Economia e lavoro - 21 ottobre 2021, 14:53

L'auto sbanda, il Piemonte di più: dipende da Stellantis, innova poco e conta sempre di meno

Pesa sul settore, oltre al Covid, la crisi delle materie prime e il traguardo ambizioso posto al 2035 dalla Commissione Europea per la transizione ecologica

L'auto sbanda, il Piemonte di più: dipende da Stellantis, innova poco e conta sempre di meno

Un settore dell'auto che cambia, rapidamente. Rivoltato come un calzino. E che oltre al Covid ha dovuto affrontare anche sfide come i prezzi delle materie prime e le difficoltà nelle materie prime. Ma il Piemonte mostra ferite più profonde rispetto al resto dell'Italia. Se il Paese soffre, la nostra regione (a fortissima vocazione 4 ruote) soffre ancora di più, soprattutto per quanto riguarda la filiera e i fornitori delle grandi case automobilistiche. 

"È stato un periodo molto difficile e il nostro territorio è coinvolto in maniera particolarmente forte - dice Dario Gallina, presidente della Camera di Commercio di Torino - e il calo del fatturato è del 13,8% rispetto al -11/12% a livello nazionale, con ripercussioni anche sull'occupazione". E se le previsioni per il futuro sono positive, incombe comunque l'incognita sulle materie prime. "Viviamo periodi in cui i prezzi sono alle stelle e i rifornimenti arrivano con il contagocce".

Numeri di una crisi: il Piemonte soffre più dell'Italia

La conferma delle difficoltà arriva dai dati dell’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana, realizzato dalla Camera di commercio di Torino, da Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) e dal CAMI (Center for Automotive & Mobility Innovation) dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Che il mondo dell'auto - insieme al mercato - stia radicalmente cambiando lo dimostrano le cifre. Basti pensare che in Italia, dallo 0,1% del 2019, la produzione di auto elettrificate è salita al 17,2% nel 2020 (grazie all'avvio di modelli Fca e ora Stellantis) e nei primi nove mesi del 2021 si è arrivati al 39,8%. 

Ma che la nostra regione stia soffrendo è confermato da altre statistiche. Di 2023 imprese della componentistica, 737 sono piemontesi, pari a un terzo (33,5%) anche se cinque anni fa pesava per il 35%. Nella nostra regione il fatturato è di 15,8 miliardi nel 2020 (-13,8%) contro una performance nazionale del -11,9% su un totale di 44,8 miliardi. Anche gli addetti piemontesi (56.696) sono in calo (-2,7%) rispetto al -1,5% dei 161.456 addetti a livello nazionale.
Il Piemonte soffre di più del Paese anche per sistemisti-modulisti, ma anche ingegneria, subfornitori della lavorazione e subfornitori in senso lato.

In generale, il 65% delle aziende dichiara cali di fatturato nel 2020. Solo ingegneria e design vanno leggermente meglio, pur ampiamente con segno negativo. Sull'auto del futuro, il Piemonte è in linea con il resto d'Italia per quanto riguarda la presenza sul mercato degli elettrici (47,5%), ma resta più forte (forse troppo) il legame con le motorizzazioni tradizionali: il 75,4% è ancora sul mercato a benzina (contro il 72,8% italiano) e addirittura l'83,9% sul diesel (contro il 77,9%).

E in Piemonte si fa più forte - rispetto all'Italia - anche la dipendenza da Fca (ora Stellantis): se il Paese infatti è sceso dal 69%, in Piemonte si registra un 78% di imprese con Fca in portafoglio clienti. E se la quota di fatturato medio da Fca per i fornitori nazionali è al 35,4% per il Piemonte la quota è del 43,1%. Cifre che salgono ancora di più se si considera l'intero mondo Stellantis (80% di dipendenza e 47,4% di quota di fatturato medio).

Si cerca però di essere ottimisti: il 72% considera la fusione un'opportunità, mentre il 28% lo ritiene un rischio. A preoccupare, soprattutto lo spostamento del baricentro decisionale (verso la Francia e Peugeot), i volumi di fornitura e la struttura della filiera italiana. A far ben sperare, invece, è una presenza più forte del Gruppo sui mercati internazionali.

Cala anche la propensione all'innovazione (dal 75 al 72%) soprattutto a causa dei costi, ma anche delle carenze di competenze e di personale qualificato. 
Quanto alle prospettive, i timori per le strategie aziendali riguardano l'effetto Brexit, ma anche l'aumento dei prezzi delle materie prime, le difficoltà nell'ottenerle e la situazione economica in Europa.

Non solo il Covid: pesano la corsa alle materie prime e le sfide tecnologiche

"Prevediamo una crescita di immatricolazioni sul 2020 - dice Marco Stella, presidente del Gruppo Componenti ANFIA -, ma è indubbio che il confronto con il 2019 è penalizzante, arrivando a un -22%". "A livello globale si stima una perdita di 14 milioni di veicoli, anche a causa della carenza di semiconduttori e materie prime - prosegue - con una coda che potrebbe protrarsi fino al 2023. Temiamo perturbazioni ancora molto forti da affrontare".

Ma la filiera ha bisogno di accompagnamento: "Serve un percorso realisticamente realizzabile - dice Stella - con un sistema che attenuino gli effetti sociali e occupazionali. Sarebbe meglio ridurre i target di decarbonizzazione proposti dalla Commissione Europea rendendoli meno ambiziosi, magari ricalibrandoli nel 2028 per il 2030-2035. Anche per valutare la situazione infrastrutturale e la risposta del mercato. Nel frattempo, speriamo che siano le risorse del Pnrr ad aiutare il raggiungimento di questi obiettivi".

Massimiliano Sciullo

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