Viviamo in un posto bellissimo - 04 dicembre 2021, 07:30

Viviamo in un posto bellissimo carico di pronomi personali

Puntata dedicata al valore dato all’io, al noi e agli altri pronomi personali per la crescita di persone e società

Viviamo in un posto bellissimo carico di pronomi personali

L’introduzione colta, o nozionistica se preferite, regge: la furiosa invettiva di Carlo Emilio Gadda contro il pronome io, l’io, io!… il più lurido di tutti i pronomi!…, mi veniva utile per accennare qualcosa attorno alle brutte abitudini contingenti di esaltare sempre più spesso il pronome io a discapito di noi. E’ nella maggior parte degli inizi frase, pubblici e privati, nelle attenzioni e azioni dei molti, nella sostanza di gran parte dei contenuti di rapporto, da quelli dei media o sui social, fino alla più impersonale chiacchiera da bar. Il pronome io è indubbiamente sul podio delle costruzioni grammaticali.

Poi, come sempre, accenno il tema a mia moglie e lei giustamente: Contro l’io? Tu? Ma dai! E certo non posso darle torto. Riprendo però il pensiero filosofico di Gadda per dare continuità e senso al discorso: lo scrittore milanese vedeva il mondo come un sistema di sistemi, dove ogni singolo condiziona gli altri e ne è condizionato. Il suo rappresentare il mondo come un garbuglio o un gomitolo di inestricabile complessità, credo possa trovare senso e soluzione in vari io che scelgono di determinare assieme gli eventi.

D’altra parte il noi è il pronome di prima persona plurale, usato da chi si riferisce a sé stesso, insieme ad altri. Definibile io allargato. Abbiamo bisogno del io e ci nasciamo: io è una delle primissime parole che pronuncia un bambino che acquisisce il sistema pronominale non in blocco, ma progressivamente. Assieme a io compare anche tu, come se la coscienza di sé e il riconoscimento dell’altro fossero per istinto, ancor prima che per deduzione, due nozioni interdipendenti. Dopo un bel po’ ecco che entrano nel lessico infantile i pronomi di terza persona, quelli che si riferiscono a qualcosa o a qualcuno non necessariamente vicino o quotidiano, solo alla fine i plurali. Plurali comunque applicati a sistemi chiusi tipo famiglia, scuola, lavoro, vita in società: noi e i vicini di casa, noi della sezione A, noi italiani. Con questo non voglio certo dire di scordarsi il noi, anzi, ma di viverlo come somma di costruttivi io, vicini per uno scopo, che poi non è altro che la fotografia della realtà o almeno quella che vorrei vedere.

L’importanza e il valore del singolo non possono che arricchirsi grazie ad altri singoli, così da evitare di pensare d’essere il centro dell’universo, con l’universo che si gira e, con aria leggermente distratta: Oh, scusi. Può ripetermi il suo nome?

Davide Palazzetti

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