sia una cosa che dovrebbe essere riconducibile a noi, avrebbero potuto lavorare in sicurezza”.