Il tribunale di Asti, per la terza volta nel giro di una manciata di mesi, ha nuovamente dato ragione a una risparmiatrice, questa volta dell'Albese, intestataria di sei buoni postali serie “Q/P”, emessi tra l’8 agosto del 1986 e il 23 novembre del 1988.
Con un'ordinanza, firmata dal giudice Marco Bottallo, Poste è stata condannata a risarcirla per oltre 77mila euro.
Il decreto Goria
La serie di cui era intestataria la donna fu colpita dal decreto Goria del giugno 1986. Con questo decreto, infatti, il Governo aveva previsto come dovuti gli interessi per i primi venti anni di validità del titolo, ma non per gli ultimi dieci, riducendo così di molto i guadagni.
Con quel decreto erano stati introdotti i buoni fruttiferi postali della serie Q. La serie “P” poteva ancora essere utilizzata, ma gli uffici postali dovevano inserire la dicitura “Q/P” nella parte anteriore del buono e, sul retro, modificarne il rendimento attraverso un timbro. I buoni di moltissimi italiani non erano stati modificati sul retro, ma solo sulla parte anteriore.
La donna - assistita dall’avvocato braidese Alberto Rizzo e dal legale torinese Fabio Scarmozzino - è riuscita a farsi riconoscere il diritto al rimborso. L’ordinanza è stata emessa nel giro di pochi mesi, dopo lo svolgimento di una sola udienza.
“È fondamentale che ogni persona in possesso di un buono postale emesso dopo il giugno del 1986 lo faccia esaminare – puntualizza l'avvocato braidese Alberto Rizzo, che, insieme al torinese Fabio Scarmozzino ha assistito la risparmiatrice - per capire se ha diritto a ricevere un importo maggiore rispetto a quanto determinato da Poste. E questo anche se il buono è già stato incassato, purché non siano passati più di dieci anni".