Viviamo in un posto bellissimo - 23 ottobre 2021, 07:30

Viviamo in un posto bellissimo dove i piedi vanno messi nel fango

Puntata sulla speranza di uscire presto dalla narrazione dei soliti noti, scordando tutti gli altri. Unica via per soddisfare la necessità di cambiamento

Leggersi qualcosa di Carofiglio farebbe bene anche ad Asti

Leggersi qualcosa di Carofiglio farebbe bene anche ad Asti

In settimana, una certa crescente necessità di cambiamento ha tenuto banco in città a mezzo stampa, tra botte e risposte in cerca e chiusura di dialogo.

Il tutto è girato in apparenza attorno alla gestione della cultura in città, esempio chiarissimo dei problemi del vario resto. E' indubbio che musei e luoghi d’arte dovrebbero essere luoghi dei cittadini ove evitare gestioni in sola logica aziendale. Ancor più nella consapevolezza che in Italia e in Europa ormai si parli quasi solo di partecipazione e di patrimoni culturali comuni.

Invece ad Asti si è privatizzato. Privatizzato la gestione del patrimonio museale e le sue scelte, cosa assai più dura da accettare. Nel contempo è sempre più evidente la necessità di progettazione e di nuove strategie di sviluppo.

Strategie che non cadano dall’alto, o non arrivino proprio, e necessitino, a posteriori, di soli supporti mediatici per farle comprendere e digerire.

I toni si sono pure un po’ alzati, nonostante ascolto e partecipazione siano valori sicuramente da coltivare, tenendo conto sempre della pluralità degli interessi. Nello scegliere di scriverci su ancora qualcosa, mi sono venuti in mente due libri di un autore che amo per forma e contenuti: Gianrico Carofiglio.

Per trovare supporto ho ripreso due suoi saggi come il libro-intervista Con i piedi nel fango e Della gentilezza e del coraggio. Breviario di politica e altre cose.

Li ho ripresi che il primo l’avevo letto durante il lockdown e il secondo a cavallo di fine anno scorso. Gli spunti lì offerti, in particolare sulla pratica della politica e del potere, sono diversi e personalmente ne condivido da un po’ la bella sostanza.

L’Età della rabbia che in qualche modo stiamo vivendo è la conseguenza del crescere di differenze economiche che sta toccando anche Asti e dintorni. Rabbia del singolo cittadino nei confronti di tutto ciò che poteva essere assimilato o avvicinato alle cause di questa nuova divaricazione sociale.

I dibattiti politici non sempre aiutano, assistendo a discussioni rumorose e scomposte dove l’unico scopo del confronto sembra essere la prevaricazione sull’altro, invece di derivare mediazione da differenze d’opinione e confronto. In tutto questo ci si mette di mezzo pure la preferenza di alcuni verso tecniche di comunicazione che non perseguono contenuti ma solo apparenza.

Questo, assieme ad una continua difesa di posizione, porta allo scordarsi del fondamentale valore della dialettica che con gli altri cerca le soluzioni.

Altro tema non da poco il linguaggio, onesto e comprensibile, scevro di auto referenzialità. Linguaggio volto a capire e non ad allontanare e discriminare. Come contraltare mi piace il suggerimento di Carofiglio di considerare con attenzione la gentilezza, definita nel libro più recente. Capiamoci, non parla di buona educazione di mitezza o dell’uso di buone maniere, ma di una virtù guerriera.

Non l’attitudine a ritrarsi dal conflitto, ma anzi, la sua pratica che ci porta ad accettarlo come inevitabile elemento delle relazioni sociali. Alla forza non si oppone altra forza, ma la cedevolezza in funzione pedagogica, nella certezza che esistono altri modi per portare avanti il confronto. Il mettere i piedi nel fango di uno dei due titoli è allora l’importante invito a trattare con altri di diverso pensiero, anche in situazioni deteriorate, per cercare insieme una soluzione. Spero succeda anche ad Asti.

Davide Palazzetti

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