L’appuntamento con il peperone quadrato della Motta di Costigliole d’Asti era questa mattina nelle belle sale del castello, temevo fosse mera celebrazione dell’essere nuovo Presidio Slow Food. Notizia non da poco, anche se più che nota perché letta assai negli ultimi giorni. E invece l’incontro si è incentrato sul valore della qualità e della biodiversità, sul rapporto di collaborazione, tra pari, di agricoltura e scienza, sull’invito di continuare a stimolare una visione nuova nel rapporto tra cibo, produzione, distribuzione e consumo.
Tutto veramente perfetto, tutto bellissimo. L’elenco, in cronologica sequenza d’arrivo, non può che partire dalla qualità grafica del marchio del Presidio, indubbiamente fresco, di forte impatto e memorabilità, che nelle sue tre cromie riporta anche a quelle del marchio del castello. Poi il filmato in loop alle spalle del tavolo relatori. Corretto, preciso, pulito e con il giusto mix di prodotto e territorio oltre ad un minuto buono di ripresa stretta di due mani consumate dal lavoro, grosse e forti a rigirare piano piano uno spettacolare e carnoso peperone quadrato, con l’affetto e la dolcezza dell’orticoltore. In quell’immagine e in quel gesto ho ritrovato uno dei messaggi più importanti della successiva discussione: il passato può ritornare, come stanno tornando i peperoni della Motta, per convincerci che la qualità è un diritto di tutti e per sottolineare ai più giovani che anche facendo il contadino potranno avere un ruolo di cambiamento e miglioramento del Mondo.
Subito sotto lo schermo un tavolo relatori da grandi occasioni con Carlo Petrini al centro. Alla sua destra, agricoltura, docenza e scienza rappresentate dallo splendido, giovane ex architetto Stefano Scavino, quello di Duipuvrun, un assai meno giovane Eugenio Petitti, da cinquant’anni a combattere con produzione di qualità e mercato, e Marco Devecchi assieme a Silvana Nicola a certificare l’importante legame tra produzione e scienza in logica di transizione ecologica e di futuro meno invasivo, diverso da oggi. A sinistra invece le istituzioni, con il padrone di casa, il sindaco Cavallero, visibilmente emozionato nel ritrovarsi a raccontare con un prodotto unico un territorio unico. A seguire il vice presidente regionale Carosso, forte dell’essere anche uomo della terra, in particolare di terra astigiana, e Ugo Alciati, figlio dei grandi Guido e Lidia che per sessantanni hanno promosso territorio e prodotti tipici sulle tavole del loro ristorante Da Guido, per molto a Costigliole d’Asti e da un po’, ahimè, altrove.
Non scordiamoci poi del ricco parterre e del pubblico di addetti e stampa, pubblico attento e partecipativo come rare volte mi è capitato vedere. Un gruppo di amici alla corte di un peperone, pronti ognuno a fare il suo per dare e darsi una mano. Tra quanti, a vario titolo, hanno ricevuto il microfono per “...dire due parole” belle quelle del questore di Asti, Sebastiano Salvo, genovese appassionato di cucina e dei suoi peperoni in umido con cipolle e acciughe, tante acciughe.
Insomma un gran bel punto di partenza per valorizzare un grande prodotto storico del territorio e con lui portare interesse attorno al bellissimo borgo di Costigliole d’Asti e all’Astigiano tutto.